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TESTO Commento su Marco 7,31-37

padre Paul Devreux

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (06/09/2009)

Vangelo: Mc 7,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,31-37

31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Gesù sta evangelizzando i lontani, e gli portano un sordomuto. Chi riesce a portare una persona bisognosa da Gesù, è un buon evangelizzatore.

Per aiutarlo, Gesù deve guadagnare la sua fiducia e deve creare il contesto giusto. Per questo lo allontana dalla folla dei curiosi, un po' come quando ci invita ad andare nel deserto per poterlo incontrare. A questo servono oggi le chiese, i santuari, i boschi e tutti i luoghi dove posso fermarmi.

Solo dopo Gesù può cominciare a comunicare con lui, partendo dalle sue sofferenze, e per farlo Gesù usa il linguaggio dei gesti. Toccando le orecchie e la lingua gli tocca il cuore della sua sofferenza. Solo dopo alza gli occhi al cielo e prega affinché guarisca.

Questa guarigione di Gesù è importante quanto quella della moltiplicazione dei pani, perché, come dice la gente, è segno che è in grado di fare bene tutte le cose, ma principalmente che è in grado di aiutarci ad ascoltare. Questo era per loro un segno messianico.

Ma questo è importante anche oggi per noi. Moltissime sofferenze, ingiustizie e anche malattie sono dovute alla nostra incapacità di ascoltare (parola ripetuta 1100 volte nella Bibbia). Direi anche che l'essere povero o ricco dipende molto dalla nostra capacità di ascoltare e di parlare.

Sono un dono grandissimo, che ci viene dagli altri che parlandoci ed esprimendoci i loro ragionamenti ci insegnano a parlare anche noi e a poter dire la nostra e questo è un processo di apprendimento che comincia da bambini e che non finisce mai.

Oggi, se i vescovi raccomandano di fare gruppi di ascolto della parola durante la settimana, oltre alla messa festiva, è proprio perché sono occasioni per conoscere meglio Gesù e per imparare a comunicare, come lo faceva lui che era un maestro di vita e di comunicazione.

Il più grosso miracolo che il Signore possa fare rimane quello di aprirci, di renderci disponibili all'ascolto della sua parola, ricordando che ascoltare nel linguaggio biblico significa capire e saper mettere in pratica il consiglio, perché la sordità è fonte di isolamento, di povertà e di malattie. Pensate, per fare un esempio semplice, a chi non riesce a smettere di fumare pur sapendo che fa male. E' un esempio banale che fa capire che la sordità non è un semplice problema di udito, ma riguarda la capacità di mettere in pratica ciò che capisco. A questo concetto possiamo associare tutti i comandamenti e principalmente quello dell'amore.

Signore donaci di cogliere ogni possibilità di ascoltare e di imparare come dono prezioso.

 

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