TESTO Nello spirito, la Chiesa viene al mondo
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
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Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (23/05/2010)
Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»,
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Il giorno della Pentecoste ebraica ha richiamato al tempio di Gerusalemme tantissima gente di matrice giudaica proveniente da ogni parte del mondo allora conosciuto. Vi si trovano per festeggiare la conclusione delle "sette settimane" (50 giorni) che si erano contati, come da prescrizione, a partire dalla Festa degli azzimi, nella quale veniva agitato il "primo covone", cioè le prime spighe del grano: in questo cinquantesimo giorno terminava la mietitura e si offrivano al tempio le primizie del raccolto (Nm 28,26).
Vi è a Gerusalemme quindi un andirivieni di gente che entra ed esce dal tempio, animata dalla serenità che caratterizza la Festa, dai sentimenti di entusiasmo e di sollievo interiore che sono paragonabili a quelli che noi siamo soliti provare in occasione di una Solennità liturgica che ci riunisce in chiesa attillati e rasserenati.
Tutti fanno festa meno questo gruppo di persone rintanate nella loro casa, dalla quale non osano uscire probabilmente per timore della persecuzione anticristiana dei Gudei. Così almeno lascia intendere l'evangelista Giovanni quando descrive, in un altro episodio, l'apparizione di Gesù Risorto (Gv 20, 19): gli apostoli, timorosi di essere sorpresi dai Giudei che per odio contro questa nuova dottrina si davano alla persecuzione anticristiana, erano soliti sprangare le porte del luogo in cui si riunivano e conducevano la loro vita nell'assoluto riserbo e nella discrezione, guardinghi al massimo tutte le volte che dovessero uscire.
Questa volta però avviene qualcosa di straordinario e di inspiegabile agli occhi del popolo che presenzia tutt'attorno: Luca nel libro degli Atti descrive con molta vivacità, infatti, che lo Spirito Santo, promesso in precedenza dal Signore quale dono che li avrebbe condotti alla verità tutta intera (Gv 16, 12-15) e che sarebbe stato per loro il Consolatore e il Paraclito (Gv 16, 7), adesso di fatto discende sulla compagine apostolica preceduto da segni "teofanici", espressivi cioè della presenza di Dio: il fragore, il vento e il fuoco, che richiamano la rivelazione di Dio nel monte Sinai (Es 19, 18) e che nella Scrittura attestano sempre la presenza di Dio accanto al popolo. Tutti elementi che si associano a Dio e rivelano in questo caso una presenza innovativa e rivoluzionaria: questi soggetti fino ad allora timidi e refrattari ad ogni idea di missione e di annuncio, in conseguenza delle lingue di fuoco che discendono su ciascuno di essi e che rappresentano la forza di Dio Spirito Santo, si sentono ora motivati, spronati e resi capaci del ministero loro affidato da Gesù. Prima timidi e rannicchiati anche in se stessi oltre che nel cenacolo, ora sconoscono ogni paura, retorica e ritrosia e comunicano a tutti "le grandi opere di Dio" in modo tale che tutte le persone astanti convenute apprendano senza difficoltà, nonostante la varietà degli idiomi e delle etnie di provenienza. Si tratta del fenomeno della xenoglossia, per la quale lo Spirito da potere agli apostoli di parlare in modo tale che tutti capiscano e che dischiude quindi l'universalità della salvezza: a tutti gli uomini è rivolta la buona Novella del Risorto e tutti gli sono resi destinatari della salvezza, anche se la radice santa è la stirpe di Abramo.
In forza dello Spirito Santo la Chiesa si sente avvinta da una forza del tutto esaltante per cui adesso non si può tacere sulle grandi opere di Dio, ma le si deve preconizzare con gioia, entusiasmo e temerarietà omettendo ogni paura, esitazione e procrastinazione. Lo Spirito Santo è Dio che sostiene, risolleva l'animo e rinvigorisce, infonde apertura e fiducia nelle avversità e queste, seppure si incontrano, non costituiscono più un ostacolo ma sono occasione di esercizio della virtù e della perseveranza per ottenere il premio; quindi in forza dello Spirito la Chiesa riscopre se stessa nella propria identità e tale identità di comunione e di missione, riconoscendo se stessa nella missione che le è stata conferita. Scrive Congar: "La Pentecoste non è l'inizio (la nascita) della Chiesa... La Pentecoste è precisamente la ‘venuta al mondo' della Chiesa. ‘Venuta al mondo', si, nel senso in cui si dice di un bambino che viene al mondo, cioè che dopo essere stato formato dal seno materno, appare alla luce e comincia a condurre la propria esistenza... Veramente, con la venuta dello Spirito alla Pentecoste, la chiesa ‘viene al mondo', essa appare alla luce piena." La Chiesa scopre cioè la luce del Signore Risorto che la anima e la protende verso gli altri con affermato zelo e rinnovato slancio di testimonianza. Si tratta della Chiesa come comunità dei battezzati ma anche dei singoli credenti che trovano ciascuno nello Spirito la capacità di venire al mondo vincendo la paura di lanciarsi. Quando ci si sente timidi e impacciati, il segreto del successo sta nel lanciarsi e nel tirarsi avanti senza riserve e nell'agire senza temporeggiamenti o esitazioni di sorta. Occorre sempre agire per vincere la paura, senza trascurare che eventuali fallimenti vanno ritenuti normali e scontati e il vero successo arriva solo dopo numerose lotte e perseveranze; lo Spirito Santo con i propri doni infonde coraggio e fiducia in se stessi, come già avveniva il giorno della Pentecoste ebraica e allo stesso tempo scongiura il pericolo insidioso di possibili autoesaltazioni immotivate e ridicole presunzioni. Lo Spirito accresce lo sfruttamento dei talenti e la fiducia nelle nostre capacità, rinnovando in noi d'altro canto la consapevolezza del primato di Dio e della nostra dipendenza da Lui in ogni cosa; ma garantisce in noi anche l'imput radicale alla perseveranza facendoci innamorare della verità di cui Lui solo è latore e testimone: se si è innamorati di un valore, se vi si crede, si sarà sempre disposti a battersi e se questo valore coincide con la verità che è Cristo, allora tale disposizione si accresce ulteriormente e appunto lo Spirito della verità, che conduce alla conoscenza del vero in vista del vero sprona anche i nostri animi.
Ma tutto questo non sarebbe sufficiente se lo Spirito Santo non inculcasse in noi i suoi doni e non incoraggiasse alla santità che è la radice ultima del conseguimento in Cristo di tutti i nostri obiettivi. Essere santi, ossia perfetti sulla scia di Cristo è la vocazione universale dei credenti e certo lo Spirito Santo accresce in noi che tale obiettivo possa essere da noi raggiunto perché tutti gli altri siano alla nostra portata.
Più che parlare dello Spirito, è importante tuttavia viverne. O meglio, vivere sotto la sua ombra e affidarci alla totalità del Mistero che esso rivela per orientarci alla scelta radicale di Cristo e alla fuga dal peccato e dalla malignità per schivare tutte le minacce e le insidie alla nostra integrità e alla costruzione di un mondo più libero e fiducioso. Occorre che ci affasciniamo del suo mistero di presenza silenziosa, nascosta eppure efficace, di Persona divina che agisce in noi delicatamente come con circospezione è agente di comunione fra il Padre e il Figlio perché anche noi troviamo la comunione in noi stessi e con gli altri. In noi stessi perché si plachino, in molti casi, le turbative che nel nostro animo causano i conflitti interiori e le insoddisfazioni personali e noi recuperiamo stabilità e serenità di spirito; con gli altri perché tale serenità è infruttuosa e si perde nel vuoto se con zelo e abnegazione non la comunichiamo al nostro prossimo attraverso opportune opere di edificazione spirituale. Ma sopratutto è necessario pregarlo, lo Spirito Santo e cioè elevare a Lui il nostro affidamento libero sincero e disinvolto per guadagnare i vantaggi suddetti.