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TESTO Giovani senza vocazione?

mons. Antonio Riboldi

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/06/1998)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Questi giorni mi ricordano il giorno della mia ordinazione sacerdotale. A Novara, in Cattedrale, con decine di altri giovani, accettavo di "essere scelto dal Signore, di stare con Lui e di essere poi mandato dove a Lui più aggrada". Come è avvenuto puntualmente. Ed è il senso della serenità della mia vita. Non è fatto di poco essere scelto da Dio per appertenerGli totalmente a scapito di tutto ciò che offre vita e mondo. Lui vale infinitamente di più di tutto, ora e per l'eternità. E non è un amore piccolo o grande che sia a misura terrena quello che offre: è l'AMORE, da cui ha origine la nostra insostituibile voglia di amare e di essere amati.

Una volta – e forse ancora oggi – un giovane quando incontrava l'amore della 'sua ragazza', veramente gli sembrava di avere trovato la felicità per cui si è stati creati. Forse oggi si è talmente banalizzato lo stesso amore, da averne paura; come quando ci si trova di fronte ad uno che non sai se ti desidera per farti felice o per usarti e gettarti.

Essere 'scelti da Dio per Lui', come consacrazione o sacerdozio, è bello e misterioso nello stesso tempo.

C'è nel Vangelo di questa domenica un saggio di come Gesù sceglieva e cosa chiedeva a chi chiamava a seguirLo.

Così infatti racconta il Vangelo: "Mentre andavano per la strada, un tale Gli disse: Ti seguirò ovunque tu vada". Gesù gli rispose: "Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i morti: tu va e annunzia il regno di Dio". Un altro gli disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, e adatto per il regno dei cieli" (Lc. 9,54-62)

In altre parole Gesù non ammette tentennamenti nel farsi scegliere. Quanto Egli offre all'uomo, non è piccola cosa da commerciare o che ammetta compromessi: è un bene immenso che vuole un 'sì' radicale. Per essere pronti alla totale disponibilità verso l'amore del prossimo che tante volte ti chiede tutto, fino al dono della vita. Così è l'amore vero...

Di fronte a questo episodio evangelico, in cui si evidenzia la generosità di Gesù nello scegliere e i tentennamenti, se non proprio i rifiuti, degli uomini, forse possiamo in parte spiegarci la crisi vocazionale che stiamo vivendo a livello europeo: e non solo in campo sacerdotale, religioso e semplicemente cristiano, ma anche nel campo familiare e nei campi della vita impegnata.

C'è una pagina di un documento della Pontificia Opera per le Vocazioni che offro alla riflessione dei miei amici. di Internet. "Due aspetti ci sembrano centrali per capire l'atteggiamento giovanile moderno: la rivendicazione della soggettività e il desiderio della libertà. Sono due istanze degne di attenzione e tipicamente umane. Spesso tuttavia in una cultura debole e complessa quale attuale, danno luogo – incontrandosi – a combinazioni che ne deformano il senso: la soggettività diventa allora soggettivismo, mentre la libertà degenera in arbitrio...Questo gioco di contrasti si riflette inevitabilmente sul piano della progettazione del futuro che è vista in un'ottica di interessi strettamente personali. Una logica che riduce il futuro alla sola scelta di una professione, alla sistemazione economica, all'appagamento sentimentale-emotivo, entro orizzonti che riducono di fatto la voglia di libertà e le possibilità del soggetto a progetti limitati con l'illusione di essere liberi. Scelte con scarsa responsabilità nei confronti della vita propria e altrui, vita ricevuta in dono e da generare negli altri. Una mentalità che rischia di delineare una sorta di cultura antivocazionale. Per cui molti giovani non hanno neppure 'la grammatica elementare' dell'esistenza stessa; sono dei nomadi: circolano senza fermarsi a livello geografico, affettivo, culturale e religioso: essi 'tentano'! In mezzo alla grande quantità e diversità delle informazioni, ma con povertà di formazione, appaiono dispersi, con poche referenze e pochi referenti. Per questo hanno paura del proprio avvenire, hanno ansia davanti ad impegni definitivi e si interrogano circa il loro essere. Se da una parte cercano autonomia ed indipendenza, ad ogni costo, dall'altra, come rifugio, tendono a essere dipendenti dall'ambiente socioculturale ed a cercare gratificazione immediata dei sensi: di ciò che "mi va", di ciò "che mi fa sentite bene" in un mondo affettivo fatto su misura". Una pagina triste.

Rimane sempre la bellezza infinita di giocare, in contrasto, la vita sul Bene di qualcuno e di tutti: specie poi se questo Bene è l'Amore, Dio.

 

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