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TESTO I pubblicani e le prostitute ci precedono nel regno

mons. Antonio Riboldi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/09/1999)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Capita a tutti di sentire giudizi e commenti sulle persone che ci sono vicine o ci passano accanto. E' difficile, per non dire impossibile, che si salvi qualcuno. Tutti più o meno veniamo qualificati in buoni e cattivi. Cosa sia poi la bontà o la cattiveria nel giudizio della gente è difficile dirlo. A volte anche noi cristiani che "frequentiamo la Chiesa" ci sentiamo autorizzati a crederci i migliori: addirittura qualcuno – e speriamo scompaia questa presunzione che offende l'amore che Dio ha per gli uomini – pensa che fuori della Chiesa non c'è nessuna bontà. Come a dire: tutti i buoni siamo noi; tutti i cattivi sono gli altri.

Così ci parla oggi il profeta Ezechiele: "Dice il Signore: "Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commesso. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà" (Ez 18, 25-28).

Capitava spesso a Gesù di trovarsi a parlare davanti ad una folla che ripeteva i nostri stessi sbagli e giudizi. C'era chi si riteneva giusto, come gli scribi e i farisei. Loro – almeno in apparenza – osservavano la legge del Signore a spaccare il pelo, arrivavano a giudicare persino l'operato di Gesù, il Giusto per eccellenza, che secondo loro era un "peccatore" perché guariva di sabato. Una pretesa da folli. Assomigliavano molto al primo figlio di cui parla il Vangelo oggi. E la loro era una giustizia priva di amore. Non solo giudicavano spietatamente gli altri, ma addirittura passavano alla condanna a morte di chi aveva sbagliato. Ricordiamo l'adultera colta in flagrante e portata davanti a Gesù per essere lapidata. E per i farisei si salvavano ben pochi. Ma era una "loro giustizia" che si fermava, ripeto, alle apparenze: apparenze esibite in maniera sfacciata, tanto sfacciata da meritare da Gesù il titolo di "sepolcri imbiancati". All'infuori di loro non vi erano giusti; vi erano samaritani, pubblicani, prostitute, gentili: tutta gente da condannare; tutti emarginati dalla giustizia; tutti da buttare.

Ma per Gesù la giustizia è un'altra cosa: è un atto di amore che parte dal Cuore di Dio, si fa volontà, come il comando del padre al figlio nella parabola di oggi, ed attende una risposta che sia carica di amore più che di apparenze. Conta con quanto amore si fa ciò che il Padre chiede. E tante volte "fare la sua volontà" è duro. Viene da dire no o di fare resistenza. Poi si dice un sì sofferto; ma si dice. Madre Teresa di Calcutta un giorno raccontava questa parte del "secondo figlio della parabola" in questo modo. Ad una giovane che le aveva chiesto in un convegno: "Rifarebbe la stessa vita se rinascesse?" Tra lo sbalordimento generale rispose:: "Sapendo quanto costa ciò che chiede il Signore, sono tentata di dire" "no". Alla meraviglia scandalizzata che si era diffusa nella sala, dopo un attimo di silenzio replico con questo fascio di luce: "Ma sapendo quanto mi vuole bene e quanto Gli voglio bene, credo proprio che tornerei a dirGli di si". E' facile immaginare il fragore dell'applauso.

E se la "giustizia" è questa risposta "intima" all'amore, come si fa a distinguere chi è giusto e chi non lo è? Come si fa a misurare il cuore dell'uomo? Dio solo lo conosce. L'unica cosa che possiamo fare è quella di misurare ciò che siamo. E non è sempre facile: per farlo esattamente dovremmo partire da quanto Dio ci ama, e in quella luce capire quanto Lo abbiamo amato o non amato.

Sarà capitato a tutti, credo, di incontrare persone semplici che non la pensavano come noi, che addirittura avevamo classificato o l'opinione comune aveva classificato come poco di buono, che ci hanno sbalordito, venendo a stretto contatto, per la tanta bontà che avevano e che forse neppure loro sapevano di possedere.

Un fatto per tutti. Erano passati pochi giorni dal terremoto nel Belice. Si viveva tutti i grandi disagi nelle prime tende. Un malessere che faceva cadere le dimensioni. Una notte incontrai fuori dalla mia tenda un uomo, Paolo, noto in paese per il suo disprezzo per la Chiesa e i preti. Un "pubblicano" direbbe il Vangelo di oggi. Capii che voleva chiedermi qualcosa e non ne aveva il coraggio. Feci io il primo passo; ma la risposta fu: "Ho bisogno di niente". Così la seconda notte. Finché si fece coraggio e mi espose la sua richiesta di aiuto. "Sono molto malato e non posso vivere in tenda. Potrei riparare una piccola casa che ho in campagna ma non ho mezzi". "Se è tutto qui, risposi, è un gioco da bambini. Dimmi quanto ti occorre e avrai tutto". "Ma io sono un peccatore. Non me la sento per ora di confessarmi", ribatte. "Non ti aiuto perché ti confessi: ti aiuto perché ti amo. E l'amore non mette mai condizioni. Ama perché ama". Una risposta che lo sbalordì. Rapidamente caddero le paure e gli steccati. Dietro la facciata del peccatore Paolo, c'era una incredibile bontà ed onestà. Visse poi e morì essendo un esempio per tutti. "I pubblicani vi passeranno davanti nel Regno di Dio" commentai.

 

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