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TESTO Dal cielo aperto scese la vita di Dio

padre Ermes Ronchi

Battesimo del Signore (Anno C) (10/01/2010)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Al centro del brano non è posto il bat­tesimo di Gesù, rac­contato quasi come un inciso, ma l'aprirsi del cielo: «Gesù, ricevuto il battesi­mo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì». Come si apre una breccia nelle mura, come quando si aprono le braccia agli amici, all'amato, ai figli, ai poveri. Il cielo si apre sotto l'urgenza dell'amore di Dio, sotto l'impazienza di Ada­mo, sotto l'assedio dei po­veri e nessuno lo rinchiu­derà più. Guardo spesso il cielo chiu­so sopra la mia città, lo guardo con le sue stelle ap­passite, e cerco un pertugio come quello sul Giordano, un graffio d'azzurro, uno strappo nel grigio, per leg­gere, da là, dalla luce, dalla mia parte alta, tutto ciò che è accaduto e accade nella mia vita.

Ma anche l'aprirsi del cielo è secondario: scese su di Lui lo Spirito Santo.

Spirito è parola che dice vi­ta, dal primo respiro di Dio che accese la fiamma misteriosa della vita nel peta­lo di argilla che è Adamo, da prima ancora quando «aleggiava sulle acque», co­vando l'origine della vita. Santo significa sostanzialmente di Dio.

«Scese lo Spirito Santo» si può quindi tradurre così: «Scese la vita di Dio». Alito che rianima la fiamma smor­ta, respiro profondo dell'es­sere, soffio di primavere.
E poi fu una voce: «Tu sei il mio figlio amato».

Il brano è come una minia­tura di tutto il Vangelo e ne racconta alcune delle verità più alte. Racconta la Trinità per simboli: una voce, un fi­glio, una colomba; racconta Gesù: il Figlio che si fa fra­tello, che si immerge soli­dale nel fiume dell'uma­nità; racconta l'uomo: un fratello che diventa figlio.

E parla di me: il cielo che si apre, lo Spirito e la Voce so­no accaduti, sono scesi an­che sul mio battesimo: vita di Dio in me, dilatazione del cuore, incarnazione che non si arresta, io amato co­me Gesù, Dio che preferi­sce ciascuno, ognuno figlio prediletto.

Nella Bibbia figlio è un ter­mine tecnico, dal significa­to preciso: figlio è il somigliante al padre, colui che compie le stesse sue azioni, che prolunga nella sua vita la vita del padre.

Allora ti prende come un desiderio di fare qualcosa che assomigli a ciò che è detto di Gesù: «Passò nel mondo facendo del bene e guarendo ogni male». Sintesi ultima, essenziale, struggente, bellissima del­la vicenda di Gesù, ma an­che di ognuna delle nostre vite. Passare nel mondo fa­cendo del bene, splenden­do per un istante anche se nessuno guarderà il tuo lu­cente sguardo. Anche un solo gesto così rende più grande l'universo.

Libri di padre Ermes Ronchi

 

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