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TESTO Commento su Sl 116/114-115,5-6

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (13/09/2009)

Brano biblico: Sl 116/114-115,5-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 8,27-35

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Dalla Parola del giorno

“Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.”

Come vivere questa Parola?

A parlarci nella prima lettura, oggi, è il profeta Isaia che ci presenta la figura del “Servo di YHWH”.

Schiacciato dai suoi oppressori, fatto oggetto di insulti e violenze, il Servo si appoggia fiducioso su Dio nella certezza che Lui lo assiste, gli è vicino e gli rende giustizia. Da notare il verbo al presente: fin d’ora Dio “mi è vicino e mi rende giustizia”!

In teoria ben sappiamo che ciò vale per ogni oppresso, ogni indifeso, ogni piccolo. Ma quando la prova mette a cimento la nostra fede, certe convinzioni rischiano di vacillare.

La risposta che la liturgia ci suggerisce con il salmo responsoriale, ci fa scavalcare l’ostacolo per tuffarci fiduciosi tra le braccia di un Dio che “ascolta il grido della mia preghiera” e “verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui l’invocavo”. Un Dio misericordioso, che “protegge gli umili”, i miseri. Un Dio su cui posso sempre contare perché si interessa di me come se fossi l’unico al mondo, mi previene nelle difficoltà offrendomi il sostegno della sua grazia, mi è accanto sempre, anche quando non ne percepisco la presenza.

Ma allora, perché non ci sottrae alla sofferenza, perché permette certe mostruosità? Perché ha creato l’uomo libero e non ritrae i suoi doni neppure quando ne facciamo un uso distorto e perché solo nel crogiuolo della prova l’uomo matura fino a raggiungere la piena statura di Cristo, cioè la sua realizzazione.

Oggi, nel mio rientro al cuore, accoglierò il mistero del dolore, mio e degli altri, senza pretendere di capirlo e di giustificarlo, ma illuminandolo con la certezza che anche da esso l’infinità bontà di Dio sa trarre il bene. Con il salmista pregherò:

Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera.

La voce di un santa di oggi
Ti ho disegnato sul palmo delle mie mani ( Is 49,16 ).

Ogni volta che Dio guarda il palmo della sua mano, io sono là. In momenti di sofferenza, di solitudine, di umiliazione, di fallimento, ricorda che sei nelle mani di Dio.
Madre Teresa di Calcutta

 

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