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TESTO Commento su Atti 23,6-7

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Giovedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (28/05/2009)

Brano biblico: Atti 23,6-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: “Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella resurrezione dei morti.” Appena egli disse ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei.

Come vivere questa Parola?

Paolo è stato arrestato. Il tribuno decide di mandarlo al sinedrio, dato che si tratta di questioni religiose locali. Lì c’erano i sadducei: il partito più conservatore dei Giudei. Essi sedevano nel sinedrio accanto ai loro oppositori, i farisei: partito molto caro al popolo per la sua pietà e per una certa apertura alle tradizioni anche orali (e non solo scritte) della Legge.

Paolo si trova dunque al centro di due opposti partiti. È ben lungi dal nascondere la sua fede cristiana (proclama infatti la resurrezione dai morti) però si dichiara anche per quello che è: fariseo di nascita, figlio di farisei. L’apostolo delle genti vive dunque in pienezza qui l’insegnamento del Signore: “Siate astuti come serpenti e semplici come colombe”.

L’astuzia è il valersi(al fine della causa del regno) di un dissenso di vecchia data tra sadducei e farisei. La semplicità è quel proclamare la sua fede nella resurrezione dei morti, sostenendo così una verità di fondo. Il cristianesimo non è una nuova fede che si oppone a quella giudaica, ne è invece il pieno sviluppo che porta quest’ultima alla pienezza della verità promessa dai profeti e rivelatasi pienamente nella persona del Cristo e nel suo vangelo.

Il brano, dunque, tratto dagli Atti degli Apostoli, ci rende avvertititi di questa verità troppo spesso offuscata da odio di parte lungo la storia, fino a perpetrare violenze assurde. Inoltre ci fa osservare il comportamento di Paolo che non mette nell’armadio la sua intelligenza e sagacia. Conosce gli uomini e le cose. Ma districandosi in essi con la furbizia del serpente porta un cuore semplice, colmo del puro amore di Cristo e della sua verità mai camuffata, mai tradita.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosto a riflettere sui tratti della mia personalità umano-cristiana. Cerco sempre il regno di Dio e la sua giustizia con tutte le risorse che ho, in rettitudine e purezza di cuore?

Signore, dammi un cuore puro, un’intelligenza illuminata e una volontà decisa a volere sempre e solo quello che a te piace: in me e attorno a me.

La voce di una testimone

Sto vivendo la semplicità, cioè la spogliazione dell’anima (“il nostro parlare sia sì, sì e no, no, il resto viene dal demonio”), è così bella! Si diventa molto leggeri e liberi.
Benedetta Bianchi Porro

 

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