TESTO Il Corpo e il Sangue del Signore
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (02/06/2002)
Vangelo: Gv 6,51-58
«51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
La festa del Corpus Domini (del Corpo e del Sangue del Signore) è stata istituita nel lontano 1264 dal papa Urbano IV. Nella bolla di istituzione quel papa con stile ardente e tono appassionato dice: "In quel giorno le devote folle dei fedeli accorrano con amore alla Chiesa e allora clero e popolo in gioia comune elevino canti di lode, i cuori e le aspirazioni; le bocche e le labbra risuonino degli inni di letizia salutare. Allora esulti la fede, tripudi la speranza, renda omaggio la devozione, sia giubilante la purezza e pervasa di gaudio la sincerità".
L'invito alla gioia non ci trova impreparati, nonostante i molti luoghi comuni che, ancor oggi, descrivono la religione cattolica troppo rigida, rigorista e nemica della "carne" e del "corpo".
Eppure, noi oggi festeggiamo un corpo, una persona. Ci rallegriamo e ci incantiamo, perché saziati del Corpo di Cristo. Lo adoriamo, lo incensiamo, lo portiamo in processione trionfalmente, perché è la cosa cui teniamo di più al mondo. E' infatti insieme alla nostra consolazione, tutta la nostra salvezza. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha voluto consegnarci per sempre il suo corpo: ne ha fatto un banchetto, una gioia purissima, una festa inebriante.
Ha soccorso così ogni sforzo della nostra mente, rendendo più semplice la nostra ricerca, la nostra conoscenza e la nostra adorazione. Un "corpo" è sempre a portata di. mano e di.labbra. "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato. noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. Queste cose vi scriviamo perché la vostra gioia sia perfetta". (1 Gv. 1,1-4)
Corpo e sangue: Gesù mette tutto se stesso nel gesto dell'offerta. Partecipando all'Eucarestia, ci mettiamo anche noi sulla sua via. Ci basta un pezzetto di pane e un sorso di vino. Mistero profondo! Dio si mangia e si beve. Certo, qui c'è il mistero, ma c'è soprattutto il Signore, il più attivo, il più pieno di amore, il più vicino, il più accessibile, il più realmente presente. A lui possiamo aprire il cuore e le labbra; a Lui leviamo i nostri occhi stupiti e sorpresi, nella contemplazione del suo amore.
La nostra fortuna, la nostra gioia, la nostra esaltazione e la nostra speranza sono racchiuse qui in questo Corpo che ci è stato dato. Qui il nostro pellegrinaggio finisce e ricomincia; qui si ferma per un momento, quasi temendo di avere troppo osato; da qui, riparte per ricominciare quasi spinto da troppa gioia. E' un Corpo glorioso, risorto, sollevato nella gioia e penetrato dalla luce. Quando mangiamo questo Corpo, muore in noi tutto ciò che deve morire e risorge tutto ciò di cui dobbiamo vivere. Sentiamo dentro di noi il sussurro di un sentimento filiale che continuamente suggerisce che noi siamo di Dio e Dio è nostro, anche se continuiamo la nostra vita.
Ci sembra di non essere più gli stessi, mentre sentiamo che la pace è comunione con tutti, perfino con i nostri mori da cui ci sentivamo separati.
Questo Corpo ci rende trasparenti e accessibili perché l'amore di Dio è come la linfa vitale che circola da noi agli altri e dagli altri a noi. Il Corpo. il pane. il miracolo del Corpo. il miracolo del pane. il pane che è sull'altare è fatto dai chicchi di grano, prima sparsi sulle colline e ora macinati e riuniti in un unico pane. Ma, coloro che mangiano di questo pane, sono radunati in un solo Corpo e diventano il grande Corpo dei figli di Dio.
Ora, la loro vita è tutta in questo Corpo che va nuovamente offerto, dato e consegnato agli altri, perché si purifichino, si convertano e si consolino.
Il Corpo di Cristo: ecco il miracolo dell'amore! Ma, quel miracolo attende come risposta un altro miracolo: quello di credere e di amare a nostra volta.
In questa festa, simboli e allusioni si moltiplicano: il pane quotidiano, il pane manna dell'Esodo, il pane spezzato, il pane che unisce e che, diviso, nutre tutti; il vino delle nozze, il sangue sacrificale, il sangue versato da Colui che muore per gli atri, il sangue, sede di vita.
In questa festa la nostra gioia rivive nel canto degli antichi inni, ricchi di poesia e di teologia. Ora ne rileggiamo uno: "O sacrum convivium" attribuito a S. Tommaso d'Acquino: "O sacro banchetto, in cui Cristo è assunto come cibo, si commemora la sua passione, l'anima è ricolma di grazia e noi riceviamo il pegno della gloria futura".
Dunque, in questa festa, noi festeggiamo un Corpo, una Persona, per questo, ci rallegriamo, ci consoliamo. e ci incantiamo. (Duilio Farini)