TESTO La Trinità opera nella storia dell'uomo
LaParrocchia.it Laparrocchia.it
Santissima Trinità (Anno B) (15/06/2003)
Vangelo: Mt 28,16-20
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
INTRODUZIONE
Nel "Piccolo Credo Storico" (Dt 26,9-5) i prodigi compiuti da Dio risultavano essere, per tutto il popolo, una professione di fede dalla quale nessuno poteva esimersi. Dio era intervenuto nella storia dell'umanità, ed in particolare in quella del popolo d'Israele, e la sua azione aveva recato tanti benefici. La Parola di Dio di questa domenica narra come anche oggi le Tre Persone della Trinità operano nella nostra storia, nella e attraverso la Chiesa, che diventa per tutti "Sacramento Universale di Salvezza". Allora la Parola interroga direttamente la nostra fede.
LA PAROLA
La pericope del vangelo odierno è una memoria del passato, in quanto richiama alla storia terrena di Gesù, e diventa un programma di lavoro per la Chiesa che si sta costituendo e che deve portare agli altri il messaggio del Salvatore.
- Un primo particolare che balza agli occhi è l'espressione "undici discepoli": ciò sta a dire che il gruppo dei discepoli risulta menomato, l'infedeltà della passione è ancora una ferita aperta, difficile da rimarginare (Mt 26,56). Tutto ciò, però, sta anche a dire che Gesù è una persona che non riparte con gente diversa, ma proprio con loro. E' questa una situazione di grande riflessione in quanto per il Risorto il passato non pregiudica il futuro, ma desidera caldamente il recupero delle persone perché Lui crede nell'uomo e nelle sue capacità. Gesù non giudica ma lascia sempre aperta la porta della riconciliazione. Noi cristiani dovremmo interiorizzare la menomazione del gruppo dei discepoli, in quanto molte volte le "varie targhe" che la società appende agli uomini precludono anche l'accesso ad un cammino di fede. Fondamentalmente siamo per l'esclusione.
- Un secondo dettaglio è "andate..": questa missione che Gesù Risorto affida ai discepoli è molto importante, in quanto siamo coinvolti a pieno titolo nell'opera per la quale ci ha mandati. Gesù è con noi, se siamo in grado di "andare", Egli continua a manifestare la sua Gloria, nel momento in cui qualcuno lo glorificherà con il proprio impegno e con la propria vita. Essere cristiani significa essere continuamente in formazione; occorre guardare sempre al "nostro datore di lavoro" e considerare quali sono le esigenze del suo mandato. Inoltre è importante avere occhi vigili e mente aperta alle varie situazioni della vita, che diventano, molte volte, il terreno su cui seminare il seme della Parola.
- Un terzo elemento è il fine della missione: i discepoli devono "fare discepoli". Non è un gioco di parole o di espressioni; ma è una verità centrale della nostra missione: la gente comune non ha bisogno delle nostre "belle parole", molte volte vuote e prive di significato, ma preferisce che le venga trasmessa la nostra esperienza di fede.
Per i discepoli il "fare discepoli" è comunicare con la vita ciò che hanno sperimentato proprio per le strade della Galilea; per noi cristiani è portare agli altri l'eccesso d'amore con cui Dio ama tutti indistintamente.
Se riusciremo a comprendere questa verità le Tre persone della Santissima Trinità saranno perennemente glorificate.