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TESTO Commento su Ne 8,10-12

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Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/10/2009)

Brano biblico: Ne 8,10-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

Dalla Parola del giorno

Neemia disse al popolo: “Andate, mangiate carni grasse, bevete vino dolce e mandatene porzioni a chi non ne ha, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro. Non vi rattristate perché la gioia del Signore è la nostra forza

Come vivere questa Parola?

Neemia, nel suo scritto sacro, narra il fatto che la festa agricola del raccolto viene trasformata in un momento assembleare all’insegna della fedeltà di Dio e della sua gioia.

Esdra, lo scriba, porta il libro della legge di Mosè nella piazza del tempio. Lo apre sovrastante tutta l’assemblea e benedice Dio, l’Altissimo a nome di tutti. Il popolo in atteggiamento di grande venerazione, esprime il proprio consenso, rispondendo Amen, Amen. Ecco: è in questa atmosfera di piena apertura a Dio che Neemia, Esdra e i leviti, cioè le guide religiose e politiche unite dalla viva partecipazione al culto, esortano il popolo a uscire da qualsiasi atteggiamento di tristezza per vivere, anzi, un momento di gioia: quella gioia che ravviva e fortifica il cuore dell’uomo. È proprio questo che vale la pena di fare nostro nella pausa contemplativa.

Signore, la vita ha le sue fatiche e le sue durezze, a volte. Ma c’è un segreto non solo per sopportarle, ma per trasformarle in occasione di crescita spirituale. Ed è la GIOIA che viene da te.

Essa viene in noi come un fiotto d’acqua viva, se al Signore crediamo con fede che diventa respiro di fiducia trasformata in atteggiamento di amore.

Dio della mia gioia e del mio canto. Non permettere mai che mi attardi in ripiegamenti su di me, in ‘trappole’ di scoraggiamento e tristezza.

La voce di un grande papa

La gioia che scaturisce dalla grazia divina non è un'allegria superficiale ed effimera. E' una gioia profonda, radicata nel cuore e capace di pervadere l'intera esistenza del credente. Una gioia che può convivere con le difficoltà, con le prove, addirittura - per quanto ciò possa sembrare paradossale - con il dolore e la morte. È la gioia del Natale e della Pasqua, dono del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto; una gioia che nessuno può togliere a quanti sono uniti a Lui nella fede e nelle opere.
Giovanni Paolo II

 

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