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TESTO Commento su Sir 48,1.9

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Sabato della II settimana di Avvento (12/12/2009)

Brano biblico: Sir 48,1.9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola [...]. Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco."

Come vivere questa Parola?

Queste parole della prima lettura sono tratte da una pagina del Siracide ed evocano il profeta Elia, vissuto in un'era di grande materialismo, in cui i falsi profeti venivano sostituendo il culto di Baal a quello del Dio vivente. Per questo Elia "per comando del Signore chiuse il cielo", invocò una grande siccità sul paese per ottenere che gli uomini rinsavissero.

Elia fu profeta di fuoco; ma il suo era come quello che ardeva nel cuore di Giovanni Battista, un fuoco tale da illuminare e ottenere la conversione "per condurre il cuore dei padri versi i figli".

Tutto, nel profeta autentico (Elia come Giovanni Battista e tanti altri) è fatto per riaccendere quel fuoco d'amore di cui Gesù ha detto che arde dal desiderio di vederlo divampare nei cuori. Il testo odierno del Siracide sembra minaccioso. In realtà è solo in funzione di questo fuoco. Termina così: "Beati quelli che ti videro e si sono addormentati nell'amore".

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore di riconoscere le voci profetiche del nostro tempo e di ascoltarne gli inviti ad uscire dalla connivenza con il materialismo consumista, con le larvate pressioni che opprimono il povero, con ogni piccola o grande ingiustizia.

Prego con umile amore:

Dammi fuoco nel cuore, Signore, perché io non mi chiuda nell'indifferenza dentro quello che ho da fare o da godere, ma abbia palpiti, ascolto e gesti d'amore per ognuno che incontro.

La voce di un grande teologo

Bisogna abbandonare, lasciar andare, emigrare. Ed ecco... siamo improvvisamente dappertutto e teniamo tutto (pensando forse che sia ‘nulla', perché è tutto) e non abbiamo più bisogno di un sostegno, perché siamo divenuti una specie di totalità fluttuante, che si regge da sé (nel tutto di Dio) senza cadere, perché per chi si abbandona, abbandonando tutto, non esiste nulla in cui possa cadere.
Karl Rahner

 

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