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TESTO Commento su Luca 22,14-23,56 (forma breve: Luca 23,1-49)

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Domenica delle Palme (Anno C) (28/03/2010)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

COMMENTO ALLE LETTURE

Ho pensato molto, prima di iniziare a scrivere, questa riflessione per la Domenica delle Palme e "de Passione Domini", di quest'anno 2010, su quale poteva essere la chiave di lettura da proporre e da meditare in una domenica cosi significativa che apre la Settimana Santa.

Poi come mi succede sempre, dopo tanti pensieri sulla Liturgia che la Chiesa ci propone. In questa domenica, un pensiero è emerso e ha dominato successivamente su tutti gli altri: i due brani dei Vangeli proclamati questa domenica più che mai mi chiedono: da che parte sto?
E chiedo conseguentemente a voi: da che parte volete stare?
E da che parte vogliamo essere?

Questo tipo di interpretazione che vi propongo richiede una lettura ed una riflessione in parte trasversale dei brani proclamati.

Se consideriamo i brani del Vangelo di Luca che la liturgia propone in questa Domenica, per la precisione i versetti del capitolo 19, 28-40 e poi il racconto della Passione che è tratto nella forma più estesa da 22,14 fino a 23,56, ed adottiamo questa domanda come spunto di riflessione potremo avere delle sorprese; infatti è chiaro che istintivamente ognuno di noi pensa "Io sono credente e quindi sono dalla parte del Signore..."

Affidiamoci alla Parola e riflettiamo insieme se questo è sempre cosi vero e scontato, come ci sembra di primo acchito.
Consideriamo intanto il Vangelo dell'entrata in Gerusalemme.
Gesù è, chiaramente, conscio del destino a cui va incontro.

Così perfettamente consapevole che è in grado di prevedere e comunicare ai discepoli ogni particolare di ciò che avverrà .Dice testualmente il brano del Vangelo:

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: "Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui".

E se qualcuno vi domanda: "Perché lo slegate?", risponderete così: "Il Signore ne ha bisogno".
Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto

Eppure, pur sapendo esattamente come si sarebbe compiuto in Lui e mediante Lui il progetto di Dio di redenzione degli uomini annota l'evangelista "camminava avanti" salendo verso Gerusalemme.
Non si sottrae ad un destino doloroso.
Anzi vi si appresta con grande dignità e statura morale.

Gesù ci da l'esempio di una accettazione completa dell'adesione al progetto di Dio... Non deve essere stato facile... come molte volte non è facile per noi, scegliere nella nostra esistenza ciò che Dio ci richiede. Non è che sempre la volontà di Dio coincida con la nostra! A volte facciamo fatica ad adeguarci.

A volte la volontà di Dio ci appare così scomoda che può nascere la tentazione è di fare una cosa che appare ancora più semplice: non mettersi proprio all'ascolto di Dio o ignorandolo (Dio non esiste, oppure esiste come un'entità remota a cui forse è comodo ricorrere di tanto in tanto, in caso di bisogno...) o non trovando il tempo di ascoltarlo (l'ascolto richiede silenzio e preghiera, la preghiera richiede tempo e silenzio, ..e spesso ci sembra di avere altre priorità che travolgono gli spazi di ogni silenzio... siamo sempre di corsa, pieni di necessità, di cose da fare, essenzialmente importanti per noi e per i destini dell'umanità (o così ci sembra).
Gesù, dicevamo, entra in Gerusalemme.

Mentre la moltitudine dei discepoli stende i mantelli sulla strada al passaggio di Gesù, manifestazione, forse, anche eccessiva di entusiasmo, e lo acclamano riconoscendolo Re per tutti i prodigi veduti "Benedetto colui che viene, il Re, nel nome del Signore". Non così i farisei, il chiamarlo " Maestro", contrapposto a chi lo proclama re è volutamente riduttivo... E' da notare che Gesù nell'entrare non vuole dare di sé una immagine di forza e potenza, cavalcherà infatti un asinello.
Che Re è il re che arriva su un asinello?

Un Re portatore di una logica che non è la logica dei potenti di questa terra: l'asinello è un animale umile e spesso bistrattato; Gesù è re di un mondo che non risponde a nessuna logica umana. L'incontro d'Israele col suo re è ambiguo. Chi stanno acclamando le folle? Un re che viene in visita: un uomo che già prima, loro volevano riconoscere come re e che per questo è fuggito (si veda a tale proposito anche il vangelo di Giovanni 6, 15).

Il Signore è Re, ci dice il Vangelo di Luca, ma è un re particolare.

Re di un Regno che già è iniziato tra noi e di cui siamo già sudditi in quanto crediamo in Lui.

Già quest'affermazione, per la nostra realtà moderna, non è scontata per niente.. la figura di un re ci appartiene poco... poi un re di un regno invisibile!

E' una idea piuttosto desueta: non siamo abituati nella nostra società all'idea di un re.

Se lo posso (possiamo) vedere è con uno sguardo particolare: quello della fede.

Israele aspettava un re terreno che venisse a compiere le promesse dei profeti: l'atteso discendente di Davide che doveva liberare il popolo dall'oppressione mortale in cui si trovava (cfr Salmo 118, 26), Ed invece si presenta Gesù che dice il Vangelo, è un re particolare: cavalca un asino, cioè un animale mite e umile, un animale di servizio, il simbolo di un messianismo di colui che è umile e mite di cuore. Forse un po' diverso dalle attese di Israele... E' il messia immaginato in Zaccaria 9, 9 "Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio di asina" .

E' un Dio che non usa la violenza, che serve, che ama propone un mondo di uomini liberi al servizio gli uni degli altri.

La sua gloria sarà la croce con scritto sopra "il re dei Giudei".
La sua regalità è nell'essere l'agnello immolato.

Tutto questo mi sembra interessante e degno di riflessione approfondita: in fondo non sono sicura (e domando anche a voi di pensarci) di essere veramente entrata in pieno nella logica di un re che entra cavalcando un asinello e che muore su una croce dopo essere stato insultato e torturato..

Però se ci penso veramente questo comporta delle scelte di vita talmente forti da lasciare sbigottiti e (forse ) anche un po' spaventati per la coerenza di scelte radicali che comporta una sequela reale.

Quanto al racconto della Passione, proposto in questa domenica, sarebbe chiaramente troppo lungo applicare a tutto il racconto la logica che vi ho proposto del "da che parte voglio stare?". Sceglierò allora solo alcuni temi... poi chiaramente se questo tipo di riflessione interessa, chiunque di voi può scegliere dal Vangelo proposto gli spunti che sembrano più significativi.

Istituzione dell'Eucarestia

Quando fu l'ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finche non venga il regno di Dio".

Fate questo in memoria di me Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo:"Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".

Questo calice è "la Nuova Alleanza nel mio sangue" dice il Signore, ma perché si parla di "nuova alleanza"? La prima alleanza è l'alleanza fra Dio ed Israele; l'idea di "nuova alleanza" nasce con Geremia (31, 31-33) e si realizza con l'effusione del Sangue di Gesù. La coppa della benedizione, la coppa della nuova alleanza, è il nuovo patto che nasce col Sangue di Gesù Cristo che, essendo Figlio di Dio, aveva la possibilità di redimere il mondo in un altro modo. Egli sceglie di essere l'Agnello Immolato e immacolato, per la redenzione di coloro che in Lui credono, sperano e che con Lui camminano verso il Regno; non solo ma anche per tutti, anche quelli che non lo vogliono. Su questo è chiaro il seguente passo della Lettera agli Ebrei: "non con sangue di capri e vitelli, ma col proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca che si sparge su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli con la carne, quanto più il Sangue di Cristo, che con uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?" (Ebrei 9, 12-14). Cambia il concetto di Pasqua: il sacrificio non è più quello degli agnelli, (non più il rito in cui Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.) Con Gesù nasce un sacrifico nuovo: quello del Figlio di Dio il quale è nato, ha vissuto, è morto, è risuscitato per il nostro riscatto

Nel suo donarsi, Gesù ci lascia l'eucarestia; "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga." L'eucarestia dovrebbe essere dinamica di comunione, di cambiamento, di evoluzione. Gesù stesso dice: "Chi mangia il mio pane e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui." (Giovanni 6, 54-56)" Il Signore è presente ogni giorno sugli altari di tutto il mondo e di ogni tempo.. e noi dove siamo? Abbiamo tempo e voglia di partecipare all'incontro con Lui? O abbiamo sempre di meglio da fare?

"Io sto in mezzo a voi come colui che serve"

Sorse anche una discussione, chi di loro poteva essere considerato il più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è il più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

Gesù spiega ai discepoli (e a noi) il significato del suo gesto: Gesù è in mezzo a noi come colui che serve, se noi vogliamo essere con lui ("avere parte con lui" dice il Vangelo di Giovanni) dobbiamo capire che dobbiamo "essere santi come lui è santo". Inutile la discussione su "chi è il più grande". Il cristianesimo va riportato alla luce essenziale: esso è comunicazione ininterrotta di amore che ha la sua sorgente in Dio e il suo termine nell'ultimo degli ultimi nostri fratelli. In San Paolo troviamo le seguenti parole:

Voi infatti fratelli siete stati chiamati alla libertà, purché questa libertà non diventi un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. (Gal. 5,13). Troppo evidente allora che il "io sto in mezzo a voi come colui che serve" ci obbliga ad un amore reciproco senza il quale non possiamo dirci seguaci di Gesù Cristo.

Ed io? E voi? Che valenza ha il mio servizio?

L'ora del turbamento

Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
Nel Vangelo di Giovanni troviamo scritto:

Ora l'anima mia è turbata, e che devo dire? Padre salvami da questa ora? Ma per questo sono giunto a questa ora! Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12, 27-28)
L'ora è quella della morte del Signore.

Se lo amiamo la sua ora è anche l'ora nostra, non possiamo assistere senza sofferenza al Suo patire.
Scrive Ernesto Balducci:

Il Signore va verso la sua ora perché ci ha amati tanto da dare per noi la vita... Egli va verso la morte non perché la morte sia una cosa bella. E' una cosa terribile ed egli lo sa perché griderà: "Se è possibile passi da me questo calice".

Non è il Signore, un esaltatore della sofferenza, sente la morte nel suo aspetto pauroso di assurdo, che in realtà non dovrebbe esserci e che c'è, ma le va incontro. Perché? Perché il suo passo è mosso dall'amore.

"Prende la morte su di se, ma per chi? Non per sè che è l'innocenza e non ha bisogno di espiazione, ma per tutti noi " continua Balducci "la sua ora è come il centro dell'universo, il punto fermo che sta in mezzo a tutto ciò che si muove. La fede ci deve trasferire in quella ora per trarre ispirazione per tutta la vita"
Come è bello pensare che l'anima del Signore è turbata!

Nel turbamento c'è la vicinanza del Signore alla nostra condizione umana, con questo turbamento egli assume su se stesso quello che a noi esseri umani fa paura: morte, violenza, infamia, abbandono, ingiustizia.

Ma per questo sono giunto a questa ora Il Signore accetta l'ora, in quanto accetta pienamente la fiducia nel Padre ed addirittura si rimette alla volontà del Padre (In Marco lo stesso concetto è espresso da "Non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi" Mc 14, 36).

Io assisto alla venuta dell'ora del Signore...e da che parte sto?
Sono di quelli che lo tradiscono?

Non bisogna essere per forza Giuda per tradire... si può essere anche simili a Pietro. Anzi per un cristiano è forse essere più facilmente simile a Pietro.. Non un tradimento plateale, ma un tradimento dovuto alla vigliaccheria, alla piccola debolezza, all'incapacità della testimonianza (che tema attuale!!).

Il tradimento

Ricordate? E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". Gli rispose:"Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".

Deve compiersi in me questa parola della Scrittura e poi più in la leggiamo:

Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui". Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!". Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!". Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E uscito, pianse amaramente.

Già i Padri della Chiesa hanno la dualità fra le due figure di discepolo: Giuda e Simon Pietro.

In Giuda è rappresentato l'apice del mistero del male, la tragedia dell'uomo e di Dio che lo ama, ma che comunque all'uomo lascia la libertà del suo agire.

Il tradimento di Giuda fa pensare all'impotenza di Dio davanti alla libertà dell'uomo, suggerisce l'irreparabilità del male."

Tutti siamo peccatori, san Paolo scrive...tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Gesù Cristo. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia...(Rom 3-23, 25).

Il peccato di Giuda è eclatante, egli è strumento del progetto di Dio, ed è mezzo per cui si arriva alla Crocifissione del Signore.

Il fatto che poi il tradimento venga da uno interno al gruppo di discepoli dovrebbe farci riflettere sul fatto che non basta essere alla sequela del Signore per essere salvi, ma che la salvezza è nelle mani di Dio che ci ama per quello che siamo, anche per i nostri tradimenti, anche per i nostri peccati e per le nostre debolezze.

Non solo, ma il male, nelle mani del Signore, può diventare il massimo bene.

Il tradimento di Giuda e l'uccisione del Cristo diventano salvezza e redenzione di tutti gli uomini.

In Genesi 50, 20 troviamo la seguente affermazione di Giuseppe che ben si adatta al Signore: "Se voi avete pensato male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire ad un bene, per compiere quello che oggi si avvera: fare vivere un popolo numeroso".

Giuda il traditore è anche lui strumento della nostra redenzione.

Diversa ma non del tutto è la figura di Simon Pietro... Simon Pietro abbiamo già visto in altre occasioni è il discepolo apparentemente fedele, ma che vuol dettare lui al Signore le regole del gioco (basta pensare alla lavanda dei piedi narrata nel Vangelo di Giovanni episodio in cui in modo impetuoso Pietro diceva al Signore che non spettava a lui lavare i piedi..). Questo è anche un peccato grave. Egli non fa come Giuda, che rifiuta il Signore, ma piuttosto come Adamo che ne vuole prendere il posto. Non è meno peccatore di Giuda in quanto la sua idea di Dio lo porterà a circoscrivere tutte le volte che può il suo Dio, un Dio creato a sua immagine e somiglianza e non un Dio superiore di cui non si può comprendere a pieno l'essenza. Per questo arriverà a rinnegarlo tre volte (la reiterazione del rinnegamento dà a questo un peso considerevole, tre volte è una presa di posizione esplicita!).

Noi, spesso, siamo infedeli ed in diversi modi tradiamo il Signore, ma lui non ci tradisce, anzi ci ha scelti e ci sceglie nonostante i nostri limiti: ora (dopo l'effusione del sangue ) noi "ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo, dal quale abbiamo ottenuto la riconciliazione" (Romani 5, 12)

Sono io tra quelli che dormono e lo lasciano solo (E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione)?
Di quelli che non capiscono?

Di quelli che capiranno poi....( ma come detto intanto che ci pensano, hanno tanto da fare?)
O sono presente?
Sono partecipe?
Innamorato del Mistero della Croce?

Davanti al Signore

Davanti al Signore si possono avere tante reazioni diverse: basta pensare a tutte le persone che incontriamo in questi brani proclamati nella Domenica delle Palme: enumerarli e riflettere su tutti sarebbe troppo lungo.

Sottolineo quindi solo alcuni dei protagonisti, invitandovi a riflettere per conto vostro sugli altri.

Pietro e Giuda abbiamo detto...Vorrei allora solo ricordare brevemente le folle acclamanti all'ingresso di Gerusalemme, Simone di Cirene ed il centurione.

Delle folle acclamanti all'ingresso a Gerusalemme qualche cosa abbiamo accennato.

Tuttavia ancora possiamo riflettere nel senso di capire ed afferrare se esiste in me (in noi) la tentazione di piegare il Signore alla mia visione delle cose (come la folla che acclama un Dio che comunque deve rispondere ad un'immagine messianica precisa di gloria, ben diversa da quella che sarà la gloria del Cristo?), ad un'idea soggettivistica della fede?

Sempre di più sembra facile la tentazione di una religione "fai-da -te"....che bene si coniuga anche ad una nostra sensibilità "moderna" in cui libertà è anche libertà dalle istituzioni e dalle gerarchie...

Una domanda veramente seria che ci dovremmo porre è la seguente: riesco ad acclamare (e a lodare) il Signore anche se non sempre capisco le sue vie?

Scrive il profeta Isaia "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie-oracolo del Signore" (Isaia 55, 8).

La mattina mi capita spesso di ascoltare la messa da una radio mentre sono in macchina ed il celebrante nella sua omelia ribadisce spesso un concetto che mi affascina e mi da materia di riflessione. Con varie notazioni e divagazioni è sempre il medesimo "Non siamo noi che dobbiamo convincere il Signore, siamo noi che dobbiamo aderire al Suo volere anche se non lo capiamo... siamo noi che ci dobbiamo convincere che Lui è il Signore ".

Mi viene in mente una persona che conosco che ogni volta che succedeva qualche cosa o veniva presa una decisione diceva "io al posto dei quella persona non avrei fatto così" ed esponeva per ore come avrebbe fatto lui; ecco, a volte la tentazione con Dio è la stessa: quante volte pensiamo o diciamo, "ma perché Dio non fa?..." o anche "ma perché Dio permette questo o quello?... se è un Dio buono non dovrebbe esistere questo, questo e quell'altro". Giudici delle azioni di Dio!

Di Simone di Cirene sappiamo che ha condiviso un pezzo di cammino sulla Via della Croce con Gesù: credo che molti di noi sarebbero contenti di alleviare le sofferenze di Cristo sulla strada del Calvario.

Quanto al centurione, il suo riconoscere in Gesù una vittima sacrificale, fa riempire il cuore di gioia del credente che legge l'episodio, perché la sofferenza sorda, violenta, tremenda della morte in croce è addolcita da un messaggio di speranza: tutti possono riconoscere in questa morte l'inizio di una nuova umanità, l'umanità redenta. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio:"Veramente quest'uomo era giusto".

Riprendendo il filo del discorso dall'inizio, se avete meditato con me, almeno su uno dei singoli punti che vi ho proposto, vi rendete conto come questo Vangelo di questa Domenica (come sempre!) è veramente parola viva, che ci interroga, ci coinvolge, ci mette in crisi.
Da che parte vogliamo stare? Con chi?

Preghiamo il Signore di darci la forza e la coerenza di camminare con Lui in questa nostra esistenza e che questa Settimana Santa dia in noi veri frutti di conversione.

A Colui che era, che è e che viene, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

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