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don Roberto Seregni   Home Page

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/07/2009)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Dopo il grande rifiuto e lo scandalo dei suoi compaesani, ci saremmo aspettati di tutto dal nostro Rabbì, ma questo brano - che Marco aggancia a quello di domenica scorsa - ci deve fare davvero riflettere.

La strategia missionaria di Gesù può apparire come una vera follia, destinata a un grande fiasco: snobbato dalla sua gente, opera pochissime guarigioni, si meraviglia della loro incredulità e che decide di fare? Invia i suoi discepoli in missione. Grande Gesù!

Noi avremmo aspettato tempi migliori o riproposto una campagna pubblicitaria per far salire il consenso popolare. Gesù no. La partenza in missione non si fonda sull’ampiezza del consenso o sui pronostici dell’accoglienza, ma sull’urgenza del Vangelo.

Mi piace moltissimo questa partenza segnata subito dalla possibilità del rifiuto. E Gesù è chiarissimo su questa eventualità, tanto da dare indicazioni ben precise: “se non vi ascoltassero... se non vi accogliessero...” (v.11).

In questo invio in missione è chiarissima una cosa: Gesù affida un compito, ma non garantisce il risultato. Il Suo rifiuto a Nazareth e il martirio del cugino Giovanni narrato da Marco immediatamente dopo l’invio in missione, chiariscono benissimo questa prospettiva. Non esiste il soddisfatti o rimborsati. Il discepolo non deve misurarsi sulla quantità del risultato, cioè sul successo in termini numerici o di visibilità; ma sulla qualità e lo stile dell’annuncio.

A questo punto vorrei chiarire che l’annuncio del Regno non è affare di preti, frati e suore. L’annuncio missionario è vocazione essenziale della comunità cristiana, di tutta la comunità cristiana. Nessuno si può sentire escluso o esonerato.

Obiezioni possibili.

Ma io lavoro tutto il giorno, sono sempre in quell’ufficio dalla mattina alla sera!

Benissimo! In quell’ufficio puoi portare la parola di Gesù e lo stile rivoluzionario del Vangelo.
Ma io sono anziano e non esco mai di casa!

Benissimo! Hai un sacco di tempo per pregare e sostenere chi lavora ogni giorno sul campo.

Ma io sono impegnato con l’università, non ho tempo per la parrocchia o il volontariato!

Benissimo! L’università sarà la tua missione, il luogo dove ricercare la coerenza con il Vangelo e l’annuncio vitale dello stile di Gesù.

Ma io faccio già del bene perché lavoro nel sociale, cosa posso fare di più?

Benissimo, continua a fare quello che fai, ma fallo con lo stile del Vangelo e cerca Gesù in ogni fratello e sorella che incontri.

Coraggio, cari amici! Lo Spirito ci chiama ad una nuova primavera del Vangelo. Non perdiamoci a misurare o contare, cerchiamo invece la fedeltà radicale al Vangelo e la gioia dell’annuncio. Appassioniamoci a Cristo e alla Sua Parola. Interroghiamo le nostre comunità e chiediamo che lo Spirito ci svegli dalle nostre statiche sonnolenze, ci liberi dall’immobilità dell’autoreferenzialismo e ci faccia sperimentare la brezza della libertà e della leggerezza indispensabili nell’annuncio del Regno.

Buona settimana
don Roberto
robertoseregni@libero.it

 

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