PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Scegliere la sapienza

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/10/2009)

Brano biblico: Sap 7,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,17-30

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Secondo una prassi diffusa (detta "pseudoepigrafia"), l'autore del Libro della Sapienza attribuisce la propria opera a Salomone, vissuto molti secoli prima: è un modo per collocarsi nel solco della grande tradizione sapienziale d'Israele. I cc. 7-9 ci presentano la figura di Salomone, dietro la quale si intravede naturalmente l'esperienza personale dell'autore. Salomone vi si presenta come un semplice uomo, uno come gli altri, che non è nato sapiente. Né la nobiltà dei natali né qualunque altra caratteristica assicura a priori la sapienza, che deve essere a un tempo conquistata con l'impegno e ricevuta in dono da Dio. Tutte e due queste cose presuppongono un intenso desiderio: Salomone ha desiderato e cercato la sapienza, l'ha corteggiata come una bella donna. Ha pregato per essa. Il testo si rifà qui al racconto di 1Re 3,4-15 (cf. 2Cr 1,3-12), dove il giovane re, all'inizio del proprio regno, chiede a Dio il dono della sapienza. Salomone ha considerato attentamente le varie realtà preziose, oggi si direbbe i valori, mettendoli a confronto. Il testo parla di potere, ricchezza, salute, bellezza fisica, luce degli occhi. La sapienza conferisce beni superiori, porta con sé "tutti i beni" (v. 11). A che cosa serve la ricchezza unita alla superbia (coppia ben assortita, cf. Sap 5,8; 1Gv 2,26)? Al contrario, la sapienza è quanto di più produttivo e fruttuoso si possa dare (cf. 8,5). La sua nobile bellezza, che le guadagna l'amore di Dio, è ben in grado di far innamorare un uomo e di essere l'amore di tutta la sua vita (cf. 8,2-3). A che serve vedere la luce del sole se poi "la luce della giustizia non è brillata per noi, né mai per noi si è alzato il sole" della verità (5,6)? La sapienza è "riflesso della luce perenne" (7,26), non tramonta e supera la stessa morte (cf. 8,13.17).

Consideriamo in particolare il potere, "scettri e troni" (v. 8): Salomone infatti è un re. Proprio chi "si diletta di troni e di scettri" deve onorare la sapienza, perché solo con essa si può evitare la trappola della sete di dominio regnando bene e per sempre (cf. 6,21). Il potere del sapiente è la regalità dell'uomo signore della creazione, creato "perché domini sulle creature" (9,2, e siamo nella grande preghiera per chiedere la sapienza). La sapienza è virtù regale per eccellenza, in quanto permette di regolare la propria vita e il mondo in modo conforme al progetto di Dio, e dunque per il bene e la vita; una vita che, si intravede oramai chiaramente, per il giusto si estende addirittura oltre la morte (cf. 1,15; 15,3).

Bisogna mettere da parte ogni irresoluta ebetudine e calcolare bene che cosa convenga ricercare, stabilendo priorità e accordando una decisa preferenza a ciò che risulta più pregevole. Non c'è nessun motivo per il quale si debba presumere di essere nati già sapienti, come spesso sembra invece avvenire: è indispensabile una scelta decisa e precisa. Occorre prima di tutto chiarirsi le idee: che cosa scelgo? Che cosa desidero veramente? Dove voglio arrivare? Chi voglio diventare? Che cosa chiedo al Signore? La sapienza è essenzialmente dono, e va chiesta con fiducia e perseveranza (cf. 8,21). Occorre anche "alzarsi presto" e "vegliare"; ma essa stessa verrà incontro a chi la cerca, perché desidera farsi trovare (cf. 6,14-15). "Chi chiede riceve, e chi cerca trova" (Mt 7,8; Lc 11,10). Che cosa sto cercando?

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

Ricerca avanzata  (54936 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: