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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Dalla Parola del giorno

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Come vivere questa Parola?

Con poche pennellate Giovanni tratteggia l'immagine dei discepoli di Gesù. Innanzitutto essi sono indicati con una parola che nel contesto attuale ha perduto molto della sua pregnanza, anzi può anche assumere risonanze negative: pecore.

All'epoca di Gesù, la pastorizia rappresentava una delle attività prevalenti e comportava quasi una condivisione di vita tra il gregge e il suo pastore, che lo guidava di persona in cerca dei pascoli migliori e all'occorrenza lo difendeva dagli assalti dei lupi. Definire i cristiani gregge di Cristo equivale allora a sottolineare la relazione vitale che li unisce a lui.

Questa viene poi ulteriormente definita dai verbi che seguono: ascoltano e seguono riferiti ai credenti, conosco riferito a Gesù.

Tutta la Sacra Scrittura presenta la relazione che stringe la creatura al suo Creatore in chiave dialogica: è la Parola che suscita la vita. Così fin dalla creazione. Così in quella nuova creazione che è l'opera redentiva. L'ascolto è perciò determinante. Un ascolto attivo che si traduce in una risposta concreta, la sequela appunto.

Ma il dialogo è un reciproco consegnarsi, uno svelarsi. Dio fa il primo passo donandoci tutto se stesso nel Figlio, mostrandoci in lui il suo volto. L'uomo, a sua volta, si apre in un fremito di gioia a quello sguardo che ci scruta e ci conosce, come preghiamo nei salmi. Quello sguardo che ha seguito con amore l'intessersi del nostro essere fin dalla fase fetale.

Ascolto-sequela e conoscenza intessono quel rapporto di reciprocità e di amicizia che è l'humus dell'essere cristiano.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò sotto lo sguardo di Gesù-Pastore e ascolterò con cuore docile quanto mi dice.

Gesù, Pastore buono che mi scruti e mi conosci, che mi segui con amore in ogni istante, donami un cuore docile, pronto a conformare la vita alla tua parola.

La voce di un mistico

Tutta la nostra vocazione è qui: ascoltare colui che genera la Parola eterna, e viverne.
Augustin Guillerand

 

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