TESTO La testimonianza dei Maccabei e il Martirio
Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (23/08/2009)
Vangelo: Mt 10,28-42
«28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Alla vigilia del giorno che ricorda il martirio di Giovanni Battista (29 agosto), la nostra Chiesa Ambrosiana ci fa meditare sul rischio della fede, chiamata tra le persecuzioni, le contrarietà e le prove a credere nella provvidenza di Dio che guida la nostra vita, e a sperare nella ricompensa sicura della vita per chi la perde per causa sua: “chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Vivere la fede, da sempre, richiede una scelta coraggiosa e controcorrente, non solo per le ostilità esterne, ma anche per la fragilità e la lotta interiore che l’esercizio della fede richiede. Lo sguardo realistico sulle difficoltà della fede ci rende credenti adulti, capaci cioè del salto di fiducia piena nelle promesse e nelle garanzie dateci da Cristo e da Dio.
1) LE PAURE
“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo”. Il martirio per la fede è una costante nel popolo di Dio, come ci dice oggi il martirio per la fede dei fratelli Maccabei e della loro madre. Era l’anno 167 a.C. per mano di Antioco Epifane, usurpatore greco in terra di Israele. Dice la madre esortando i figli alla fedeltà: “Senza dubbio il Creatore dell’universo, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi”. La Chiesa dei primi secoli è fiorita tra le persecuzioni: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, diceva Tertulliano. Ma il martirio è divenuto anche realtà contemporanea entro un mondo dominato da regimi totalitari anticristiani e aggredito da un sempre più violento fondamentalismo islamico e indù. S’è fatto un bilancio del secolo scorso: 26,7 milioni di uccisi per odio alla fede e alla libertà. Ma il XXI secolo segna già ogni settimana persecuzioni e uccisioni di cristiani, in particolare quelli che si spendono nel servizio missionario e della carità.
“Abbiamo questo tesoro in vasi di creta”, dichiara san Paolo, che si sentiva tanto provato da contrasti esterni e da debolezze interne. L’elenco delle sue sofferenze è impressionante; ma ben puntiglioso è il suo coraggio: “Siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi”. Uomo di fede, Paolo vi legge una motivazione di fondo: “Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”. Gesù chiama i suoi discepoli a condividere la sua obbedienza corredentrice; per questo ha detto: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre..; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. Divisioni anche in famiglia proprio per la questione della fede e del comportamento morale che essa esige. Dramma così comune oggi nel contrasto tra una generazione crescita nello spirito di fede e una con una fede dilapidata dalla cultura secolarizzata! Quanto davvero drammatica è la scelta, e quindi l’angoscia, di chi vuol obbedire alla parola di Gesù: “Chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. O anche solo la trepidazione di fronte all’altra parola: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.
2) LA SPERANZA
La forza e la speranza del credente sta anzitutto in un fatto: Dio non ha abbandonato nel sepolcro il suo Cristo, vertice ed emblema di ogni martirio. Perciò siamo certi che non abbandonerà anche noi, “convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui” (Epist.). La croce di Gesù fu il gesto della estrema debolezza umana che poneva tutta la sua forza nella potenza di Dio; tale è anche la nostra speranza. Lui, dice Paolo, “fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con lui per la potenza di Dio a nostro vantaggio” (2Cor 13,4). La potenza che ha dispiegato in lui, la dispiegherà anche per noi: “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria,.. illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere .. qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,17-20).
Secondo motivo della nostra speranza nella prova è la promessa della premura di Dio: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri”. Il vertice della serenità del credente è la certezza della Provvidenza divina, del suo amore gratuito, fedele e misericordioso, della promessa fatta da Gesù per noi, sue pecore, che “il Padre mio, che me le date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” (Gv 10,29). E anche nelle prove, “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Noi contiamo molto davanti al cuore di Dio: “Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste” (Mt 7,9.11). “Non preoccupatevi per la vostra vita..” (Mt 6,25).
“Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. Anche l’aiuto, la condivisione con l’operaio del vangelo che vive situazioni precarie e perseguitate, è risorsa di ricompensa grande. Così è per chi sostiene l’opera dell’apostolato, non sempre in situazioni di prestigio o fortuna: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta”. Pensiamo oggi ai missionari o alle Chiese in luoghi di persecuzione: quanto grande, e stimato dal Signore, è l’aiuto e il sostegno per loro!
“Perfino i capelli del vostro capo sono contati”. Sentirsi guardati e guidati in ogni situazione da Dio che è padre, e sapervici abbandonare, è la profonda esperienza dei Santi. Il beato Carlo De Foucauld così pregava: “Padre mio, io mi abbandono a te. Sono pronto a tutto, accetto tutto. Rimetto la mia anima nelle tue mani, con una confidenza infinita, perché tu sei il padre mio”.