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TESTO Commento su Rm 8,24-25

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Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (27/10/2009)

Brano biblico: Rm 8,24-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Ciò che si spera, se visto non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza."

Come vivere questa Parola?

Questa pericope si aggancia a un'affermazione importante. S. Paolo ci assicura che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gioia futura che dovrà essere rivelata in noi" (8,18). Viviamo dunque in clima di attesa. Anzi, più precisamente di speranza. Ciò significa che non vediamo il realizzarsi delle promesse, non stringiamo in mano, nelle nostre esperienze di vita, una felicità piena, un bene perfetto. Ma questa nostra condizione che non esula da cammini accidentati, faticosi, a volte anche dolorosi, è pur sempre una condizione lieta nella speranza. Ecco, la speranza teologale, la speranza cristiana è proprio questa. Non ha nulla a che fare con la speranza di vincere un terno al lotto o d'imbattersi nella migliore occasione per l'acquisto di beni terreni.

La speranza non è la dea fortuna dei pagani. La speranza cristiana non si coniuga coi desideri di una vita comoda, facile e lieta al riparo da ogni sfida. Anche se la sua luce piena e gioiosa del Giorno eterno, è consolazione che impregna pure i giorni del nostro cammino di "pellegrini e stranieri" quaggiù.

Perché non ammetterlo? Più di un pensatore denuncia una reale crisi di speranza, oggi. La terapia? Attendere con quella perseveranza di cui dice S. Paolo. Ed è il coraggioso decidersi per una fede che in Gesù è divenuta letizia di speranza nelle sue promesse: "Sarete con me per sempre". "E ritornerò". È il Risorto che s'impegna con noi dentro la sua parola: luce di quel gioioso vivere per sempre, affrancata da ogni male che è il frutto eterno della sua redenzione.

Signore, fa' di me un uomo, una donna di speranza. Dammi occhi in cui l'attesa piena della felicità del dopo diventi pace e gioia di "adesso".

La voce del Papa Benedetto XVI

Noi abbiamo bisogno delle speranze - più piccole o più grandi - che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere.
Dall'enciclica "Spe Salvi"

 

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