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TESTO Quante pecore smarrite!

mons. Antonio Riboldi

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/09/1998)

Vangelo: Lc 15,1-32 (forma breve: Lc 15,1-10) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-32

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Ogni settimana ha il suo carico di male e di bene che ci viene messo agli occhi, ma più ancora davanti alla nostra responsabilità.

Si viene a scoprire la grande diffusione della pedofilia: un orrendo male che mostra a quali abissi di corruzione è capace l'uomo del nostro tempo. Una corruzione che non si ferma alla persona, ma coinvolge bambini e bambine, divenuti merce per il più vergognoso dei mercati, la pedofilia.

Ha ragione Gesù quando duemila anni fa, disse: "Guai a chi da scandalo a uno di questi piccoli: sarebbe meglio per lui mettersi una macina da mulino al collo e gettarsi in mare!" Non ci sono parole per descrivere il ribrezzo che si prova di fronte a simili notizie. Così come è infinito lo sdegno che viene nel solo pensare che piccole creature vengano 'usate' per piaceri ignobili. Ma che c'è rimasto dell'uomo in costoro: l'uomo che porta l'impronta della bellezza del Padre? E come si ha il coraggio di anche solo toccare un bambino o una bambina per soddisfare istinti che non albergano neppure negli animali? E come non sentire un dolore profondo per la devastazione che si fa dell'innocenza di tanti bambini? Bambini e bambine che escono da questa tristissima esperienza con un ricordo che oscura la bellezza e la gioia, come se una pennellata di nero avesse per sempre sporcato il cielo della loro innocenza? Il male che si fa al cuore di questi piccoli è enormemente più grande del male che si può arrecare al loro corpo.

Fa arrabbiare anche il solo pensare che Internet, questo stupendo mezzo di comunicazione, possa divenire lo strumento di questa ignominia dell'anima. E' mai possibile che nel villaggio globale non conosca la pulizia che vi è sempre nei villaggi: una pulizia che rende bello lo stare insieme?

Un'altra piaga che sta conoscendo nuova recrudescienza è la violenza cieca della criminalità organizzata che oramai spara sul mucchio, non badando più se uccide avversari o innocenti. Tanto che ognuno di noi può cadere nel mirino delle loro pistole, magari tornando serenamente a casa in macchina, come avvenne ad una mamma qui vicino.

Ma il pensiero su queste amarezze, non chiudono il cielo della speranza. Anzitutto quella speranza che appare luminosa fino a diradare le tristi nubi della cronaca nera. Una speranza che si fa sentiero di futuro, di civiltà, nel ricordo di Madre Teresa di Calcutta che così il S. Padre ha voluto dipingere: "Nel sorriso, nei gesti e nelle parole di Madre Teresa, Gesù ha camminato ancora sulle strade del mondo come Buon Samaritano e continua a farlo nelle Missionarie e nei Missionari della Carità, che formano la grande famiglia DA LEI FONDATA".

Ma c'è qualcosa di più. Dietro ai grandi peccati che abbiamo ricordato sopra, ci sono sempre uomini e donne con cui Dio – Padre – ha come ingaggiato una vera battaglia per 'recuperarli', nella conversione e riconciliazione. Ce lo racconta Gesù nella parabola della pecore smarrita. Il buon pastore lascia le 99 pecore nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non ritrova. Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e li invita ad una festa. Ancora meglio la sua misericordia, il suo grande cuore, teso a recuperare chi sbaglia, Gesù lo racconta nella parabola del buon Pastore.

Suscita davvero tanta meraviglia in noi questo amore infinito del Padre che non si rassegna a perdere del tutto un figlio, qualunque cosa abbia fatto.

Davvero Dio non è come noi. All'arma della repressione, tipica degli uomini, che difficilmente convince chi sbaglia, Dio usa l'arma dell'amore che quando riesce a farsi strada anche nel peggiore degli uomini, cambia radicalmente. Riveste di nuovo.

L'indignazione allora si fa preghiera perché Dio trovi ascolto in chi sbaglia. E' possibile che si possa desistere dal male? L'esperienza di noi vescovi o semplici pastori di anime, ci conferma la verità del Vangelo. E' davvero possibile e capita che la festa della pecora smarrita o del figlio prodigo che torna a casa si ripeta e tante volte. Nel silenzio delle meraviglie di Dio che non trovano mai posto sui mass media. Per fortuna!

 

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