TESTO Commento su Luca 1,46-48
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22 Dicembre (22/12/2009)
Vangelo: Lc 1,46-48
Dalla Parola del giorno
"Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva".
Come vivere questa Parola?
Tra i gioielli della letteratura cristiana è il Magnificat che Luca pone in bocca alla Vergine Madre! Maria, appena Elisabetta ricambia il suo saluto, riconoscendola come Madre del Signore, canta la gioia che le germoglia dentro!
Vale la pena di riposarvi il cuore pregandolo per intero insieme alla Madonna.
Qui però ci si sofferma su questa prima espressione che evidenzia due atteggiamenti di Maria, vero modello di orante.
Anzitutto bisogna dire che è un'espressione di gioia profonda e diffusiva. Una gioia che sgorga anzitutto dal primo atteggiamento: quello di voler magnificare il Signore, cioè lodarlo con tutto lo slancio del cuore. Ed ecco il secondo atteggiamento di Maria: quello in cui riconosce che Dio "ha guardato all'umiltà della sua serva". Attenzione! La parola ‘umiltà' qui non equivale alla virtù dell'umiltà.
Maria dice che il Signore ha posato gli occhi sul ‘niente' che lei è e si sente. È il senso evidente della sua creaturalità: di un limite, non di un vanto. E l'esultanza, l'esplodere e il dilagare della gioia viene proprio di lì. Lo sguardo di Maria è su Dio. E anche quando vede se stessa, il suo vedersi nel Signore non permette che il suo ‘niente' l'accasci. Tutt'altro! Si coglie amata, proprio dentro il proprio nulla. E la grande gioia sgorga da questo suo protendersi a Dio, contemplarlo e lodarlo, conoscendo anche se stessa in un'estrema povertà però trasfigurata dall'infinito amore di lui.
Attendo il Natale in questo sguardo contemplativo consono a quello di Maria e lascio che la sua gioia dilaghi in me.
Signore, sei grande e potente! Io sono un niente ma amato e salvato da te. Vieni, Signore Gesù. Vieni!
La voce di un Padre della Chiesa
[Maria] non attribuisce niente ai suoi meriti, ma riporta tutta la sua grandezza al dono di colui che, potente e grande per natura, rende i suoi fedeli, da piccoli e deboli, grandi e forti.
Beda il Venerabile