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TESTO Commento su Giovanni 18,33b-37

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (22/11/2009)

Vangelo: Gv 18,33b-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 18,33-37

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Le letture di questa domenica dedicata a Cristo Re ci parlano di un "mondo" parallelo a quello in cui viviamo, un mondo che verrà, come ci annuncia il profeta Daniele, un mondo in cui Gesù si proclama Re.

A leggere le risposte date da Gesù a Pilato ci e venuta subito alla mente una domanda: che ruolo abbiamo noi in questo Regno, che non è di questo mondo? Come possiamo far parte di un mondo che non conosciamo, non vediamo e del quale abbiamo solo squarci profetici o promesse di eternità.

Ci è capitato nei giorni scorsi di entrare nella bellissima chiesa che si trova sulla piazza Dam di Amsterdam. Un edificio grandioso, riccamente costruito, con un fastoso pulpito in legno, dipinti di straordinaria fattura, una architettura che eleva lo spirito verso l'alto, verso l'eterno.

In quel meraviglioso edificio però non abbiamo trovato un briciolo di fede, ma solo un museo a pagamento, un negozio commerciale di articoli arabi e di religione mussulmana.

Quel tempio era stato progettato come segno del Regno di Cristo. Un immenso trono per far intuire a noi uomini la regalità di Gesù.

Dal tempo degli apostoli tutto il messaggio che ci è stato tramandato è orientato nel senso di riconoscere Gesù come Re di un regno che non è di questo mondo, ma contiene questo mondo.

Vedere solo le necessità di questo mondo, mettere il bene materiale davanti al fine ultimo, alla meta che Gesù ci ha indicato, alla promessa che ci ha fatto, è un tentar di rinnegare la regalità di Cristo.

Cercare di cancellare Gesù da un tempio, non è fare un dispetto al Signore. Nessuna parola o

gesto di uomo può sminuire la "regalità" di Gesù. Il suo regno, Lui ha detto, non è di questo mondo e distruggerne i simboli o sminuirne il valore non può minimamente intaccare la regalità di Cristo.

Distruggere il tempio, negare Cristo è solo un escludere noi stessi dal suo Regno, dalla salvezza eterna, da quel mondo in cui ha promesso di accoglierci.

Occorre, nei nostri cuori, più che negli edifici di culto, accogliere Gesù e i suoi messaggi, aver fede nelle sue promesse, credere, come gli apostoli hanno fatto e ci hanno trasmesso, che questo nostro mondo fa parte di un regno che non possiamo vedere, ma di cui facciamo, a nostra volta, parte.

Non siamo sudditi, ma figli del Re, fratelli fra di noi. Negare questo, cancellarlo dalle nostre menti è demolire il Tempio di Cristo che è in noi, distruggere noi stessi, non la regalità di Gesù, non rinnegare il suo Regno.

Come ci dice Daniele "il Regno del Signore non sarà mai distrutto", mai potrà essere scalfito dall'uomo.

Per la revisione di vita

- Che posto occupa il Regno di Cristo nella nostra famiglia, nella nostra vita quotidiana?

- Come coppia come ci collochiamo nel Regno che Cristo ci ha promesso?

- Come ci impegniamo a ricostruire in noi il Tempio per accogliere la parola di Gesù?

Commento a cura di Gloria e Riccardo Revello

 

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