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TESTO Il regno dei cieli è simile al lievito

mons. Antonio Riboldi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/07/1999)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Ha fatto scalpore a livello nazionale una notizia che aveva dell'inverosimile. Si era alla fine dell'anno scolastico. In Campania, in tante scuole, tra le altre attività, si concludeva una certa solennità e con manifestazioni varie una serie di iniziative che il Provveditorato aveva promosso da due anni e che avevano come fine quella di "formare una coscienza civile contro la criminalità organizzata". Anche noi Vescovi, fin dal 1982 avevamo indicato nella scuola un luogo privilegiato per formare gli alunni ad un concetto di vita e soprattutto ad una esperienza di vita che privilegiasse l'amore come forza e dignità dell'uomo. Amare è la sola luce dell'anima e dell'uomo. "Vera nobiltà dell'uomo, vera grandezza dell'uomo, sola ricchezza, è ogni atto di amore, anche il più piccolo che si possa fare". "Degrado dell'uomo, che non dà alcun prestigio, ma suscita solo compassione, è qualsiasi atto di violenza che si compie contro l'uomo". Erano un poco le linee fondamentali su cui si voleva costruire una coscienza nuova negli alunni di ogni ordine e grado.

Se si potesse raccogliere la vastissima documentazione dei lavori fatti, delle inchieste compiute, delle proposte avanzate, dei piccoli lavori teatrali allestiti in cui si metteva alla gogna ogni criminalità, dei libri artigianalmente messi insieme da circoli didattici o scuole medie o istituti superiori, verrebbe fuori una nuova coscienza di civiltà dell'uomo davvero storica.

Anche se con ritardo la camorra intuì il pericolo che conteneva, per il "ruolo che credeva di assumere nella coscienza di tanta gente", questa educazione capillare e passò direttamente a pesanti minacce rivolte un poco a tutti coloro che avevano a che fare con tale educazione. Le minacce si potevano riassumere in questa frase: "A scuola non si parli di camorra" che è quanto dire a noi educatori "giù le mani dalla coscienza o dalla speranza di un domani dignitoso". Conosciamo di persona quanto sia illimitata la violenza e prepotenza della malavita organizzata. Conosciamo sempre di persona quanto sia cieca ed irrazionale, pronta ad ogni vendetta perché dell'uomo non ha alcun rispetto. Ma non si doveva accogliere la minaccia. Il farlo sarebbe stato aprire il campo a chi semina la zizzania, rovinando o impedendo il raccolto che può essere buono: e noi avremmo finito di essere "lievito e sale della terra". Temevamo la paura dei genitori, insegnanti o altri: che non ci fu se non in minima parte.

Ricordo che, proprio in quei giorni di minacce, fui invitato in manifestazioni per una coscienza cristiana contro ogni violenza: e furono manifestazioni affollate, con tutta la vivacità che conoscevo da tempo. Era bello vedere tanti fanciulli, adolescenti e giovani ergersi con entusiasmo a voler affermare la gioia di vivere in libertà, amore, verità e giustizia lontani da ogni forma di cattiveria che offenda o diminuisca l'uomo. Era come ammirare un mattino di "resurrezione", di "novità." profondamente radicata nelle coscienze che sano ancora "campi buoni per il seme della parola".

Sono abituato, alla fine degli incontri, a lasciare come una traccia di riflessione da tenere sempre presente come punto di riferimento in qualunque età e momento della vita: "Un giorno capirai che morire non è smettere di vivere, ma è smettere di amare".

Ho voluto ricordare tutta questa attualità, meditando il Vangelo: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno. La zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo" (Mt 13, 24-43).

Mai come ai nostri giorni vi è un gettare errori, dubbi, addirittura mali che si insinuano nel quotidiano della vita di ciascuno, della famiglia, della società, al punto da soffocare a volte anche il buon seme.

Basta rendersi conto dell'enorme importanza dell'informatica che è detta la nuova caratteristica del nostro tempo.

Non c'è quasi più modo di difendersi da tutto ciò che radio, televisione, giornali, riviste, ci sfornano ogni istante: idee, sottili insinuazioni sulla verità, suadenti accoglienze del male che poi diventa sfacciata professione di immoralità che si credono civiltà necessarie. Il tutto pare una diabolica operazione di smantellamento delle linee di nobiltà che le mani di Dio avevano formato nel profondo della nostra coscienza e della nostra vita: fino al punto da ridurci "mostri", ma con occhi talmente appannati o stravolti da farci ammirare tali cose come bellezze. Bellezze agli occhi di chi? Impastate dalle mani di chi?

Si ha come l'impressione che la violenza della zizzania sia tanta e sottile che non risparmia più niente e nessuno, fino a penetrare nel sacro della Chiesa, nel sacro della famiglia, nel sacro delle comunità religiose, nel sacro della coscienza di ciascuno.

Tutto ciò – dice Gesù - è avvenuto o avviene, mentre tutti dormivano. Ed è vero. Credo che si è dormito troppo. O meglio si "sono chiusi gli occhi" su troppe cose che lentamente hanno demolito la cattedrale della nostra felicità e dignità. Quando si "tengono aperti gli occhi" e si grida al male come vere sentinelle dell'uomo, c'è il rischio che il mondo ci lanci minacce, come fa la camorra. L'importante è continuare a "tenere gli occhi aperti".

 

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