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TESTO Commento su Matteo 14,13-21 (o Matteo 14,22-36)

a cura dei Carmelitani   Home Page

Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (03/08/2009)

Vangelo: Mt 14,13-21 (o Mt 14,22-36) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

1) Preghiera

Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre,
e assisti il tuo popolo,
che ti riconosce suo pastore e guida;
rinnova l’opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura

Dal Vangelo secondo Matteo 14,13-21

In quel tempo, avendo udito della morte di Giovanni Battista, Gesù partì su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma Gesù rispose: “Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare”. Gli risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci!”. Ed egli disse: “Portatemeli qua”.

E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.

Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore.

3) Riflessione

• Contesto. Il cap.14 di Matteo in cui è inserito il racconto della moltiplicazione dei pani propone un itinerario che guida il lettore a una scoperta progressiva della fede in Gesù: dalla mancanza di fede da parte dei compaesani al riconoscimento del Figlio di Dio, passando attraverso il dono del pane. I concittadini di Gesù sono meravigliati della sua sapienza ma non comprendono che essa agisce dietro le sue opere. Inoltre avendo una conoscenza diretta della famiglia di Gesù, di sua madre, dei sui fratelli, e delle sue sorelle non riescono a cogliere in Gesù che la sola condizione umana: è il figlio del falegname. Non compreso nella sua patria, d’ora in avanti, Gesù vivrà in mezzo al suo popolo, al quale dedicherà tutta la sua attenzione e la sua solidarietà, guarendo e nutrendo le folle.

La dinamica del racconto. Matteo ha narrato con cura l’episodio della moltiplicazione dei pane. L’episodio è racchiuso fra due espressioni di transizione in cui si riferisce che Gesù si ritira «in disparte» dalle folle, dai discepoli, dalla barca (vv.13-14; vv.22-23). Il v.13 non serve solo come transizione ma ci offre la ragione per cui Gesù si trova in un luogo deserto. Tale espediente serve a creare l’ambiente in cui avviene il prodigio. L’evangelista concentra il racconto sulla folla e sull’atteggiamento di Gesù nei riguardi di essa.

Gesù è commosso nelle viscere. Al momento in cui Gesù arriva s’incontra con una folla che lo attende; al vedere le folle ne è commosso e guarisce i loro malati. È una folla «stanca e abbattuta come pecore senza pastore» (9,36; 20,34). Il verbo che esprime la compassione di Gesù è davvero pregnante: a Gesù «gli si spezzò il cuore»; corrisponde al verbo ebraico che esprime l’amore viscerale materno. È lo stesso sentimento provato da Gesù davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11,38). La compassione è l’aspetto soggettivo dell’esperienza di Gesù, che si rende effettiva con il dono del pane.

Il dono del pane. Il racconto della moltiplicazione dei pani si apre con un’espressione, «venuta la sera» (v.15) che introdurrà il racconto dell’ultima cena (Mt 26,20) e anche quello della sepoltura di Gesù (Mt 27,57). A sera quindi, Gesù invita gli apostoli a dar da mangiare alla folla. In mezzo al deserto lontano dai villaggi e dalle città. Gesù e i discepoli si trovano dinanzi a un problema umano molto forte; dar da mangiare a quella folla numerosa che segue Gesù. Ma essi non possono attendere a questo compito di provvedere ai bisogni materiali della folla senza il potere di Gesù. La loro risposta immediata è quella di rimandarli a casa. Di fronte al limite umano Gesù interviene e compie il miracolo sfamando tutta le gente che lo segue. Dar da mangiare è qui la risposta di Gesù, del suo cuore che si spezza di fronte a un bisogno umano molto concreto. Il dono del pane non solo è sufficiente a saziare la folla ma è così sovrabbondante che si ritiene necessario raccogliere gli avanzi. Che Matteo abbia dato un significato eucaristico all’episodio della moltiplicazione dei pani è dato dal v.19b: «e alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli»; anche il ruolo dei discepoli è ben evidenziato in quella funzione di mediazione tra Gesù e la folla: «e i discepoli li distribuirono alla folla» (v.19c). I gesti che accompagnano il miracolo sono identici a quelli che Gesù compirà più tardi nella «notte in cui fu tradito»: alza gli occhi, benedice i pani, li spezza. Da qui il valore simbolico del miracolo: può essere considerato un’anticipazione dell’Eucaristia. Inoltre il dar da mangiare alle folle da parte di Gesù è «segno» che lui è il messia e che imbandisce un banchetto di gioia per tutta l’umanità. I discepoli apprendono da Gesù che distribuisce loro i pani il valore della condivisione. Un gesto simbolico che contiene un fatto reale che va oltre l’episodio stesso e si proietta nel futuro: nella nostra eucaristia quotidiana, dove riviviamo quel gesto del pane spezzato, necessita che venga moltiplicato lungo l’arco della giornata.

4) Per un confronto personale

• Ti impegni a compiere gesti di solidarietà verso coloro che ti sono vicini o condividono più da vicino il cammino della vita? Dinanzi ai problemi molto concreti dei tuoi amici o parenti sai offrire il tuo aiuto e la tua disponibilità a collaborare per una via di soluzione?

• Gesù, prima, di spezzare il pane, alza gli occhi al cielo: tu sai ringraziare il Signore per il dono quotidiano del pane? Sai condividere con gli altri, specie con i più poveri, i tuoi beni?

5) Preghiera finale

Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge, Signore.
Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,

perché confido nei tuoi giudizi. (Sal 118)

 

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