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TESTO Commento su Gn 3,1-2

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Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (06/10/2009)

Brano biblico: Gn 3,1-2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Dalla Parola del giorno

Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico».

Come vivere questa Parola?

Giona, raggiunto da una chiamata di Dio che lo scomoda, sceglie la via della fuga. Non oppone un rifiuto verbale, ma volta le spalle imbarcandosi per non vedere, chiude l’orecchio rifugiandosi nell’angolo più riparato della nave per non sentire, consegna la mente all’intorpidimento del sonno per non capire. Un atteggiamento che potrebbe far sorridere, ma in cui, se letto in profondità, potremmo riconoscere alcuni comportamenti che, almeno in certe occasioni, si cade anche oggi.

Il nostro Dio è un Dio-Parola, un Dio-dialogo. Così lo presenta la Bibbia fin dalle prime pagine. Egli tratta l’uomo da partner e lo coinvolge nel suo progetto di salvezza, ne vuole fare un corredentore sia per quanto riguarda se stesso, con la corrispondenza alla grazia, sia per quanto riguarda gli altri, con la testimonianza verbale e vitale. Un compito non privo di difficoltà ma che dimostra l’infinita fiducia di Dio che non viene meno neppure di fronte alle nostre cadute e meschinità.

È la Sacra Scrittura stessa a documentarlo, come in questo caso. Dio mette Giona nella condizione di riflettere, di riconoscere il suo sbaglio facendolo passare per la penosa prova del buio, in cui il silenzio di Dio lo getta (di cui è immagine l’episodio del cetaceo che lo ingoia), ma poi rilancia la sua chiamata. È a quel “sì” rifiutato che bisogna tornare per riallacciare il dialogo interrotto. E allora la luce tornerà a inondare il cuore, rischiarando la via, così che si ritrovi il colore della gioia.

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi porrò in ascolto del Signore con piena disponibilità, certo che Lui mi contatta quotidianamente e mi chiede di rendermi nelle sue mani strumento di salvezza.

Ti ringrazio, Signore, per l’immensa fiducia che continui a nutrire nei miei riguardi, nonostante la fragilità di cui ho più volte dato prova. Come il “Servo di YHWH”, ti chiedo di fare ogni giorno attento il mio orecchio e di sostenermi perché non opponga mai resistenza.

La voce della santa patrona d’Italia

Ogni gran peso diventa leggero, sotto questo santissimo giogo della volontà di Dio.
S.Caterina da Siena

 

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