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TESTO Andò ad abitare a Nazaret

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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno C) (31/01/2010)

Vangelo: Mt 2,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,19-23

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Il mistero della vita nascosta di Gesù a Nazaret: più di trent'anni, mentre solo per tre anni si dedicò al ministero pubblico. Questo fatto dice molto dell'importanza della vita di famiglia per la maturazione di una persona. Persino il Figlio di Dio ha fatto questo lungo itinerario per imparare ad essere uomo, entro le vicende quotidiane d'amore, di relazioni, di lavoro, e di.. guai. Incomincia infatti la vita regolare a Nazaret dopo che la sua famiglia è stata esule in Egitto per sfuggire ai massacri di Erode.

Famiglia e matrimonio sono sempre realtà che sentiamo decisive, eppure sempre insidiate. Già al tempo di Gesù: gli si contestava l'impossibilità della fedeltà coniugale. Ed egli rispose: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così" (Mt 19,8). Ecco: "all'inizio", cioè secondo il progetto di Dio, matrimonio e famiglia hanno un posto strutturale nella vicenda dell'uomo e della società.

Guardiamo alla famiglia di Nazaret per verificare la nostra famiglia.

1) LA FAMIGLIA DI NAZARET

L'evangelista Luca di questi trent'anni di Gesù a Nazaret ha due indicazioni. Dopo la presentazione di Gesù al tempio (quaranta giorni dopo la nascita), "fecero ritorno alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" (Lc 2,39-40). Di questa "sapienza" poi Gesù farà scalpore tra i dottori al tempio, "mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e per le sue risposte" (Lc 2,46-47). Potremmo arguire che in casa da piccolo (qui aveva 12 anni) era stato ben iniziato alle cose religiose e la sapeva a lungo così da incantare gli stessi maestri di Israele. Merito certo dei genitori. Di Maria, sempre Luca, la si presenta come una donna interiore e pensosa: "Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore" (Lc 2,51).

Ancora di questo tempo si dice: "Scese con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso" (Lc 2,51). San Paolo oggi ci richiama uno dei comandamenti, che Gesù certamente conosceva e praticava: "Obbedite ai vostri genitori. Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra" (Epist.). Una obbedienza, non senza.. qualche scappatella. Certamente più che motivata per il ragazzo adolescente, ma comunque non senza sorpresa e dispiacere dei suoi: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo" (Lc 2,48). Obbedienza sì, ma - come tutti gli adolescenti - liberi di inseguire un ideale che ci entusiasma.

Gesù deve essere uscito da quella famiglia un bell'uomo, capace di incantare. Una donna, entusiasta non seppe trattenere una esclamazione: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!" (Lc 11,27). Fortunata la madre di un tal uomo! Ma non meno da Giuseppe Gesù ebbe molto da imparare. Nei giorni della adolescienza/giovinezza di Gesù, a cinque km da Nazaret, Erode Antipa stava costruendo la sua capitale a Sefforis. Certamente tutti gli artigiani dei dintorni saranno stati ingaggiati; e quindi Giuseppe e quasi certamente il suo ragazzo Gesù. Una spia è nell'uso che Gesù fa della parola ypokrites (attori). A Sefforis si vede ancora oggi un bel teatro, che certamente non c'era a Nazaret. E' più che una ipotesi pensare Gesù operaio pendolare, e quindi imparare un mestiere per vivere.

2) LA NOSTRA FAMIGLIA

Su quella di Nazaret va fatta verifica della nostra famiglia. E anzitutto nel rapporto d'amore e di fedeltà tra i coniugi, fondamento decisivo per una sana famiglia. Gesù sarà preciso: "Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" (Mt 9,4-6). San Paolo configura l'amore sponsale quale prolungamento dell'amore tra Cristo e la Chiesa, sua sposa "senza macchia né ruga, ma santa e immacolata" (Ef 5,27), e conclude col testo di oggi: "Ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito" (Epist.). Merce rara, oggi, ma non meno decisiva per la felicità dell'amore e la riuscita della famiglia.

E poi il rapporto genitori-figli. "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore". Forse bisogna supportare questa obbedienza anche con motivazioni di fede: ".. nel Signore!". E ai padri è raccomandato: "Voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore". L'educazione è cosa del cuore, diceva don Bosco. Il Signore non chiede la laurea in pedagogia ai genitori; basta l'amore e quindi la ricerca del vero bene dei figli. Richiede tutta la passione e la responsabilità, però anche e sempre l'invocazione d'aiuto al Signore. La missione di educatori è partecipazione al primo grande educatore che è Dio, vero "padre" di ogni sua creatura.

Crescere i figli ".. negli insegnamenti del Signore". Primi educatori alla fede sono i genitori, non senza l'inserimento nella più vasta famiglia che è la Chiesa, anzi la Chiesa locale che è la parrocchia. Ma la cura della fede dei figli implica anche il rispetto della loro vocazione. Gesù a dodici anni l'ha in qualche modo esigito: "Non sapevate che io devo occuparmi della cose del padre mio?" (Lc 2,49). E' una libertà interiore che a volte può richiedere dei sacrifici, come quando si tratta di una vita che si vuol consacrare a Dio. Ma un "regalo" fatto a Dio è il più bel investimento anche umano: Gesù parlava del "centuplo" e della medesima ricompensa promessa al profeta.

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Non è facile vivere la famiglia; non è spontaneo, soprattutto oggi nel clima di soggettivismo in cui tutti ci sentiamo immersi. E un amore fedele e una responsabilità educativa.. sono a volte cose da eroi. Nella famiglia di Nazaret c'era la presenza addirittura fisica di Dio. Non si può concepire oggi né vivere la ricchezza della famiglia senza una sua base religiosa e un costante riferimento alla grazia di Cristo. Chiesa domestica nella grande Chiesa, famiglia di Dio.

 

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