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TESTO Egli doveva risuscitare dai morti

mons. Vincenzo Paglia   Diocesi di Terni

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (12/04/2009)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Maria di Magdala va al sepolcro quando era ancora buio. E’ il buio di questo mondo. Il buio, poi, in realtà entra facilmente anche nei cuori degli uomini, li rende opachi, così poco luminosi di vita! Nel mondo vince la violenza, tanto che sembra essere indispensabile; vince la spada; vince la prudente neutralità di Pilato, che capisce tutto, che non vuole uccidere Gesù, in qualche modo vorrebbe anche salvargli la vita, ma che non sceglie di difenderlo (come i nostri buoni sentimenti, quando non si schierano da una parte, quella dell’amore; o quando restano nani, non li facciamo crescere, non ne accettiamo le conseguenze, il prezzo!). Nel mondo vincono i trenta denari di Giuda, il desiderio di possedere, l’idolatria delle cose anche se questi fanno vendere quello che abbiamo di più bello ed alla fine conducono alla disperazione. Vince la facile violenza dei soldati, brutale, senza prezzo, facile come il pregiudizio; vince la violenza assassina della folla, anonima, terribile, senza volto. In fondo vincono i discepoli che hanno salvato se stessi. Gesù è uno sconfitto. Nel buio ognuno deve salvarsi da solo, come avvenne nella notte dell’arresto di Gesù, l’ora delle tenebre. E’ il buio profondo che avvolge chi è nella notte della guerra; che incombe come una minaccia, che sembra rendere impossibile la convivenza tra gli uomini, che cancella la vita di interi paesi, nutrito dagli interessi di chi si arricchisce con le armi. E’ il buio che spegne la debole luce dei bambini malati di AIDS in Africa; è il buio che smorza il lucignolo fumigante dei vecchi abbandonati e precipitati nell’abisso del cronicario da cui sembra impossibile risalire. E’ anche il buio del nostro cuore, spento dalla rassegnazione, che non trova perdono.

Appena giunta al sepolcro ella vede che la pietra posta sull’ingresso, pesante come lo è la morte, è stata ribaltata. Corre subito da Pietro e da Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro!”. E aggiunge con tristezza: “non sappiamo dove l’abbiano messo”. La speranza sembra del tutto smarrita, inghiottita dal nulla. E’ la vittoria completa del male. E’ la disperazione di tante donne che non possono nemmeno piangere il corpo del figlio. E’ lei a muovere Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava. Anche loro “corrono” immediatamente verso il sepolcro vuoto. E’ una corsa che esprime bene l’ansia di ogni discepolo, di ogni comunità, del mondo intero che ha bisogno del Signore, di futuro, di eternità, di qualcosa che non deluda e non finisca.

Tutto cambia con la resurrezione. Il cuore inizia a correre, i sentimenti ritrovano forza. Anche noi possiamo riprendere a correre! Possiamo andare di nuovo incontro all’altro. La vita non è finita! La speranza non è nel passato! Non vincono la nostalgia, il cinismo, il disperato salvarsi da soli. La felicità della pasqua non è senza il dolore della croce: è la vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato. Giunge per primo alla tomba Giovanni, il discepolo bambino, dell’amore. Entra Pietro nel sepolcro e poi anche l’altro discepolo. “Vide e credette”. Fino ad allora, infatti “non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti”. Questa è spesso la nostra vita: la fatica credere che la vita può risorgere. E’ facile per noi rassegnarci di fronte al male, alla logica della violenza, così evidente e terribile nella vicenda di Gesù. La Pasqua viene ad aprire le porte del cuore, che si chiudono nella tristezza, nel senso di fallimento, di delusione.

Quando un po' del buio del male viene vinto, quando la disperazione dell'angoscia trova una piccola luce d'amore, quando le lacrime vengono asciugate e la solitudine trova compagnia; quando un estraneo diviene fratello; quando viene la pace; quando un debole è consolato; quando chi muore è accompagnato dall’affetto e si affida alle mani di Dio, ecco che il mondo risorge. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora vivo trionfa. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu Re vittorioso portaci la tua salvezza”. Se credessimo di più nella forza dell’amore che ha vinto il male! Non abbiamo paura! Cristo è risorto e non muore più! E’ la nostra forza, la nostra gioia, il nostro futuro.

 

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