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TESTO San Giovanni Maria Vianney

don Daniele Muraro  

Tutti i Santi (01/11/2009)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

"I santi non tutti hanno iniziato bene, ma tutti hanno terminato bene!" notava con arguzia Giovanni Maria Vianney, il Curato d'Ars, e questa osservazione può essere confermata dal racconto della sua esistenza.

Dichiarato santo patrono di tutti i parroci del mondo già nel 1929 e riproposto alla considerazione dei fedeli da papa Benedetto in quest'anno sacerdotale, Giovanni Maria faticò molto prima di diventare prete e il suo ministero ecclesiastico non principiò sotto i migliori auspici.

Nessuno voleva andare ad Ars, un paesino di 230 abitanti considerato la Siberia della Diocesi, il luogo più freddo quanto a pratica religiosa del territorio di Lione. Incaricandolo dell'ufficio pastorale il Vescovo aveva così avvertito Giovanni Maria: "Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia: voi ve lo porterete".

Arrivato in prossimità del villaggio, era un tardo pomeriggio dell'inverno del 1818, il nuovo curato chiese indicazioni a dei ragazzi che badavano il gregge. Al giovane che gli rispose, in segno di gratitudine promise: "Tu mi hai mostrato la strada per Ars, io ti mostrerò la strada per il paradiso". Resosi conto attraverso la folta foschia di quanto poche erano le case, esclamò: "Oh, come è piccolo!".

I pochi beni del nuovo curato lo seguivano sopra un carro. Comprendevano qualche vestito, un comodino di legno e dei libri che gli erano stati lasciati in eredità dall'abate Balley, suo padre spirituale e primo parroco.

Giovanni Maria non era mai stato una cima a scuola e questo gli aveva procurato gravi problemi per l'ammissione al sacerdozio. Non mancava di intelligenza, ma la povertà di mezzi della famiglia e la confusione sociale del periodo gli impedirono di avere una formazione regolare nei anni più propizi all'apprendimento.

È difficile per noi immaginare quali sconvolgimenti avessero indotto fin nei più remoti borghi di Francia i moti rivoluzionari. Anche la pratica religiosa subì forti contraccolpi. Giovanni fece la sua prima confessione all'età di tredici anni da un prete che si fingeva cuoco per sfuggire alle ricerche della polizia e la prima comunione in una casa buia, con le imposte chiuse, per evitare denunce.

Fu proprio l'abate Balley che accolse nella sua canonica quel giovane ormai diciassettenne e lo avviò allo studio. Di fronte alla difficoltà della scuola ben presto Giovanni Maria fu tentato di lasciar perdere. Intervenne poi la chiamata alle armi. Ammalatosi venne dichiarato disertore e quando finalmente poté godere dell'amnistia fu sempre tramite l'aiuto dell'abate Balley che riuscì a superare gli esami di ammissione agli ordini sacri. Al momento dell'ordinazione sacerdotale aveva ventinove anni e molta esperienza sulle spalle.

La sua prima destinazione fu ancora presso l'abate Balley. Insieme andavano volentieri in pellegrinaggio a piedi ad un santuario mariano situato presso Lione. Erano così poveri che possedevano un solo ombrello in due e in caso di pioggia lo condividevano.

La vita comune con don Balley segnò profondamente l'animo di don Giovanni Maria. Nei suoi ultimi giorni il santo insisteva nel voler vedere appesi sulla mensola del camino di casa lo specchio lasciatogli da Balley, perché in quello "si era riflesso il suo viso", e l'ombrello.

Nei giorni seguenti l'arrivo ad Ars i parrocchiani scoprirono che fin dal mattino presto potevano trovare il loro pastore in chiesa, assorto in preghiera. "Mio Dio, invocava, donami la conversione della mia parrocchia; sono disposto a soffrire tutta la mia vita, farò qualsiasi cosa che ti possa far piacere, mettimi tutto il peso che vorrai sulle spalle... ma fa' che il mio popolo si converta".

La richiesta fu esaudita, oltre ogni aspettativa umana. Nel villaggio di Ars, attirati dalla fama di quest'umile curato, per sentirlo predicare e a confessarsi da lui arrivavano fedeli da ogni parte della Francia. Per decine d'anni il santo curato ascoltò confessioni fino a diciotto ore al giorno.

Le ferrovie avevano predisposto un biglietto speciale. Valeva un settimana, perché tanto durava la fila prima di entrare nel suo confessionale.

Don Giovanni Maria manteneva la promessa di indicare la via del cielo. Questo è il compito del sacerdote, questa è la virtù che ci fa apprezzare i santi: ad essi appartiene il Regno dei cieli e in loro compagnia diventa anche nostro.

"Sì, possiamo essere santi e dobbiamo lavorare per diventarlo", diceva il Curato d'Ars in un'omelia per la festa di Tutti i Santi, "i Santi sono stati mortali come noi, abbiamo gli stessi aiuti, le stesse grazie, gli stessi sacramenti.... Possiamo essere santi".

Don Giovanni Maria aveva preso sul serio il suo stato di vita e la sua missione: non mancava di andare a visitare gli ammalati e le famiglie. Si preoccupava specialmente dei poveri, delle orfanelle per cui fondò un istituto, dei bambini senza istruzione per i quali si fece aiutare da dei religiosi, i fratelli della Santa Famiglia. Rafforzava nei genitori la coscienza nelle loro responsabilità educative. Formava confraternite. Suscitava la cooperazione dei parrocchiani...

La santità forse non è nient'altro che questo: assolvere in modo straordinario le proprie incombenze quotidiane. Esse possono essere pesanti, questo ce lo conferma lo stesso don Giovanni Maria Vianney che per ben tre volte cercò di fuggire di nascosto dalla parrocchia per ritirarsi in solitudine, ma l'obbedienza e il pensiero dell'amore di Dio lo ricondussero ogni volta al suo posto.

"Se almeno il Signore non fosse così buono!" diceva il curato d'Ars, "ma è così buono!" e questo pensiero lo sostenne nelle prove della vita.

Concludo con una preghiera da lui composta, e citata anche da papa Benedetto:

"Vi amo mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi fino all'ultimo respiro della mia vita.

Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente di morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarVi.

Vi amo Signore, e la sola grazia che Vi chiedo è di amarVi in eterno.

Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io Vi amo, desidero che il mio cuore Ve lo ripeta ad ogni mio respiro.

Vi amo, o mio Divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me; e perché Voi mi tenete crocifisso quaggiù per Voi.

Mio Dio, fatemi la grazia di morire nel amandoVi e sentendo che io Vi amo. Amen"

 

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