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TESTO Commento su Atti 25,17-19

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Venerdì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (29/05/2009)

Brano biblico: Atti 25,17-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

“Io, senza indugio, sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; avevano solo con lui alcune questioni inerenti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita.”

Come vivere questa Parola?

La vita di Paolo è segnata da peripezie tutt’altro che lusinghiere. Osteggiato a gran forza finisce nel carcere di Cesarea. Mentre vi si trova, il governatore romano viene sostituito da un altro: un certo Festo che intende fare chiarezza sull’identità di Paolo in prigione. Ne coglie l’opportunità quando il re Agrippa (ebreo di nascita) viene a trovarlo. Gli espone dunque il caso: secondo Festo sono beghe di carattere religioso, invece per Paolo si tratta di ben altro. “Un certo Gesù morto che Paolo sosteneva essere ancora in vita” è il vero protagonista del brano. A parte lo stupore e la perplessità di Festo che riconosce in Paolo assoluta innocenza rispetto ai crimini di cui l’accusavano, quel che convince è proprio la stringatezza dell’eloquio. Niente fronzoli retorici, parole di cornice al fatto centrale che è questo: si parla di un certo Gesù che è morto, ma Paolo testimonia con forza che è vivo. Egli è dunque un testimone del Cristo risorto.

Un testimone che è pronto a giocarsi la vita dentro questa fede.

Il filo della mia meditazione viaggia verso questo nucleo forte e attuale sempre. “Se Cristo non fosse risorto – dice Paolo altrove - la nostra fede sarebbe vana”. E nel carcere di Cesarea, come in quello di Roma, come sul luogo in cui venne decapitato, Paolo testimoniò una fede inconcussa. Di questa stabilità, di questa consistenza è anche la mia fede in Gesù morto e risorto per la mia salvezza e per quella di tutti gli uomini?

Signore Gesù, non permettere mai che si affievolisca in me il ricordo di questi fatti. Non permettere che si annebbi e si appiattisca la figura di Paolo e dei testimoni. Dammi di credere testimoniando te, là dove vivo.

La voce di un teologo

I libri, i documenti, i ragionamenti non ci potranno mai convincere e convertire. Ciò di cui c’è bisogno è la luce di una vita, l’irradiamento di un volto, il battito di un cuore: è il dono di tutta una vita
Maurice Zundel

 

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