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TESTO Epilogo in cielo

don Daniele Muraro   Home Page

II Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2010)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

La trasfigurazione ha poco di miracoloso e molto di soprannaturale. Sul monte Tabor Gesù non opera guarigioni, non moltiplica pani e pesci, ma si mostra da vicino per quel che è.

La luce che si diffonde dalle sue vesti e il suo viso di un aspetto insolito maestoso e glorioso non sono un'aggiunta alle proprietà della sua persona divina, ma ne segnalano una manifestazione.

Nella trasfigurazione non vengono sospese o contrariate leggi di natura, ma viene assecondato l'espressione della grazia. Gesù non brilla di luce riflessa, ma lascia diffondersi il riverbero della divinità che gli appartiene.

Gesù è Dio, il Figlio di Dio, fin dal momento della sua nascita e davanti agli occhi affascinati dei tre discepoli la sua divinità per una volta traspare senza veli. Normalmente per così dire essa rimaneva nascosta sotto le pieghe della sua umanità che la avvolgeva come un manto; ora si rivela.

Come Gesù possa essere Dio e contemporaneamente uomo ce lo mostra il racconto della sua nascita, come abbia fatto ad essere uomo e contemporaneamente Dio ce lo metterà davanti il racconto della passione, morte e resurrezione.

Sofferente e mortale in quanto uomo Gesù risorge in quanto Dio. Anche là, nel sepolcro, non è una forza esterna che lo risveglia alla vita, ma la sua stessa divinità che rinnova il corpo cadaverico e lo rialza e innalza.

Anticipo di resurrezione è la trasfigurazione. Come sentiremo nel prefazio: "chiamando a testimoni la legge e i profeti Gesù indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione".

Come la resurrezione segnò la fine della fase terrena dell'esistenza di Gesù, così anche tutta l'umanità entrerà un giorno nella gloria di Dio e questo passaggio segnerà la fine del mondo così come lo conosciamo.

È l'ultima tappa della storia del mondo, quella definitiva. Non sappiamo quando sarà, ma sappiamo che ci sarà.

Ad un certo punto della sua vita il Signore esperimentò la tappa gloriosa della Trasfigurazione; parallelamente anche il mondo ha goduto della Resurrezione di Gesù in attesa della glorificazione finale alla conclusione della storia.

Dice il catechismo della Chiesa cattolica: "La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno (di Dio) che attraverso un'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore..."

Allora saranno manifestate le intenzioni nascoste dei cuori: "Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo," dice san Paolo nella prima lettera ai Corinzi "finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio."

La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di "tutto Israele" a causa dell'"indurimento di una parte" nell'incredulità verso Gesù. La partecipazione totale" degli Ebrei alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani permetterà al Popolo di Dio di arrivare "alla piena maturità di Cristo" nella quale "Dio sarà tutto in tutti". È ancora il Catechismo della Chiesa cattolica che parla.

È quello che san Paolo definisce il "mistero", cioè l'ordine che Dio ha stabilito o anche la sua dispensazione, come ha voluto che vadano le cose. In particolare nella lettera agli Efesini, che è esposta qui davanti in quanto testo guida della Quaresima, egli sviluppa questo tema: "Dio ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra."

"Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose."

La Chiesa è nata dall'incontro di ebrei e pagani uniti nella stessa fede nel Signore. Per questo san Paolo che era ebreo e si vantava di questa sua origine può dire: "Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,

per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini."

Non è senza motivo che sul monte Tabor accanto a Gesù compaiano Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti in dialogo con Lui.

Cristo Signore regna già attraverso la Chiesa, ma tutte le cose di questo mondo non gli sono ancora sottomesse. Ai nostri giorni la sua signorìa è nascosta alla considerazione degli uomini, come era velata la sua divinità agli occhi dei suoi contemporanei.

Tocca a noi nel tempo presente di rimanere saldi nella fede del Signore e di dare a Lui buona testimonianza.

 

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