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TESTO Una festa di nozze

don Romeo Maggioni   Home Page

IV domenica dopo Pentecoste (Anno B) (28/06/2009)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Un’altra immagine, e tra le più affascinanti, del Regno di Dio: è una grande festa di nozze cui ogni uomo è invitato. Chi si sposa è il Figlio stesso di Dio con la nostra umanità, che vuol unire a Sé per un destino di intimità con la Trinità.

Tocca ad ognuno di noi accogliere l’invito e rispondere di sì. Deve essere un sì che impegna la vita, perché i doni di Dio, benché gratuiti, sono esigenti.

Ogni domenica a messa risuona questo invito: “Beati gli invitati alla Cena del Signore”. La Chiesa ci mette sulle labbra la stima e la trepidazione davanti a tanto dono: “Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa”.

E’ invito immeritato, Signore; però lo stimo e ne sono lusingato: sono i sentimenti e la preghiera che oggi la Parola di Dio vuole suscitare in noi.

1) VENITE ALLE NOZZE

Ecco la più bella storia del mondo: una storia d’amore! C’era una volta un Dio felice, tanto felice che volle condividere con altri la sua felicità. Questo Dio viveva d’amore: erano tre Persone che si volevano bene, che si scambiavano reciprocamente gioia infinita, in totale trasparenza e condivisione assoluta. Una soddisfazione perenne! Un giorno Dio decise di sposare l’umanità per introdurla nella sua famiglia, nella sua vita, nel suo amore. Avvenne con l’Incarnazione del Figlio. “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio”. Sì, Dio sposa suo Figlio; Gesù è innamorato dell’umanità, ci ama con passione. “Ecco, ho preparato il mio pranzo; venite alle nozze!”. Questo sposalizio è iniziato per ognuno di noi col battesimo; è cresciuto lungo la vita coi vari appuntamenti alla cena eucaristica, fino al compimento definitivo quando “il Signore preparerà per tutti i popoli un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto...” (Is 25,6-7).

Troppo grande è l’avvenimento - è lo sposalizio dei secoli! - e Dio rinnova l’invito, con insistenza. San Paolo sognava di fare di ogni suo cristiano un partner entusiasta in questo sposalizio: “Io provo per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta a” (2Cor 11,2). Ma Dio rimane deluso: “Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire; non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero”. Storia amara di una umanità ribelle, incomprensibile stupidità che snobba i doni di Dio per diventare creduloni di idoli e meschinità! Parole di un'attualità bruciante! - “Come volete che vada a messa? Non ho che la domenica per fare footing o tennis...”, - dice uno. “E’ l’unico giorno per andare al lago!”. Come è possibile che si arrivi a preferire i nostri piccoli affari all’invito di Dio?! Certamente la maggior parte non si rende conto di quel che fa. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), deve continuamente pregare Gesù dalla croce.

E Dio non si ferma. “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Ciò è accaduto per i giudei del tempo di Gesù: “A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti” (Mt 21,43). La distruzione di Gerusalemme “data alle fiamme” nell’anno ’70 ne era stata una immagine tragica. Oggi è per noi d'ammonimento: se diciamo di no all’invito, ce ne sono cento altri che prenderanno il nostro posto. L’invito di Dio è per tutti gli uomini, gratuito e generoso: “Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”. Nessuno può dire: io non sono stato invitato, io non ho avuto il dono della fede. L’occasione è data a tutti. Dio offre ad ogni uomo una grazia sufficiente ed efficace per la salvezza. Solo che non sfonda la porta della nostra libertà. Stimola, ma è discreto e rispettoso. Tocca a noi la responsabilità di un sì o di un no che determina il nostro destino.

2) AMICO, PERCHE’ SENZ’ABITO NUZIALE?

Aderire a Dio è cosa seria. Corrispondere all’amore di Dio che ha dato la vita per noi, richiede altrettanto rigore e totalitarietà. Ci sorprende il contrasto tra la larghezza nell’invito e la rigidità della selezione. “Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?”. L’abito nuziale sono le opere di giustizia che esprimono la coerenza e la sincerità della nostra risposta. Quando l’umanità giungerà alle soglie dell’eternità, sarà come “una sposa pronta - dice l’Apocalisse - per le nozze dell’Agnello; e le fu data una veste di lino puro splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi” (Ap 19,7-8). Dio ci rispetta troppo, non vuol fare di noi degli assistiti: la salvezza non è automatica, richiede accoglienza, collaborazione e responsabilità.

Il castigo è severo: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. E’ “la seconda morte” (Ap 20,14). San Paolo oggi non è meno drastico: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né depravati, né sodomiti (cf. Lett.), né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. Parlando dell’Eucaristia, ancora Paolo ci mette in guardia di non trovarci indegni davanti al Mistero: “Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,29). Forse abbiamo bisogno di ricuperare un po’ il senso della trascendenza di Dio, o per lo meno, la serietà. E non essere faciloni nel dire: Vado a far la comunione senza confessarmi spesso, tanto non ho peccati! Non confondiamo la misericordia di Dio con l’indifferenza. C’è pure scritto: “Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti” (Mt 13,41-42).

“Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Tutti vengono alla chiesa, ma... chi fa il cristiano seriamente così da meritarsi la salvezza? Non ci è assicurato il posto in paradiso perché abbiamo il nome sul registro di battesimo, o perché frequentiamo la chiesa e siamo del giro. “In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità” (Mt 7,22-23). Questa parola mette un po’ in crisi la nostra facile sicurezza: né l’abitudine né il culto festivo è sufficiente. Il Signore vuole il cuore e la vita!

“Ma voi siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio” (Epist.). Come Lot, siamo stati strappati da una “generazione malvagia e adultera” (Mt 16,4). Ogni domenica la cena di Dio ci è imbandita. Cresciamo in questa “consuetudine” con Dio per non rimanere estranei al banchetto eterno che Dio imbandisce in cielo per noi.

 

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