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TESTO Mc 8, 27-35

padre Paul Devreux

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/09/2000)

Vangelo: Mc 8,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Nel vangelo di oggi Gesù domanda ai discepoli: "Chi dite chi io sia?". Pietro è il primo ad avere il coraggio di dire ciò che tutti pensano: "Tu sei il Cristo". È importante che anche noi oggi ci confrontiamo con questa domanda. E' facile rispondere vagamente o prendendo in mano il catechismo; ma chi è Gesù per me? Che cosa posso raccontare del mio incontro con lui? In che misura condiziona la mia vita e la mia giornata? E' importante porsi questa domanda. Personalmente vedo in Gesù un amico sul quale so di poter contare sempre e incondizionatamente.

Poi Gesù comincia a spiegare che è vero che lui è il messia che aspettano, ma è anche vero che non è "come" lo aspettano. Deluderà tutte le aspettative. I discepoli non accettano questo discorso ed è di nuovo Pietro che fa da portavoce. Ma se Gesù mi dicesse: "guarda che anche tu mi fai soffrire, e ancora lo farai abbandonandomi o rifiutandomi", io come reagisco?

O mi ribello e rimprovero anche io Gesù come fece Pietro, o riconosco che non sono capace di ricambiare l'amicizia che lui mi offre. Questo corrisponde al riconoscere che sono peccatore. Scoprire questo è una fortuna, perché più prendo coscienza di quanto io non merito l'amicizia di

Gesù, più ho la possibilità di scoprire e contemplare il suo amore infinito e incondizionato. E' il sentirmi amato così che mi permette di prendere la mia croce, cioè la mia incapacità d'amare, d'essere fedele, d'essere cristiano e cominciare a seguirlo, a parlare di lui e non più di me stesso.

 

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