TESTO Commento su At 6,2-4
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Sabato della II settimana di Pasqua (25/04/2009)
Brano biblico: At 6,2-4
Dalla Parola del giorno
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola".
Come vivere questa Parola?
Gli Atti degli Apostoli ci trasmettono in varie occasioni la fotografia della Chiesa primitiva, in particolare, nel secondo capitolo, scendono ai dettagli: Da qui si deduce che si dava molta importanza all’ascolto della Parola, quindi all’ esigenza fondamentale dell’annuncio.
Anche la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo, come ha sottolineato più volte il Papa, è radicata in quest’ansia pastorale, che è stata di Pietro. Allora, il capo degli apostoli, facendo discernimento della situazione che si veniva creando mentre aumentava il numero dei discepoli, aveva deciso di cercare aiuto per le opere di carità ed assistenza, anch’esse importanti, in fratelli: “di buona reputazione, pieni di Spirito di saggezza”. E’ la nascita del laicato, che tuttora interpella i cristiani. E tutto questo per dare modo agli apostoli, i sacerdoti di oggi, di dedicarsi alla preghiera e all’annuncio, così come faceva Gesù.
La lezione odierna degli Atti è dunque doppia: è diretta ai sacerdoti, ma interpella da vicino anche i cristiani laici. Certo il discorso della carità e del servizio ai poveri e bisognosi ha un posto importante nella comunità dei credenti, ma se non si privilegia la catechesi, l'annuncio, la missione, difficilmente si può mediare il discorso della fede oggi, in un mondo globalizzato, con una pluralità di proposte di fedi e di pseudo-fedi.
Nella preghiera di oggi, chiederò dunque al Signore di darci sacerdoti santi, dedicati alla Parola e all’annuncio e di suscitare nei cristiani laici la condivisione e la passione apostolica.
La voce di un vescovo
Quante volte ci viene quasi voglia di piangere di fronte ai tanti problemi che non ci lasciano respiro, che devono essere risolti, come la cura dei poveri, e non saper come fare o dove trovare il tempo. Come sarebbe bello, evangelico, se "qualcuno" ci prestasse le sue mani, il suo cuore, così da lasciare libere le nostre mani per riempirle di Vangelo e preghiere per il popolo di Dio.
Antonio Riboldi