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TESTO Buona Pasqua

mons. Antonio Riboldi

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (15/04/2001)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Quando Dio, il Padre, che tanto ama ciascuno di noi, ha voluto per un ineffabile, irrepetibile gesto di amore, mandare il Suo Figlio prediletto, per riaprirci le porte di Casa, ossia il Cielo, quella notte a Betlemme tutta la creazione deve avere danzato la danza della gioia di avere ritrovato finalmente la luce del Cielo, che si era oscurata per il peccato, che è sempre un orribile rifiuto di Dio. E gli Angeli si fecero interpreti di quella danza celeste con il canto che tutti conosciamo: "Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che Egli ama".

Ed esprimeva profonda tristezza quel paradiso "vuoto", come una casa, che conosceva l'insopportabile dolore di vedere i figli lontani come è narrato nella parabola del Figlio prodigo.

Il Cielo si oscurò il venerdì, quando ancora una volta gli uomini, al colmo di un abisso di ignoranza, pensarono di liberarsi per sempre dell'amore di Dio, inchiodando sulla croce il Figlio. "Se sei davvero Dio, scendi dalla croce e ti crederemo" Era il più grande insulto che si potesse fare all'amore. L'amore non poteva conoscere la sua totalità se si fosse rifiutato di "dare totalmente la vita", nella morte. Dio non accettava che i figli rimanessero per sempre fuori casa. Non aveva neppure senso, quasi un insulto alla sua sapienza, al suo amore, rinunciare a spalancare le porte del Paradiso, perché tutti, se lo volevano o se lo vogliono devono rientrare: perché quella e solo quella è la casa che dà senso alla vita di ciascuno. Ed era quindi necessario che l'amore fosse dono totale nella morte.

Doveva essere irrespirabile l'aria a Gerusalemme dopo la morte di Gesù. "Dio è morto: l'abbiamo crocifisso". Purtroppo questo grido assurdo, che condanna alla infelicità, al non-senso della stessa vita, percorre ancora oggi le nostre strade. Sono troppi, ripeto oggi, quelli, che sotto la croce, dicono: "Se c'è un Dio, scenda dalla croce e crederemo".

E il buio del venerdì e del sabato santo lo tocchiamo oggi, con l'abisso di dolore che creiamo ogni giorno, generando una infelicità che non vorremmo, perché il nostro destino è la gioia. Siamo creati per la gioia. E, purtroppo, sulla croce, carissimi, sono finiti tanti uomini. E' immensa la "collina dei crocifissi", se diamo uno sguardo al mondo: i crocifissi della fame e della sete: i crocifissi della violenza: i crocifissi dei torturati: i crocifissi dei tossicodipendenti: e potremmo continuare il rosario dei crocifissi. Gesù è stato deposto dalla croce e posto nel sepolcro in attesa della resurrezione. Ma chi toglierà i "nostri crocifissi"? Il terzo giorno, come aveva promesso, Gesù, mentre si faceva giorno, accendeva "il giorno della gioia, della speranza, della possibile nostra nostalgia e ritorno a Casa, risorgendo con Lui".

E quel mattino, ancora una volta, il cielo danzò di gioia, di immensa gioia perché vide il cielo improvvisamente riempirsi di figli, che tornavano vicino al Padre per sempre. Deve essere stata grande la danza di gioia della stessa natura che veniva illuminata dalla luce del Risorto. Ma ancora più immensa e la "danza" di tutti gli uomini che ora e domani e sempre, nel duro cammino della vita, intravedono la porta del cielo che li attende. E la vita, anche nel dolore, si accende di speranza. Il mondo perde i contorni, dell'inferno del "Dio è morto" e si veste dei colori dell'arcobaleno del "Cristo è risorto".

A volte, nella nostra vita, consciamente o inconsciamente, in cerca di speranza, sembra di conoscere la tristezza dei due discepoli di Emmaus. Ma non siamo mai soli, dopo la resurrezione. Dio ci cerca con amare infinito come il Padre che non si dà pace fino a che non getta le sue braccia al collo di ciascuno e grida: "Facciamo festa, questo figlio era morto ed ora è tornato in vita". Gesù, lo sappiamo o no, cammina al nostro fianco, ci ascolta e poi ci chiede: "Perché siete tristi?". E lentamente, discretamente, dipana il filo della speranza, che si fa gioia, nello "spezzare il pane". Ossia nella carità. Gesù Cristo è il Risorto! E' questo il grido di Pasqua che risuona nella chiesa e nel mondo... Gesù ha vinto, sradicando dall'isolamento ogni uomo, sradicando l'egoismo... La Chiesa è fatta di risorti di gente destinata ad operare comunione, a costruire intese, a fabbricare solidarietà, a scoraggiare le fughe per la tangente dell'egoismo e del calcolo solitario. Questa è vera resurrezione oggi!

In questo modo anche noi saliamo nella carità sulla croce dell'amore, che si fa dono: "E questo nostro salire sulla croce per amore, schioda i tanti crocifissi, che occupano la grande collina del dolore. Ed ogni schiodato canta e danza con chi lo schioda, l'Alleluja della Pasqua.

Questa è resurrezione: amare. Amare la gente, i poveri soprattutto, e amare Gesù Cristo. Il resto non conta nulla!

Auguri, carissimi ad uno ad uno, che mi leggete. Ho attraversato l'Italia, in Quaresima incontrando voglia di serenità, di Pasqua. Ho negli occhi e nel cuore tanta, ma tanta gente, e forse anche tu che mi leggi con la voglia di resurrezione, di vedere un mondo vestirsi dei panni celesti di un rinnovamento: un rinnovamento che inizia da ciascuno. Buona Pasqua!

 

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