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TESTO Commento su Giovanni 2,1-11

padre Paul Devreux

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/01/2001)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Abbiamo tre protagonisti da contemplare in questo vangelo: Maria, Gesù e i servi.

Maria rivela essere una donna concreta, attenta ai bisogni degli altri e con buone capacità relazionali; questo le consente di accorgersi del disagio che vivono i servi e di riuscire a sapere che il motivo è la mancanza del vino (situazioni che si cercano di nascondere), il che rovinerebbe la festa buttando discredito sugli sposi.

Trovandosi in una situazione simile, ci può capitare di cominciare a spettegolare o a cercare

un eventuale colpevole, sul quale scaricare il malessere che la situazione viene a creare.

Maria preferisce cercare una soluzione, perché vuole bene a questi sposi. Condivide la sua

preoccupazione con Gesù, ma forse questa situazione la porta a fare anche un'altra cosa più

importante: invogliare il figlio ad esporsi e a buttarsi nella sua missione. Maria crede in suo figlio, nella sua interiore e santa potenza, come dice Balthasar, e crede anche che Dio può fare miracoli, perché l'ha sperimentato. Gesù non sappiamo se gli è capitato di farne. Non credo che si divertisse a cambiare l'acqua in vino a casa o gli uccellini d'argilla in passeri, come raccontano certi vangeli apocrifi. Mi piace contemplare un Dio che veramente si fa uomo, e vive tutta la sua fatica. Leggendo il vangelo sembra tutto semplice, ma provateci voi a fare il vostro primo miracolo! Per miracolo possiamo intendere anche qualsiasi cosa che facciamo per la prima volta. Per esempio uscire di casa, andare a scuola, imparare ad andare in bicicletta, la prima ora come insegnante, fare una operazione chirurgica, la prima predica, etc. Quale è stata la dinamica di queste esperienze? Per me c'è stato bisogno dell'intervento di una persona che credesse in me, nelle mie capacità. Qualcuno che, nel nome del Signore, mi dicesse: "Vai, fai, buttati".

Io contemplo Maria che dice a Gesù: - Fai qualche cosa, chiedi consiglio a tua Padre, prega, non possiamo permetterre che questa festa di nozze sia rovinata per un po' di vino. - Lascia stare, non è ancora giunta la mia ora. - E invece sì, lo sento, non avere paura, ascolta ciò che lo spirito ti suggerisce di fare e buttati; io credo in te e che Dio è con te, coraggio, anche a me costa vedere che ti esponi perché, così facendo, rischio di perderti, ho paura di ciò che il mondo potrà farti, ma non puoi continuare a rimanere nascosto, hai già dei discepoli che ti ammirano. Dio ti benedica, figlio
mio.

Sicché la passione per l'uomo di Gesù lo porta a rischiare e ad esporsi per la prima volta. Il risultato è che i discepoli cominciano a credere in lui. D'ora in poi imparerà ad esporsi sempre di più, fino ad arrivare alla sua ultima e grand'esposizione: esporsi all'ostilità del cuore dell'uomo.

Contempliamo ascoltandolo anche il servo: "Passi pure per il mettere acqua nelle giare, ma

portarla poi a quello che mi deve pagare la giornata di lavoro, questo no. Se almeno quel Gesù m'avesse detto: "Portala a nome mio, è uno scherzo", ma così rischio di buscarle. E poi, perché proprio io? Siamo in tanti a servire". Come saranno andate le cose? I servi se ne sono accorti prima o dopo averlo portato che era diventato vino? Non lo sapremo mai, ma certamente questa è una bella lezione di fede e di abbandono.

Signore grazie per tutte le volte che mi hai spinto a fare il mio primo miracolo, e per quando mi hai usato per manifestare la tua gloria. Insegnami ad accogliere con entusiasmo i tuoi inviti a buttarmi nella vita per la gloria del tuo nome, e la contemplazione delle tue esposizioni e della tua croce mi liberi dalla diffidenza.

 

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