TESTO Commento su Matteo 9,15
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Venerdì dopo le Ceneri (19/02/2010)
Vangelo: Mt 9,15
Dalla Parola del giorno
"Gesù disse loro: possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno."
Come vivere questa Parola?
Può sembrare un insegnamento contraddittorio. Ma dunque il digiuno, per Gesù, non ha ragion d'essere? Non è così. Il Signore vuol portarci a comprendere che i suoi seguaci sono chiamati a raggiungere quella pienezza della gioia che sarà nel "dopo" dell'eternità. È la sua persona, il suo "esserci" che illumina anche la questione che fa problema in questo momento. È la sua presenza che "plenifica" l'esistenza. Non a caso Gesù si arroga un'identità che già nei profeti era apparsa come l'identità di Dio: quella dello sposo. Non ha forse stretto un'alleanza sponsale Iddio col suo popolo? I profeti hanno previsto il relazionarsi di questa alleanza col tempo in cui sarebbe venuto in terra il Messia. Eccolo qui, è Gesù in persona: sposo di Israele, sposo di ogni uomo che compie la volontà di Dio. Ma in che senso il testo dice che lo sposo sarà tolto? L'espressione riguarda il fatto che Gesù è stato presto "tolto di mezzo" e sottoposto a una passione e a una morte crudele. Il digiuno dei suoi seguaci è la loro partecipazione, in qualche misura, a questo mistero che è un "toglier di mezzo" ma redentivo per noi. E questa partecipazione chiaramente non si può paragonare a una festa ma piuttosto a un digiuno. Non sarà comunque un segno di lutto ma di attesa e di radicale apertura a Dio, dal quale aspettiamo tutto.
Nella nostra vita c'è un momento di dolorosa assenza dello sposo-Signore. È tempo propizio al digiuno. E c'è un tempo in cui balena, a sprazzi, la gioia che sarà piena in cielo. È tempo di godere spiritualmente.
Signore Gesù, fammi cantare la vita, ora lamentando la tua assenza, ora esultando nel sentimento della tua presenza. Fammi cantare la vita!
La voce di un Padre della Chiesa
Anche il nostro Signore pianse su Lazzaro, quantunque sapesse che sarebbe risorto; con quelle sue lacrime volle manifestare il suo amore, come con la risurrezione di lui volle mostrare la sua onnipotenza. Così mostrate anche voi in questi giorni la vostra tristezza, perché in questi giorni il dolore della dipartita è più forte, più profondo, e deve manifestarsi più del consueto.
Isacco di Antiochia