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TESTO Un Dio per tutti, non per molti!

don Maurizio Prandi

I Domenica di Quaresima (Anno C) (21/02/2010)

Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,1-13

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Mercoledì scorso siamo entrati nel tempo di Quaresima. Ci siamo presi questo impegno nelle comunità qui a Cuba: vivere il cammino verso la Pasqua ponendo al centro la parola fraternità. In questa direzione abbiamo letto la prima lettura, dicendoci che ritornare a Dio con tutto il cuore significa dire a Dio che Lui è nostro Padre e che di conseguenza tutti coloro che ci circondano sono nostri fratelli. Anche per la seconda lettura abbiamo mantenuto la stessa interpretazione partendo dalla parola riconciliazione e dai muri che edifichiamo, dalle porte che chiudiamo quando qualcosa non va tra noi e i nostri fratelli. Riconciliarsi con Dio allora, ci siamo detti, è un lasciare aperta la porta della vita, perché Dio possa entrare, cambiare, trasformare, abitare... la quaresima qui nella missione, come un'occasione per vivere rapporti nuovi (riconciliati), come un tempo di apertura, a Dio e ai fratelli. Anche la parola digiuno acquista così un senso per persone fin troppo abituate a digiunare nel senso comune che intendiamo noi. Digiuneremo dalle troppe parole, dalle parole di giudizio, dalle parole false, dall'invidia, dal farla sempre da furbi...

Detto questo (mi piaceva condividere anche l'inizio di questo tempo...) entriamo con Gesù nel deserto per cominciare questo cammino, cammino che domenica dopo domenica presenterà temi importanti che la chiesa vuole consegnarci. Si tratta di un vero e proprio itinerario catechistico nel quale siamo chiamati ad interrogarci sulla fede e sulla fedeltà di Dio (prime due domeniche), sul volto dell'uomo: la conversione (terza domenica), sul volto di Dio: perdono e misericordia (quarta e quinta domenica). Mi piace molto lo schema che la comunità di Bose presenta per questa domenica: 1) la fede di un popolo che racconta le meraviglie compiute da Dio (prima lettura); 2) la fede cristiana, ovvero la fede di ognuno di noi, nulla a che vedere con i ragionamenti, con l'intellettualismo, ma una questione di bocca di cuore, dove tutta la nostra persona è coinvolta (seconda lettura); 3) la fede di Gesù, presentata come lotta contro chi lo vuole distogliere dal progetto del Padre.

Mi piace l'idea di una fede che diventa storia, racconto delle meraviglie che Dio compie nella vita di un popolo, perché è questo che ci dice il libro del Deuteronomio (Parole nella bibbia ebraica). Mi piace perché mi aiuta a decentrare, mi aiuta a capire come al centro ci sia Dio e non io... è Dio che strappa al deserto, che riscatta dalla schiavitù, che rende fecondi, che solleva dall'umiliazione: sarebbe una menzogna dunque, appropriarci della nostra storia attribuendo a noi e alle nostre forze quanto siamo e quanto abbiamo (Famiglie della Visitazione). Che bello... ancora una volta la Scrittura ci invita ad offrire a Dio le primizie; sapersi figli significa riconoscere che il cibo è dono di Dio e questa sua parola, scritta tanti anni prima di Gesù, ci aiuta a fare Eucaristia, a restituire a Dio e ad offrire ai fratelli.

Poi la nostra fede, al centro della seconda lettura, con la nostra storia, alla quale Dio ha voluto avvicinarsi con la sua Parola: Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore... che diventa preghiera sulle labbra e vita nei cuori (Famiglie della visitazione). Come dicevo è una fede che prima di riguardare la testa (la mente, la ragione), riguarda la bocca e il cuore. Sento così la mia fede, più sul versante degli affetti che non su quello della speculazione. Una parola vicina, un Dio vicino, nulla di particolarmente arduo o difficile, nessuna regola che misuri un'altezza o una perfezione determinata per poter incontrare Dio perché Gesù si è fatto vicino ad ogni uomo che voglia accoglierlo. Certamente esagero, ma mi pare di poter dire questo: fino a che rimango su questo piano rimane ancora chiaro e limpido che non c'è distinzione tra giudeo e greco, perché, dice San Paolo, Gesù è il Signore di tutti. Un qualcosa di aperto la fede, per chiunque voglia credere, con un Dio che si dona a tutti, senza distinzione tra vicini e lontani. Un Dio per tutti, non per molti.

Infine il vangelo, di una bellezza straordinaria come al solito; un vangelo che ci invita, (e quanto ascoltato l'anno scorso ai campi estivi sempre mi colpisce) a non buttare via la tentazione, a non fuggirla, a non dire che non deve fare parte di noi, ma a coglierla come un'occasione di crescita, un momento nel quale, come Gesù, decidiamo chi vogliamo essere e chi vogliamo diventare. Tutta la vicinanza così sottolineata nella seconda lettura la sento ribadita nel vangelo, con Gesù che vuole condividere anche le cose peggiori mi viene da dire infatti Gesù si lascia condurre nel deserto, e non vive sugli allori (avrebbe potuto, dopo la solenne dichiarazione del Padre: Ecco il mio figlio prediletto) ... accetta un tempo in un luogo inospitale, non protetto, rischioso. Perdonatemi il linguaggio, forse banale, spero non irrispettoso: è il figlio del capo, ma per lui non ci sono sconti, raccomandazioni, non è esentato dal combattimento della vita, non sarà esentato dalla prova più grande, la morte.

Non l'ho mai sentito così forte come quest'anno questo aspetto del vangelo delle tentazioni, ma credo che Gesù scelga con forza di vivere fino in fondo la sua umanità. In fondo che cosa è la prima tentazione se non lo spingere Gesù, da parte del diavolo a dimostrare di avere dei poteri sovrumani e quindi a disprezzare la condizione umana a partire dalla sofferenza e dalla fame. Se Gesù poi avesse trasformato la pietra in pane, avrebbe tagliato fuori l'aspetto che dicevo prima a proposito della prima lettura il rendimento di grazie, l'Eucaristia, tentato sull'approfittare di una condizione, quella di Figlio di Dio che gli dà il potere di evitare di ricevere il pane da Dio e dagli uomini. Invece Gesù si ritroverà ad accettare il pane da un ragazzo, l'acqua da una donna di Samaria, a rendere grazie per il pane ed il vino nell'ultima cena. Tentato dal diavolo sul salire in alto, sul mettersi al di sopra degli altri, sul sentirsi importante, ma Gesù, già con l'Incarnazione ha detto come la pensa... una vita che scende, che si abbassa, che dal basso guarda i fratelli e le sorelle, una vita che lava i piedi, che scenderà negli inferi per riscattare chi era perduto. E poi la terza tentazione, quella che dice che può anche condurre una strada propria, che può fare della sua vita quello che vuole... ma Gesù, con tutta la sua vita e nella sua passione dirà che senso ultimo del vivere è compiere la volontà di Dio...

Un caro saluto a tutti e Buona Quaresima!

maurizioprandi@obistclara.co.cu

 

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