TESTO Mostrami la tua Gloria!
SS. Trinità (Anno B) (07/06/2009)
Vangelo: Gv 15,24-27
«24Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
Non è facile conoscere Dio. Tutti lo cercano, come Mosè: “Mostrami la tua gloria!”; ma anche lui ha solo potuto vederlo alle spalle: “Ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vederlo” (Lett.).
E’ lo sforzo di ogni forma religiosa. Ma non tutte le ipotesi sono la verità su Dio. Anzi. Per essere radicali nella sincerità, l’evangelista Giovanni scrive: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Anche quando si parla di “monoteismi” (l’ebraico, il cristiano e il musulmano), bisogna distinguere bene, perché non sono per nulla la stessa cosa!
Oggi impariamo da Gesù a conoscere il vero volto di Dio e la strada sicura per giungervi a capirne qualcosa.
1) LA STRADA PER DIO
C’è in ogni uomo come una “nostalgia” di Dio. Forse perché, dice Agostino, “ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Perché cioè siamo fatti “a immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1,26) e come una sua impronta qualifica la nostra più profonda identità. Questo, che chiamiamo “senso religioso”, si sviluppa poi in una ricerca, appunto in ipotesi, a partire anche dal creato, opera certamente di un Architetto mirabile: "Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute" (Rm 1,20). E’ questa una strada possibile, praticata da filosofie e da varie religioni. Ma è intuizione confusa, anzi inquinata da un pregiudizio e da un sospetto, che lascia spazio all’ambiguità e alla problematicità quando si pone di fronte ai grandi temi del male, dell’ingiustizia e della morte.
Dio allora si mette su questa strada, incrocia la ricerca dell’uomo e manifesta gradualmente la sua identità personale attraverso fatti e parole raccolte oggi nella Bibbia. Attraverso l’esperienza di grandi uomini religiosi (i profeti) Dio stesso ha aiutato a leggere negli interventi operati nella storia d’Israele, delle caratteristiche nuove e sorprendenti del Suo volto. In particolare quella di un Dio premuroso del suo popolo, e capace di perdono e di misericordia. Ecco il biglietto da visita che questo Dio ha lasciato a Mosè: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà" (Lett.). Il vertice di questa manifestazione è la persona stessa di Gesù di Nazaret, il Dio fatto uomo. A chi gli chiedeva: “Mostraci il Padre”.., Gesù rispose: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,8-9).
Ma non è tutto. Scrive Paolo: “I segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Ora noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato” (1Cor 2,10-12). Proprio quello che ha promesso Gesù: “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me”. “Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Per capire in un modo significativo ciò che Gesù stesso ha rivelato di Dio, è necessario un Maestro interiore, lo Spirito Santo, che Gesù ha effuso sui suoi la sera di Pasqua e nella esplosione di Pentecoste. Lì gli Apostoli hanno capito il mistero di Cristo, ed è nata così la Chiesa.
2) LA FAMIGLIA DI DIO
Da quel che ci hanno rivelato Cristo e lo Spirito Santo, veniamo a conoscere qualcosa di specifico di quel che è Dio in se stesso. Certamente è, il nostro, un Dio appassionato al nostro bene e alla nostra salvezza. Un Dio che ha mostrato assoluta gratuità e generosità nell’amarci, quando noi eravamo ancora suoi nemici e peccatori. Un Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?” (Rm 8,31-39). Un Dio, alla fine, “che è AMORE” (1Gv 4,16). “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura - dice Paolo -, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abba!” (Rm 8,15). Papà!, appunto, come un bimbo chiama il suo babbo. Questa è la prima acquisizione dell’anima credente: la serenità e la sicurezza di avere Dio che è Padre, non padrone. Un Dio tutto diverso quindi da quello che hanno ipotizzati le altre religioni.
Gesù ci ha fatto conoscere la vita intima di questa speciale famiglia: lì c’è un Padre che ama un Figlio, un Figlio che riama pienamente il Padre, e il legame tra i due è realtà così viva da essere una Persona, lo Spirito Santo. Una e identica, non moltiplicabile, è la natura divina dei Tre, e quindi uno solo è Dio; ma vivace nella sua attività interna da esprimersi in tre vere e distinte Persone. “Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo - professiamo oggi nel prefazio - sei un solo Dio e un solo Signore, non nell’unità di una sola Persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza della maestà divina”.
E’ una famiglia, una comunione di persone che proprio per la trasparenza reciproca, il dono e l’intimità che li unisce, vivono l’esperienza più alta della FELICITA’, quella appunto che deriva dall’amore. Proviamo a ripensare ai nostri brevi attimi d’amore, quelli più veri e profondi: sono essi che ci hanno dato felicità e soddisfazione. Ma queste sono pallidissime esperienze d’amore rispetto all’amore puro e pieno di Dio. Quale meraviglia di felicità ci deve essere in Dio! Ecco: se Dio è amore, Dio è felicità. Massima, somma, perenne. Forse non pensiamo mai che Dio significa prima di tutto vita felice, piena, gioia, soddisfazione oltre ogni nostra immaginazione. Ebbene, a questa famiglia di Dio noi siamo chiamati a unirci, per divenire partecipi della sua stessa gioia. Questo è il Dio cristiano; questa è la vocazione cristiana.
Nel giro di questa vita Trinitaria noi entriamo il giorno del battesimo. Da allora una presenza sempre più amorosa e premurosa si istaura nel cuore di chi vi si apre con una cosciente e calorosa intimità: “Se uno mi ama - ha detto Gesù -, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). E cresce fino a raggiungere quell’unità che fa della Trinità e di noi una cosa sola: “Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17,21).
Dio ha fatto la sua parte. Gesù è esplicito: “Io ho compiuto in mezzo a loro opere che nessuno altro ha mai compiuto; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre. Mi hanno odiato senza ragione”. Tocca a noi vedere senza pregiudizi e credere.