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TESTO Schizofrenia

don Luciano Sanvito

Martedì della III settimana di Quaresima (09/03/2010)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Perché ci è così difficile il perdono?

La parabola ci dice che lo è perché non ci colleghiamo mai nei nostri atteggiamenti a quello che Dio fa per noi (ci perdona), ma a quello che noi facciamo per Lui (quante volte devo perdonare io?).

"Schizofrenia".

Già: anche nella fede questa separazione tra dire e fare, tra ideale e esperienza, tra noi e Lui, tra noi e gli altri ci fa essere schizofrenici.

Con tutte le conseguenze che ne derivano: mentre compiamo la nostra giustizia (assolviamo il debito) commettiamo l'ingiustizia nei confronti di Dio e del prossimo (non perdoniamo ai nostri debitori come Lui ha perdonato a noi).

Questo atteggiamento schizofrenico scatena a mo' di domino tanti altri atteggiamenti: superiorità e sopraffazione nostra verso i più deboli, ipocrisia nostra verso i più forti, vittimismo verso Dio, invidia verso gli altri che hanno più di noi, inconciliabilità con l'atteggiamento di Dio, con gli altri e, alla fin fine, con quello che noi siamo veramente.

La schizofrenia della fede riguarda la divisione tra vita e pensiero, tra vita e comportamento, tra vita e emozioni: c'è sempre una divisione, mentre trionfa la non comunione, cioè il cammino verso la morte, come viene illustrato nell'esito della parabola evangelica.

Solo la coscienza di una comunione potrà guarire una fede in divisione.

 

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