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TESTO Un misto di iniquità e nostalgia di Dio

mons. Antonio Riboldi

II Domenica di Avvento (Anno B) (05/12/1999)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Credo vi siate posti la stessa domanda di fronte al modo di pensare e di vivere del nostro tempo, anche nella intimità della famiglia, che è a dir poco sconcertante. Da una parte si fa una grande professione di onestà, di giustizia, di amore, tanto da sembrare tutti un "regno di perfetti" che non hanno bisogno di correzioni di rotta; dall'altra siamo come circondati ed immersi, in atteggiamenti, modi di pensare e di vivere che contrastano con quanto professiamo. Al punto che non di rado si irride a ciò che è onesto, come se l'onestà in ogni lato della vita fosse una civiltà superata da un'altra che ha regole diverse. E non si capisce bene da quale "verità e giustizia e amore" è ispirata. Si fanno elogi alla fedeltà dell'amore, come un principio irrinunciabile; poi si accetta come necessità, anzi come giusta realizzazione della propria felicità, di avere un amante che in tanti casi è diventato come un segno della libertà moderna e non come una palese grave ingiustizia...

Si hanno parole di fuoco contro ogni forma di emarginazione che sconfina a volte nella più crudele miseria che annienta l'uomo e poi si fa della conquista della ricchezza l'idolatria più diffusa che non fa più né arrossire, né indignare: pur sapendo che l'attaccamento al danaro è la radice di tante o di tutte le povertà.

Non si sa più quale poesia comporre per inneggiare alla castità che è l'abito celeste del cuore che si diffonde sul corpo; poi sfacciatamente e concretamente si innalzano altari a tutte le pornografie che irridono ad ogni dignità.

Queste fanno delle persone "cose": distruggendo allo stesso tempo la meravigliosa verità che ogni espressione del nostro corpo, della nostra sessualità, è dono che eleva la persona, la illumina... Non ultimo, non c'è chi di noi sconfessi il comandamento dell'amore al prossimo che sulla bocca di Gesù è la legge grandissima della vita – una legge simile nella sua grandezza alla stessa legge che ci fa amare Dio – e nella realtà quotidiana non si contano più i peccati che facciamo contro chi ci è vicino, senza contare che siamo ben lontani dal "farci vicini" a chi dovrebbe contare sul nostro amore, come gli "ultimi".

Potremmo continuare all'infinito questo elenco di "doppiezze" che sono purtroppo lo stile della vita di molti e forse nostra: un terribile groviglio che potrebbe dannarci.

Se... Se sulla nostra strada non si affacciasse la bontà del Signore a rompere l'equivoco o la perversità dei nostri cuori. "Mostraci, Signore – ci fa oggi pregare la Chiesa – la tua misericordia e donaci la tua salvezza".

E Dio si fa incontro all'uomo che è sempre stato questo misto di iniquità e nello stesso tempo di nostalgia di Dio; di menzogna e di sete di verità; di egoismo e di bisogno di amare e di essere amato; di voglia di ricchezza, come di sufficienza personale e di senso di povertà che fa sentire il calore insostituibile degli altri; di desiderio di immergersi nella palude delle più vergognose bassezze e di voglia di "ali" che portino lontano da ogni chiazza di fango.

Dio si fa vicino sempre, con "pazienza": ossia quasi rispettando i limiti della debolezza dell'uomo, la sua incapacità a farsi coinvolgere dalla luce fino a sconfessare subito e tutte le tenebre che ha dentro di se.

Lo dice l'apostolo Pietro che ha conosciuto la pazienza di Cristo: "Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. 11 Signore non tarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono: ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2 Pt 3, 8-14).

Ecco le due parole che ci spiegano l'atteggiamento vero di ogni cristiano in questo Avvento, attesa del Natale del Signore: "pazienza" e "pentimento". Ossia un lasciarsi pazientemente convertire, cambiare dalle mani di Dio, incominciando a capire ciò che è verità e bene davanti a Lui e ciò che noi abbiamo costruito o accettato come "una nostra verità di vita", "un nostro modo di esistere", come dicevamo sopra, che risulta essere diverso e contro Dio. Non è a questo punto la via del Signore che va aggiustata, ma è la nostra che va corretta in modo da orientarsi su quella di Dio. Un orientamento necessario. Giovanni Battista aveva di fronte al suo tempo una generazione che non differiva molto dalla nostra: aveva lo stesso modo di pensare e vivere. Ed era un'ipocrisia forse non avvertita che Gesù sferzerà. a sangue: "Ipocriti, razza di vipere, sepolcri imbiancati" dirà ai farisei e a quanti come loro costruiscono due vie nella vita: la propria, quella che percorrono indifferenti ad ogni legge divina, e quella di Dio che è solo sulla bocca.

E avverte la sua gente dell'accostarsi di Dio. "Verrà dopo di me uno che è più forte di me... Io vi ho battezzati con acqua, ma Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo" (Mc 1, 1-8). Prepara tutti all'incontro con Gesù. "Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati".

Credo che oggi ci sia bisogno di ridiventare tutti come Giovanni Battista, rivestiti del suo abito penitenziale per ridire la stessa verità: "Convertitevi e preparate le vostre vie al Signore".

 

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