TESTO Commento su 1Gv 3,18-20
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V Domenica di Pasqua (Anno B) (10/05/2009)
Vangelo: 1gv 3,18-20
1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Dalla Parola del giorno
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Come vivere questa Parola?
Farsi seguire a livello psicoterapeutico non è male. Quando la scienza è vera scienza può aiutare a conoscersi. Però qui c’è ben di più. Chi ha detto che l’uomo è creato per amare come l’uccello è fatto per volare, ha asserito una gran cosa. Ma che cosa significa amare? Spesso si va su percorsi ingannevoli. Dico di voler amare, ma quando l’amore mi scomoda e vuole lo scotto di sacrificio, imbocco altre strade illusionistiche e ingannevoli.
Amare con le scelte coraggiose dentro il quotidiano, amare dimenticando i ricatti dell’ego, amare mettendo da parte pretese, giustificazioni e memoria di offese. Amare buttando via pregiudizi, diffidenze e paure.
Sì, è soprattutto la paura di essere feriti e di perdere qualcosa di noi che ci impedisce di amare nella concretezza dei fatti: quel perdono, quel sorriso, quell’espressione sincera di encomio e di incoraggiamento, quell’aiuto di tempo o di prestazioni a dare, se appunto metto a tacere le mie personali esigenze. Quella prossimità, quel com-patire (= soffrire con l’altro)
S. Giovanni dice un’espressione bellissima: dice che entriamo nella lieta consapevolezza di essere nati dalla verità. Certo, forse qualche errore ci scappa. Non tutto nasce perfetto perché anche l’amore è un’arte che esige il suo apprendistato. Attenzione però! In ogni modo noi potremo stare sereni dentro i nostro cuore. Certo, esso è pur sempre piccolino, ma che importa se Dio è infinitamente più grande di esso e si chiama AMORE?
In quiete contemplativa passo del tempo a perdermi nell’oceano dell’amore. E prego:
O Tu che ti chiami e sei l’Amore senza sponde, scaccia in me ogni illusione di falso amore. O Tu che hai dato la vita per amore, aiutami, oggi, ad amare coi fatti e nella verità.
La voce di un Padre apostolico
Chi potrà mai spiegare in che consiste il vincolo dell’amore di Dio? Chi sarà in grado di illustrare esaurientemente la sua bellezza e la sua intensità? Ineffabile è il vertice a cui ci eleva: l’amore ci unisce a Dio.
Clemente di Roma