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TESTO Tutti mangiarono e furono saziati

mons. Antonio Riboldi

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/08/1999)

Vangelo: Mt 14,13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

E' nello stile del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura in genere, con poche pennellate presentare un fatto che immette in dimensioni che poco hanno a che vedere con la cronaca delle cose che siamo abituati o a narrare o a leggere noi uomini. E nel Vangelo il punto focale è sempre Gesù, attorno a lui "la folla" che interpreta le folle di tutti i tempi. "In quel tempo – narra Matteo – quando Gesù udì della morte di Giovanni Battista, partì su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi: congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano: date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14, 13-16).

Appaiono tante cose in questo breve racconto. Anzitutto certamente il grande dolore di Gesù nell'apprendere della morte di Giovanni Battista. Era il Suo precursore, "la voce nel deserto che aveva preparato la via", arrestato e trucidato dalla malvagità umana che crede di poter avere la meglio spazzando via la verità e l'amore. Gesù non proferisce una sola parola di denuncia, o condanna, o altro. Il Vangelo così descrive la reazione di Gesù: "partì, prese una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto". Come a voler dare un senso a tutto quanto accadeva. C'è un perché in tutto e di tutto: un perché scritto nel cuore di Dio e che si può cogliere solo se si è capaci di ritirarsi, come Gesù, in disparte – quasi a prendere le distanze dalla brutalità degli uomini – in un luogo deserto, che è sempre il luogo dell'incontro con la Parola del Padre che svela i suoi perché. Non è "fuggire" dagli uomini disprezzandoli, come facciamo spesso noi, ma prepararsi ad incontrarli sulla scia dell'amore.

E Gesù viene raggiunto dalla folla, quella silenziosa folla, che in tutti i tempi non riesce ad avere voce e cerca Uno che sia la sua Voce, il compimento dei suoi inespressi desideri. Gesù era diventato, in poco tempo, un punto di riferimento, diremmo noi oggi: Uno da cui ci si aspettava tanto, non sapendo neppure cosa sarebbe stato questo "tanto". Potremmo dire, Gesù era la speranza: per chi era malato e desiderava tornare alla salute, Anche quando la malattia non dava più speranza, come la cecità. Per chi sognava libertà e non ne aveva mai neppure conosciuto il significato. Per chi voleva forse ritrovare se stesso, la sua verità, il senso della vita, stanco delle contraddizioni che sono a prima vista le regole della vita di questo mondo. Gesù non aveva nulla – come può sembrare a tanti ancora oggi – che esprimesse "potenza". La Sua forza era tutta lì in quello che era: era "povero" al punto che la sua stessa esistenza quotidiana era affidata alla bontà di chi Gli era, attorno, Lo amava: non aveva "appoggi", non dava sicurezze. Ma a tutti appariva chiaro che in Lui vi era ciò che non era negli uomini e che superava tutti gli uomini.

Dalla sua parola si aveva come l'impressione che si aprissero i cieli con tutto il loro splendore: si doveva avere come la sensazione che tutto Gli era possibile, come solo a Dio era possibile. Soprattutto che aveva un amore per tutti, soprattutto per loro "folla" che non contava, da sentirsi in Lui e con Lui al sicuro. Tanto da crearsi tra Lui e la folla una autentica simpatia. E Gesù ricambia tutto, tanto che "dimentica" il dolore, scende dalla barca, si fa vicino, partecipa alla "passione" che agita la folla" e interpreta la loro speranza con due segni: guarendo i loro malati e sfamandoli moltiplicando i pani. Su quella folla che Lo aveva inseguito, come si insegue una speranza, quasi a scegliere ciò che il mondo non offriva, quel giorno Gesù deve essere apparso come un fiotto di luce, di sicurezza che veniva direttamente dal Cielo.

E se con tanta facilità e amore aveva espresso il bene di cui era capace, cosa si nascondeva di ancora più grande in Lui che sicuramente sarebbe esploso a suo tempo? Ce lo descrive Isaia: "0 voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente: comprate e mangiate senza denaro e senza spesa, latte e vino. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete" (Is 55, 1-5).

Ho come l'impressione che oggi, in maniera planetaria, la gente, "la folla", sta cercando "chi dia speranza", "chi sia capace di farla uscire dal ghetto di cose senza speranza" in cui ci si sente come condannati. E Gesù come sempre, fedele al suo grande amore per l'uomo, è lì, in disparte, "fuori da questo dannoso baccano", ad attenderci. Pronto a confermare anche con "segni", se fosse necessario, quanto ci vuole bene. Lui sta sempre alla nostra porta e discretamente bussa.

A volte ci blocca la paura di buttarci nelle sue braccia, chiudendo gli occhi, come un bimbo in braccio a sua madre. Una paura che dovremmo imparare a superare, pensando che i nostri piedi si reggono solo sulla debolezza e l'incertezza.

 

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