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TESTO La speranza, virtù da svegliare ogni giorno

mons. Roberto Brunelli

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (28/06/2009)

Vangelo: Mc 5,21-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Il Vangelo racconta di due don­ne guarite, una potenza che e­sce da Gesù, una mano che ti prende per mano. Per riportare nel mondo la speranza promessa dalla prima lettura: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte (Sap 1, 13-15).

Nel breve tragitto tra la sponda del lago e la casa di Giàiro è come se Gesù fosse ancora sulla barca in balìa della burrasca, assediato da una folla che porta il veleno della malattia e della morte. Dalla tem­pesta sul lago alla tempesta della vita: la gente che preme, il vento della disperazione, le onde della sofferenza. Il cuore, sorretto dalla parola di Dio, dice vita, l’esperien­za risponde morte. Eppure nelle creature del mondo c’è salvezza: germoglio che deve ancora fiorire, seme da cui germo­glierà l’albero grande. Riprendia­mo a sillabare lo stupore dell’esistenza: tu, mio familiare, mio ami­co; tu, fratello sconosciuto, tu por­ti salvezza. Dio ti ha fatto buono e sano, senza radice di veleno: tu do­ni salute all’anima. Davanti a te Dio ha gridato: «Come sei bello, figlio mio!».

«Figlia mia» dirà Gesù alla donna guarita, con una parola dolcissima. Adesso sì sei figlia, ora sì guarita e libera, ora che il cuore impaurito di felicità ode Dio che ti chiama per specchiarsi nei tuoi occhi. Ora a tua volta darai salute.

Il racconto per due volte parla di fede. Quella della donna è quasi su­perstizione, quella di Giàiro è fede sopraffatta d’amore per la figlia.

Forse poca cosa, eppure a Dio ba­sta. E noi dovremmo, come Gesù, godere di ogni segno minimo di fe­de, di ogni appartenenza parziale, essere amici della fede a frammen­ti di ogni creatura. Fragile fede, che per questo ha ancora più bisogno di Lui.

Ciascuno di noi è quella fanciulla di dodici anni nella casa del pianto. Ciascuno ha qualcosa di morto dentro, per ciascuno Gesù ripete: «Talità kum!», giovane vita, alzati! Riprendi la gioia, la lotta, la sco­perta, l’amore. La fanciulla che dorme è la spe­ranza, virtù bambina che occorre svegliare ogni giorno, farla alzare, rimettere in cammino. Gesù dice: «Àlzati», verbo di ogni nostro mat­tino, quando ogni giorno è come il giorno di Pasqua. Là dove l’uomo si è fermato, Dio fa ripartire, ridà bel­lezza a ciò che è appassito, vertica­lità a ciò che è stanco. Su ogni creatura, su ogni fiore, su o­gni uomo scende la benedizione delle antiche parole: tu sei porta­tore di salvezza! «Talità kum»: alza­ti, rivivi, risplendi!

 

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