TESTO Preti "Preti"
S. Giovanni Maria Vianney (18/04/2010)
Vangelo: Mt 9,35-10,1

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
L'energia del sacerdote, oggi, dov'è finita?
Questo piccolo e semplice curato di campagna, possibile che abbia avuto tutta quell'energia spirituale allora, e che continua anche oggi?
E il sacerdote di oggi, come mai appare così distante da questa?
...Preti "Preti"...
Occorre proprio rinnovare il noi la coscienza di questa identità sacerdotale e presbiterale.
Perdendo identità, l'energia viene meno, e tutto il resto se ne va.
E allora subentrano tutte le altre sofisticazioni: vediamo sempre più apparire il prete che fa di tutto, meno che il sacerdote; il prete che si interessa di tutto e di tutti, tranne che del suo centro: il Cristo.
E il prete, invece di essere l'uomo che porta il segno sacramentale in sè e nell'altro, diventa spesso un'operatore e assistente sociale.
Il prete è modernissimo, oggi, al passo con la tecnica del suo tempo; ma ha dimenticato gli strumenti del suo mestiere: il confessionale,....
,,,Che il prete abbia dimenticato la potenza proprio che viene dall'esperienza del Cristo, del rapporto fedele e costante con Lui?
Il curato d'Ars ci richiama alla sorgente, al rapporto con Cristo, sorgente del vero e autentico rapporto con la serenità del proprio io e del prossimo.
Mi piace, e non mi sembra irriverente, anzi arricchente, accostare la figura austera e forte del curato d'Ars a quella gioiosa di don Camillo di Guareschi, quasi riequilibrando le identità sacerdotali attraverso l'esperienza vera e viva di quel sacerdozio che siamo chiamati a vivere.