TESTO La nuova alleanza
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
V Domenica di Quaresima (Anno B) (29/03/2009)
Brano biblico: Ger 31,31-34
20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
"Sradicare e piantare", questa la vocazione di Geremia (cf. 1,10; 24,6; 31,28): distruggere le false sicurezze e annunziare la disfatta dell'idolatria d'Israele, con la presa di Gerusalemme e l'esilio in Babilonia; aprire nuove prospettive e annunziare il nuovo che rinasce sulle ceneri del vecchio. Si osserva questo doppio movimento anche a proposito del centrale tema dell'alleanza. In 11,1-14 vediamo l'impegno che il profeta ha profuso per richiamare il popolo alla sua osservanza (idea centrale nel passo, cf. i vv. 2, 3, 6, 8, 10). Sembra che egli abbia avuto parte attiva nella riforma religiosa promossa dal pio re Giosia, mirante a purificare Israele dall'idolatria e legata alla teologia deuteronomista (testimoniata da Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Samuele, Re). Nello stesso testo vediamo anche il fallimento di questo impegno: il popolo persiste nelle sue pratiche idolatriche, segue l'ostinazione del suo cuore (v. 8, linguaggio caratteristico di Geremia: cf. 3,17; 7,24; 9,13 etc.) e Dio minaccia la punizione, che puntualmente verrà.
Il ministero del profeta però non si ferma qui. I cc. 30-33 costituiscono un "libro della consolazione", nel quale oracoli pronunziati in situazione diverse sono raccolti e letti in prospettiva unitaria come annunzio della restaurazione di tutto Israele (regni del nord e del sud, "casa d'Israele e casa di Giuda" al v. 31) che non è solo ritorno al passato ma creazione di qualcosa di nuovo (cf. 31,22). Nel nostro passo, vertice del libretto della consolazione, Dio prende atto che Israele non ha tenuto fede all'impegno preso dai padri nell'Esodo, legato alla comunicazione della volontà divina (cf. Dt 4,13; 5,2.22; 9,9-11.15), e proclama la sua volontà di assumersi un nuovo impegno: mettere la propria legge nel cuore degli Israeliti, realizzando così una vera mutua appartenenza (cf. 7,23; 11,4; 30,22; 31,1; 32,38). Dio stesso farà in modo che il rapporto non venga più infranto dalla disobbedienza di Israele. Il cuore ostinato e ribelle diventerà docile e obbediente, portando in sé profondamente impressa la legge di Dio e l'esclusiva appartenenza a lui. La conoscenza del Signore, l'intimo rapporto con lui, non sarà più qualcosa che proviene da una istruzione esterna, ma sgorgherà spontaneamente dal centro della persona.
Effettivamente l'esperienza dell'esilio rappresenterà una purificazione e un approfondimento della fede d'Israele, che torna in patria come "resto", popolo di poveri che mette la sua fiducia nell'unico Signore senza appropriarsi di lui, senza servirsi del suo nome e del suo tempio come di un talismano, facendo della religione un sistema funzionale a sé e alla propria sicurezza. Questo movimento, in virtù del quale azione divina e umana tendono sempre più a compenetrarsi, proseguirà fino a Gesù, nel cui cuore si realizza totalmente. I richiami al nostro passo nel nuovo Testamento (citato e commentato in Eb 8,8-12;10,16-17, richiamato in Mt 26,28; Lc 22,20; At 10,43; Rm 11,27; 1Cor 11,25; 2Cor 3,3.6; 1Ts 4,9; 1Gv 2,27) mostrano l'importanza che la chiesa apostolica gli attribuiva. In Gesù, e in particolare nel suo sangue versato, si realizza l'alleanza nuova che riconcilia l'uomo con Dio e ricrea il suo cuore, assimilandolo a quello del Cristo, vivo e palpitante messaggio che Dio invia al mondo.
I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.