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TESTO Un problema di tutti: la vocazione

mons. Antonio Riboldi

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (25/04/1999)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Quando si pronuncia la parola "vocazione", viene quasi la tentazione in tanti miei amici che mi incontrano in Internet: "E' un problema che non mi riguarda".

Non so se per affermare che la "vocazione" è una scelta di pochi, chiamati da Dio ad una vita "diversa", ma al servizio tra gli uomini, il servizio di amore che Dio ha per gli uomini, e quindi riguarda pochi, pochissimi e subito ti sbrighi dicendo "non è affare che mi tocca". Diciamolo francamente: questo è un modo totalmente sbagliato di pensare la vita.

Affermo subito che la vocazione è il "senso della vita" di ciascuno: se per vocazione intendiamo il perché Dio ci ha fatto dono della vita. Un perché che non può certamente esaurirsi nei nostri piccoli o grandi disegni di vita terrena che muoiono con noi e non sono il senso pieno e vero della vita.

Se è vero, come è vero che la vita è "il grande dono di amore fattoci dal Padre da Cui ha origine tutto e tutti "senza del quale nulla può esistere", è altrettanto vero che un Padre come Dio, pensando alla nostra vita deve averle dato un fine, una vocazione, che altro non è che il disegno del suo amore che noi siamo chiamati a vivere. Il disegno di Dio, ossia la prova di amore, può essere il matrimonio, il più comune, o altro: o un disegno del tutto particolare, come quello del sacerdozio o della vita totalmente a lui consacrata. Dio, nella sua infinita bontà: Lui che sa molto bene come provvedere al nostro sommo bene che e la felicità eterna, ragione ultima della nostra esistenza, a ciascuno di noi affida una via da percorrere, una vocazione su cui costruire la santità e quindi la felicità: ma nello stesso tempo questo disegno o vocazione non è mai solo un bene che si ferma alla persona, ma è un dono al servizio degli altri. Questo vale per chi è chiamato a formare una famiglia o per qualsiasi altra forma di vita.

Ci sono poi disegni di Dio, o vocazioni, (sempre modi proposti dal Padre per intrecciare un dialogo di amore, o fare la sua volontà) che hanno il compito di rendere presente Dio stesso tra gli uomini: o vivendo una vita totalmente dedita a Lui, come fosse un matrimonio, ed è la vita consacrata, frati e suore che hanno lo stupendo compito di rendere visibile e possibile la vita del Regno già qui. Una grande provocazione alla vita del mondo che non conosce ne bene, né eternità o addirittura chiamati a "essere pastori. del gregge" non solo indicando le vie della salvezza, ma addirittura offrendo la salvezza con i Sacramenti. Basta pensare all'Eucarestia, al Sacramento della riconciliazione. E questi sono i preti, che forse indegnamente, sono Gesù presente ed operante in mezzo agli uomini che hanno tanto bisogno di chi dia certezze, verità e vita. Quando il Signore nei suoi misteriosi piani che sono stati poi i passi della mia vita, avevo solo dodici anni: una vocazione nata da una domanda apparentemente innocua del mio vescovo il beato Shuster, vescovo di Milano.

"Ti piacerebbe essere prete?" mi chiese fissandomi negli occhi. In un primo momento gli risposi di "no". Poi, Dio solo lo sa, ci riflettei e fui portato da Dio a dire "si". Ho vissuto la mia storia di prete e di vescovo in mezzo ad un tempo e ad un'umanità non certamente facile. Ma ho sempre e ovunque respirato il bisogno degli uomini di incontrare Dio, forse senza saperlo, e tante volte lo scoprirono proprio nella presenza del sacerdote. Un uomo povero, debole, che presta le sue mani a Dio per dare una mano a chi è caduto; presta la sua voce a Dio perché Lui dica le Parole di vita, presta il suo cuore perché Dio mostri il suo amore. E non ho timore nell'affermare che è stata davvero bella questa vocazione, questo essere pastore, amico dell'uomo, un amico come Gesù che non tradisce mai, ma ti ama veramente fino a dare la vita.

Oggi sono pochi quelli che hanno tanta generosità di dire al Signore "Manda me". Ci soffermiamo sui mali del mondo, li condanniamo, ma non ci sentiamo di sporcarci le mani, giocando la vita nel farsi chiamare da Dio. Senza accorgercene finiamo di accodarci al "gregge senza pastore" che metteva tanta compassione nel cuore di Gesù che raccomandava ai discepoli: "Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe".

Ho conosciuto da vicino tanti uomini e donne, preti o suore che davvero erano la meraviglia di una vita che tutti vorremmo incontrare o essere.

Ho stampato nel cuore gli incontri con Madre Teresa di. Calcutta. In questi giorni siamo tutti pieni di stupore per Padre Pio. Queste sono le meraviglie che Dio costruisce quando trova gente disposta a farsi chiamare.

Ad un sacerdote che sembrava condannato a vivere la sua vita da parroco rinchiuso solo nella sua Chiesa, fino al punto da pensare di andarsene, un laico, di quelli che sembrano non interessi Dio, venuto a conoscenza del proposito del parroco disse: "Non se ne vada, Parroco. E' vero noi passiamo davanti alla sua Chiesa senza entrare: ma il solo sapere che lei è lì a pregare per noi, è grande conforto". E se scrivo su Internet è per essere questo conforto di tanti che vagano nel villaggio del mondo, come se fossero in un inaccettabile deserto.

"Pregate allora anche voi, perché Dio mandi operai nella sua messe".

 

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