TESTO Dimorare nell’amore
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
VI Domenica di Pasqua (Anno B) (25/05/2003)
Vangelo: Gv 15,9-17
«9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Il tempo pasquale e la nostra conversione alla gioia ci portano oggi al cuore del messaggio cristiano, a ciò che ha permesso che la buona notizia perforasse i secoli fino a giungere credibile ed intatta ai nostri giorni, a ciò che davvero può essere considerato l'assoluto del vangelo: Dio è amore e non può che amare.
E' solo perché facciamo l'esperienza di essere amati da Dio che finiamo col dirigere il nostro cuore sulle sue strade. L'amore: parola un po' abusata, ad essere sinceri, desiderio profondo dell'uomo, normalmente usato nel riferimento alla relazione di coppia, al desiderio, all'attrazione, sentiamo spesso usare questa parola, dal talk-show di turno alla ennesima soap opera o alla commedia natalizia che permette di sognare amori impossibili e favole moderne.
La realtà, spesse volte, è meno poetica: fatica ad amare, coppie in difficoltà, persone che rinunciano ad amare, rapporti tra genitori e figli appesantiti da possessioni ed egoismi.... Mai come in questo tempo l'uomo manifestata in mille modi il desiderio di essere amato, eppure mai, come in questo tempo, questo desiderio è svilito, castrato, tarpato. L'amore si vende, si esalta, si smercia, si abbellisce, il sentimento, che nel nostro cuore viene trattato come un'emozione da gestire a proprio uso e consumo, rischia di lasciare l'amaro in bocca.
Quante coppie sperimentano il fallimento del loro rapporto, scontrandosi con le concrete esigenze del quotidiano! Non è diventato il mito della modernità, l'amore? In un tempo di insicurezze e di crollo degli ideali, non ci si rifugia forse in questo sogno di tenerezza che viene talmente caricato di attese da diventare irrealizzabile? Mistero della contraddizione umana! Sentiamo che siamo fatti per qualcosa di straordinariamente grande e bello (l'amore, appunto), eppure questo desiderio non riusciamo a realizzarlo in pienezza.
Amici: Dio ha qualcosa da dire su tutto questo. Sì: l'unico a poterne parlare con cognizione di causa, di questo amore, visto che l'ha creato, è proprio Lui. Perché allora rivolgerci alle cisterne screpolate dei venditori di sogni invece che accostarci alla sorgente che zampilla fredda acqua dissetante? Dio, oggi, il nostro Dio, ci racconta che è vero, l'amore è la cosa più importante della vita dell'uomo.
L'essere nel cuore di qualcuno, essere apprezzato e stimato per quello che si è in profondità, non per quello che si appare o si costruisce, l'essere prezioso nella memoria di qualcuno, essere avvolto da una tenerezza che fa dimenticare il dolore, questo e solo questo è il pieno destino dell'uomo. Viviamo la nostra vita elemosinando amore, viviamo la nostra vita nella segreta speranza di vedere il nostro cuore colmato di gioia. Ebbene: tenetevi forte: Dio la pensa allo stesso modo, Gesù è venuto perché (lo dice lui!) la nostra gioia sia piena (non a pezzettini) e per farlo dona la sua vita (e scusate se è poco).
L'unico problema: trovarci. Già, spesse volte il circuito d'amore viene interrotto dalle nostre lentezze e chiusure, dalla nostra fatica e dal nostro peccato. Se capissimo che Dio ci chiede soltanto di lasciarci amare! Di lasciarci raggiungere dalla sua misericordia! Ed è ovvio che l'amore cambia, mi cambia. Già lo fa l'amore di una persona. Figuriamoci l'amore di Dio! Un amore senza condizioni, gratis, Dio non ci ama perché amabili ma – amandoci – ci rende amabili e capaci di superare la parte oscura che abita nel profondo di ciascuno di noi.
E, di fatto, Giovanni nella sua prima lettera ci chiama ad essere testimoni dell'amore. Con i fatti. Amare l'altro (chiunque esso sia) significa mettere lui al centro della mia attenzione, significa lasciare che la sua vita, i suoi interessi, il suo modo di essere venga rispettato, accolto, valorizzato. Così facendo il mondo invece di essere un circuito di gente che si sbrana, potrebbe essere già un pezzo di Regno in cui, nella concretezza del nostro limite e del perdono da dare e ricevere, uno potrebbe sinceramente stare a proprio agio.
Essere cristiani significa guardare l'altro (chiunque esso sia) negli occhi e dirgli: "Ti voglio bene". Magari non sono d'accordo su come la pensi, su cosa fai, ma ti voglio bene, desidero il tuo bene, ti aiuto, per quanto io ne sia capace, a raggiungere il bene. E il sentirsi amati, credetemi, sposta il mondo. Questa fatica, dell'uscire dal proprio modo di vedere, che è poi la prima cosa concreta da fare per amare, l'ha conosciuta bene la prima comunità cristiana, tutta chiusa in una visione ristretta della fede e della salvezza e che spinta a forza dallo Spirito Santo ha dovuto capire che il Signore voleva allargare il suo disegno di salvezza ad ogni uomo.
Fratelli: o la nostra comunità, nella coscienza dei propri limiti, si lasci avvincere dall'amore di Dio per diventare testimone credibile di questo amore, o la nostra fede diventa inutile osservanza. Se il nostro cuore non brucerà più d'amore il mondo morirà di freddo.