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TESTO Commento su Luca 1,39-48

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IV Domenica di Avvento (Anno C) (20/12/2009)

Vangelo: Lc 1,39-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura delle Monache Benedettine di Citerna

Con questa IV Domenica ha termine il periodo dell'Avvento che prepara il Natale, la cui celebrazione è ormai imminente.

Il ciclo "C" della celebrazione liturgica domenicale, che si è aperto appunto con questo Avvento, ci ha preparati a rivivere il grande mistero della Incarnazione del Figlio di Dio. Egli è entrato nella vita e nella Storia dell'umanità svelando in modo definitivo, in assoluto, l'Amore di Dio per noi, portando così a compimento il divino disegno della redenzione dell'uomo.

La Liturgia della Parola di questa domenica in tutti i tre cicli, ha come protagonista Maria che porta in grembo il Verbo Incarnato e che è prossima al parto. In questo ciclo C le tre letture invitano a meditare, a contemplare e ad attualizzare oltre a quella di Maria, anche l'azione di altri tre ‘protagonisti' del grande Mistero e il loro concorso per portare appunto a compimento la salvezza dell'umanità: DIO - GESU' - lo SPIRITO SANTO.

La I Lettura è tratta dalle profezie di Michea, il profeta che come Amos è voce di Dio, il quale fortemente e minacciosamente denunzia la giustizia calpestata dai capi di Giuda. Su questo fosco scenario c'è però all'orizzonte una luce di speranza: viene da Betlemme, la città di David al quale Dio aveva promesso un trono dalla durata eterna. Ma Betlemme è ormai soltanto un piccolo, sperduto villaggio di pastori. Eppure il profeta a nome di Dio, fedele alla sua parola, annunzia che da quell'oscuro villaggio "uscirà Colui che deve essere il Dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti (modo biblico per dire l'eternità)....Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del Nome del Signore suo Dio".

Non potrebbe essere più eclatante e sconvolgente questa misteriosa grandezza divina e la insignificante piccolezza di Betlemme! E' il caso di ricordare che proprio in questo contrasto tra l'onnipotenza dell'azione di Dio e la radicale povertà e piccolezza umana, consiste quella che possiamo chiamare "la struttura" portante della economia di salvezza del nostro Dio, come emerge da tutte le tappe della Storia della Salvezza, Antico e Nuovo Testamento. "La mia potenza ha bisogno della debolezza" ha detto il Signore a Paolo (2Cor 12,9). L'avvenimento di Betlemme, che celebreremo tra pochi giorni, ne è il momento culminante. Quel bimbo, fragilissimo neonato nello squallore di una grotta, riparo notturno di un gregge, è il "Dominatore di Israele che pascerà con la forza del Signore e con la maestà del suo Nome....Egli stesso sarà la Pace"!

La Madre, un'oscura fanciulla che nessuno ha mai notato, lo svelerà il Vangelo, è colei che, insieme con Elisabetta, "tutte le generazioni proclameranno Beata", perché grazie alla sua fede, è divenuta la Madre di Dio!

Il Vangelo di questa IV domenica è appunto la bellissima pagina della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta., che per la verità andrebbe letta e meditata senza discontinuità con il racconto che la precede, quello dell' Annunciazione (a sua volta in parallelo con l'annuncio della nascita di Giovanni a Zaccaria; i due annunci formano un dittico molto significativo che qui ovviamente non possiamo analizzare ).

Meditando su questa pagina verrebbe da dire che occorre avvicinarsi "togliendosi i sandali" come fu detto a Mosè di fronte al Roveto ardente, perché Maria nella sua estrema ‘povertà' umana, è il vero "roveto" nel quale si è acceso il " fuoco" divino - lo Spirito Santo - per effettuare l'incarnazione del Figlio del Padre, sua perfetta immagine. Nonostante il suo silenzio, poche cellule embrionali nel grembo materno, Elisabetta nel momento stesso dell' incontro con Maria, ne avverte la folgorante presenza ed azione. Lo dice il suo saluto: prima nostra preghiera imparata sulle ginocchia materne, ultima invocazione del cristiano morente, ripetuta infinite volte attraverso i secoli da tutte le generazioni cristiane: Ave Maria....benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno"!

La presenza e l'azione dello Spirito in Maria urge in lei (Lc 1,39 e la sollecita ad andare "in fretta", dalla cugina Elisabetta, bisognosa di assistenza a causa della sua gravidanza in così tarda età.

"In fretta". Così S. Ambrogio commenta: "le ispirazioni dello Spirito Santo non conoscono tardi indugi".
Non possiamo fare a meno di chiederci: " E noi?....".

Ma possiamo fare anche un'altra riflessione. La presenza operante dello Spirito nel cuore di Maria e quella del Verbo appena incarnato nel suo seno, la sollecitano interiormente subito a dimenticarsi per donarsi in un umile, silenzioso servizio d'amore.

Si era appena dichiarata "ancilla Domini "- e si fa subito "ancilla hominis - iniziando quel misterioso compito d'amore materno che sarà suo lungo tutta la storia della Chiesa".

Ma anche qui la domanda di prima. " E noi?....", perché la verifica della autenticità del nostro rapporto con il Signore è in assoluto il nostro gratuito donarci a chi ci vive accanto....( da questo vi riconosceranno come miei discepoli se vi amerete gli uni gli altri"). E infine sarà anche il criterio del giudizio quando saremo giudicati unicamente in base al nostro servizio d'amore per il nostro prossimo.

Dopo queste riflessioni ‘spirituali' un accenno all'esegesi di questa pagina evangelica straordinariamente ricca.

L'esame della sua struttura mette in chiara luce il criterio di fondo della teologia del NT, in particolare quella degli Evangeli, dove o in modo esplicito, o come risonanza letteraria, viene messo in evidenza "il compimento" che Gesù attua di quanto l'AT aveva annunciato e prefigurato.

Infatti nel racconto della Visitazione gli esegeti hanno messo in luce con assoluta evidenza che Luca ha volutamente usato parole chiave di 2Sam. 8ss: il racconto del trasporto dell'Arca a Gerusalemme per opera di David.

Luca vuole dire che Maria è la vera Arca dell'Alleanza di cui quella materiale del tempio di Gerusalemme era soltanto una figura profetica. L'Arca per la fede di Israele era l'unico luogo dove Dio risiedeva e si faceva presente per accogliere la preghiera del suo popolo.. Dal momento della Incarnazione la vera Arca è Maria (e lungo i secoli la Chiesa che ne prolunga la misteriosa azione ), la quale porta il Verbo incarnato, che così è entrato definitivamente nella vita e nella storia dell'intera umanità. In Lui il Padre si fa presente: come in un suo tempio ( cfr. Gv, 2,21) e in Lui possiamo sempre incontrarlo, definitivamente!

Elisabetta mentre avverte la presenza del Figlio di Dio nel grembo di Maria, è investita dall'azione dello Spirito Santo e nel suo seno il bimbo, il futuro Giovanni Battista, "salta di gioia" (la gioia nell'opera lucana è tipico segno dell'azione dello Spirito), come David davanti all'Arca mentre veniva portata a Gerusalemme.

Sotto questa potente presenza dello Spirito Elisabetta profetizzando esclama:"A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?... Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". E' lo Spirito che in lei ‘profetizza' proclamando Maria "beata" (oggetto cioè della pienezza della benevolenza e della Grazia divina) non a motivo della sua miracolosa maternità, ma per la sua Fede nella Parola di Dio, quella fede perfetta che ha reso possibile l'assolutamente impossibile: Dio che si fa uomo tra gli uomini!

Il "Si'" di Maria - il suo "Ecce ancilla Domini" fu l'espressione totalizzante e perciò obbediente di questa FEDE.

Ma questo "SI'" di Maria pronunciato nell'istante del concepimento del Figlio di Dio, è il riflesso perfetto di quello di Cristo - secondo la Lettera agli Ebrei (di cui leggiamo le parole nella 2a Lettura odierna) il quale entrando nel mondo dice al Padre: ".Non hai voluto né sacrificio, né offerta; un corpo (nel linguaggio biblico equivale alla intera realtà personale di Cristo uomo e Dio) invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto. Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà".

Sincronia perfetta tra il Si del Figlio e quello della Madre. In quel momento Maria è la nuova Eva la quale rovescia la situazione di disobbedienza della prima Eva e aderisce totalmente a Dio nella fede obbediente, assoluta, insieme al Figlio di Dio che facendosi uomo in quell'istante diviene il nuovo Adamo, primogenito della nuova creazione che troverà il suo compimento nella Pasqua della nuova ed eterna, definitiva Alleanza tra Dio e l'umanità.

L'ascolto orante delle Letture nella celebrazione eucaristica di questa Domenica, la quale -come tutte le celebrazioni liturgiche, rende presente e operante lo Spirito Santo, nella misura della nostra docilità interiore ci coinvolgerà in questo SI' della fede obbediente nel nostro concreto vissuto quotidiano, mentre sarà la più efficace preparazione ad accogliere la Grazia del Natale.

Il Salmo responsoriale (dal Sal. 79) mentre fa invocare "lo splendore del volto del Signore"- immagine simbolica per dire la Grazia di luce, fonte di salvezza, canta "la vigna del Signore", altra immagine biblica per esprimere la cura assidua e amorosa per il suo popolo di Israele, oggi per la Chiesa, per ciascuno di noi. Il canto diventa ardente invocazione perché il Signore visiti con potenza questa sua vigna e vi porti salvezza.

 

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