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TESTO Commento su Giovanni 3,14-15

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (22/03/2009)

Vangelo: Gv 3,14-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,14-21

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Dalla Parola del giorno

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

Come vivere questa Parola?

Quando gli Israeliti vissero nel deserto il dramma di venir morsicati dalle serpi dal veleno mortale, Dio propose a Mosè l’espediente di innalzare su un’asta un serpente di bronzo. In effetti chi guardava a lui era salvo.

L’espressione che apre le profondità abissali di questo testo è: “bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Correlate con “Mosè innalzò il serpente” queste parole mettono in evidenza il rovesciamento radicale di due situazioni: quella dell’uomo peccatore e quella di Gesù, innocenza infinita. Proprio perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito”, Gesù ha preso su di sé tutta la vergogna e la maledizione del nostro peccato. Perché “l’appeso è una maledizione di Dio” come ci ricorda la Legge (Dt 21,23; Gal 3,13).

Ma proprio questo abbassamento nell’ignominia per sconfinato amore è diventato “innalzamento nella gloria” per Gesù risorto e asceso al cielo. Quanto a noi, se guardiamo a lui con una fede che opera amore, veniamo noi pure reintegrati nella nostra vera natura di figli, strappati alla vergogna e alla paura, gente nuova perché amata e chiamata ad amare. Veniamo ‘innalzati’, elevati, addirittura resi partecipi della natura divina.

Oggi, mio rientro al cuore, terrò fisso il mio sguardo contemplativo su Gesù innalzato in croce. Mi soffermerò su questo contrasto: suo abbassamento dalla condizione divina fino all’obbrobrio della croce, suo innalzamento come Crocifisso e Risorto. Pregherò con cuore ardente:

O Gesù, innalzato alla gloria della croce, insegnami la gloria dell’umile amore.

La voce di un mistico

Il mio insondabile amore si mostra nella grande amarezza della mia passione, come il sole si manifesta nel suo splendore, come la bella rosa nel suo profumo, e come il potente fuoco nel suo calore ardente. Ascolta dunque, devotamente, con quanto amore ho sofferto per te.
Enrico Suso

 

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