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TESTO Commento su Giovanni 8,31-59

don Stefano Varnavà

III domenica di Quaresima (Anno B) (19/03/2006)

Vangelo: Gv 8,31-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

E' un confronto tra libertà e schiavitù. Gesù dice: "Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato".

Cerchiamo di approfondire questo discorso che, fatto da Gesù, aveva già una sua profondità. Può darsi che Gesù per far comprendere questo discorso l'avesse espresso con un maggior numero di parole, ma a noi sono arrivate solo queste.

Partiamo da un brano di S.Tommaso d'Aquino: "L'uomo libero è colui che appartiene a se stesso. Lo schiavo invece appartiene al suo padrone. Così, chiunque determina se stesso, agisce liberamente, mentre colui che è determinato da un altro, non agisce liberamente; pertanto colui che evita il male non perché è male, ma a motivo di un precetto del Signore, vale a dire, per la sola ragione che è proibito, costui non è ancora libero. Chi invece evita un male perché è un male, questo sì che è libero. Ora, proprio questo è quanto opera lo Spirito Santo, il Quale perfeziona interiormente il nostro spirito comunicandogli un dinamismo nuovo che noi chiamiamo Grazia, per modo che egli si astiene dal male per amore, e così egli è libero, non perché sia sottomesso alla Legge divina, ma perché il suo dinamismo interiore lo porta a fare ciò che la Legge divina prescrive".

Penso che le parole di S.Tommaso d'Aquino siano la spiegazione di questo brano del Vangelo, e nello stesso tempo siano la spiegazione di quanto ancora dobbiamo fare noi su noi stessi.

Ci sono tanti momenti nella nostra vita in cui non facciamo una cosa perché proibita da Dio o dai Suoi Comandamenti. Invece Gesù vuole che noi si arrivi in "fondo": non si deve fare una cosa perché si ha paura di Dio o perché Lui l'ha proibita, ma perché noi stessi si capisce che la "cosa" è sbagliata. Solo in questo modo si diventa "norma a noi stessi" ossia, autonomi.

Dio ci indica il cammino, ci fa vedere le strade giuste e quelle sbagliate, ma poi dobbiamo essere noi a capire quale è la strada giusta e quale quella sbagliata. Questo è il punto di arrivo! Bisogna che in questa Quaresima ciascuno di noi riesca ad arrivare a fare le cose giuste con convinzione e con autodeterminazione.

Succede invece che la maggior parte delle volte noi rimaniamo "sospesi" e... ci rivolgiamo alla Parola del Signore, del prete o di altre persone per sapere...: questa è una strada per cercare di arrivare, ma alla fin fine siamo noi che dobbiamo conoscere la strada diritta per arrivare.

Gesù nel Vangelo dice: "Ma perché non siete capaci voi stessi di capire ciò che è giusto e ciò che non lo è? Avete sempre bisogno di qualcuno che ve lo dica: in questo caso non siete ancora arrivati alla vera libertà nello spirito".

Gesù vuole delle persone libere! Dio vuole dei figli liberi davanti a Sè! Dio non vuole degli schiavi e... neanche dei condizionati.

Analizziamoci: stiamo camminando su questa strada? Dobbiamo farlo perché, o in questo mondo o nell'altro, occorre arrivare ad essere delle persone libere e "in piedi" davanti a Dio!

Dobbiamo arrivare a Dio non perché abbiamo avuto paura di Lui, ma perché siamo arrivati a pensarla come Lui: il figlio che la pensa come il Padre.

Un figlio che arriva a pensarla come un padre è il regalo più bello che un genitore possa ricevere.

Abbiamo ancora tanto cammino da fare!

Un altro grande scrittore ebreo, Eschel, rabbino e filosofo, dice: "L'uomo deve coraggiosamente, incessantemente, serenamente lottare per la propria libertà interiore, la quale si realizza sottraendosi sia al dominio delle cose, sia a quello della gente. Molti hanno raggiunto un alto grado di libertà politica, sociale, ma pochissimi non sono schiavi delle cose".

Il nostro problema è proprio questo: come vivere con gli uomini e restare liberi, come vivere con le cose e restare indipendenti? Questo fa parte dell'ascetica, del retto comportamento dell'uomo in mezzo agli altri uomini.

Per "altri", io metto dentro tutti: la fidanzata, il marito, i genitori, gli amici... perché come dice ancora Eschel: "Abbiamo cercato di raggiungere una certa libertà politica, sociale tutelata da tutti i collegi....", ma la libertà dalle persone è la cosa più importante".

Ci sono troppi uomini che sono "schiavizzati" dai loro sentimenti senza che se ne accorgano. Schiavizzati dai loro sentimenti verso altre persone, le quali, volontariamente o involontariamente ne approfittano, e impediscono loro di essere se stessi: "lui" non è più lui ma è quello che la moglie vuole che lui sia; "lei" non è più lei ma è quello che il marito vuole che lei sia. In questi casi come si può parlare di libertà?

L'amore vero è quello di lasciar libera una persona di essere se stessa, e poi... in base a quello si vede se si deve stare insieme oppure no.

L'amore non è possesso. Amore significa aiutarsi ad andare avanti, e aiutarsi ad essere liberi "di dentro".

Per essere liberi "di dentro" bisogna innanzitutto essere liberi da noi stessi.

Cosa significa essere liberi da se stessi? Libero da se stesso è lo spirito che non è troppo sicuro di avere ragione.

Tante volte siamo troppo sicuri di avere ragione, e in questo caso non siamo liberi da noi stessi, e... quando non siamo liberi da noi stessi "schiavizziamo" gli altri.

Attenti alla tentazione di aver sempre ragione! Quando si ha alle spalle una vita con tanta esperienza è facile cadere nella tentazione di dire: "Io ho fatto questa esperienza buona.... e voglio che questa esperienza sia realizzata anche dagli altri". Quando si vuol avere sempre ragione si cerca di condizionare, di determinare gli altri.

Uno spirito libero da se stesso è uno spirito che non è troppo sicuro di avere ragione!

Uno spirito libero da se stesso è uno spirito che cerca il pensiero degli altri, che si informa..., che legge... Ci sono delle persone che hanno studiato molto in passato, ma al presente... non studiano più, non leggono più..., e tutto quello che hanno raggiunto rimane "dogma" immutabile. Queste persone sono (in un certo qual modo) schiave di se stesse e del loro passato.

La libertà da se stessi è lo spirito che soppesa gli interessi altrui insieme con i propri (e non solo i propri).

Conosco delle persone che quando parlano con gli altri, ascoltano solo se sentono delle cose per loro interessanti, in caso contrario non ascoltano. Gli altri servono loro nella misura in cui apportano notizie o nozioni interessanti per loro: gli altri esistono solo in loro funzione. Gente che non "perde" tempo a parlare con qualcuno che ritiene "ignorante": certi professori..., certi insegnanti molto elevati...

Invece, per essere veramente liberi da se stessi, bisogna essere consapevoli del fatto che anche un bambino ci può insegnare qualcosa. Questo lo potete confermare voi genitori: i vostri bambini vi insegnano sempre qualcosa, anche se molto piccoli.

Le persone più "elastiche" nella testa, sono quelle che riescono sempre ad avere dei bambini vicini. Le nonne che si danno da fare per i nipotini sono ancora persone "giovani e elastiche" nella testa, proprio perché i bambini hanno una elasticità che purtroppo noi, andando avanti negli anni, perdiamo.

Spirito di libertà da se stessi vuol dire non dimenticare che non c'è niente che ci tocchi o che avvenga fuori da noi, che non sia osservato da Qualcuno che è in Alto.

Non c'è niente di inutile a questo mondo: tutto davanti a Dio ha un valore!

Attenti a non essere noi stessi il "metro" della realtà; attenti a non essere noi il "Padreterno" che decide che cosa ha valore e che cosa non lo ha, perché questo vuol dire non essere liberi da se stessi.

Esiste un'altra libertà apparente, fasulla che noi crediamo sia la libertà interiore, invece è una "libertà" provocata da un cuore "vuoto".

Ci si illude di essere liberi solo perché si ha un cuore vuoto da qualsiasi verità che lo impegni. Si scambia questo "vuoto", questa mancanza di impegni (che abbiamo e che vogliamo mantenere) per libertà.

Il non aver impegni, l'essere disponibili volta per volta a "quello" che arriva, lo si chiama (sbagliando) disponibilità, invece si è come una "foglia" che viene spinta da una parte e dall'altra: è la libertà del rametto che cade nel fiume ma che poi è prigioniero della corrente del medesimo.

La chiusura agli altri, l'egoismo (che è già peccato) non è libertà ma è schiavitù. Alla gente che diceva a Gesù: "Noi non abbiamo peccato", lui rispondeva: "Avete peccato, ma non vi siete accorti di peccare".

Se non ci si accorge di peccare non ci si accorge neanche di non essere liberi.

Peccato può essere anche l'essere schiavo delle cose.

Le cose devono essere una "scala" per arrivare a Dio, una trasparenza per arrivare a Dio. Quando una "cosa" si frappone tra noi e Dio è peccato.

Ci sono tante cose che si frappongono tra noi e Dio, e quando noi siamo troppo attaccati a queste cose, perdiamo di vista Dio.

L'esempio massimo lo abbiamo nel caso di Abramo: Dio gli dà un figlio, Isacco, perché possa continuare la sua generazione con Sara (lui aveva già avuto un altro figlio da una schiava egiziana, Ismaele), e per lui (per Abramo) Isacco diventa la cosa più importante, perché su di lui è depositata una benedizione e da lui dovranno uscire migliaia e migliaia di popoli. Nel momento in cui Abramo vede il figlio, solo il figlio e non più Dio, Dio lo richiama alla realtà: "Va e sacrifica tuo figlio". Dio obbliga Abramo a distaccarsi da quello che gli era diventato ostacolo per arrivare a Lui. E così fa Gesù, il Quale a 12 anni (quando rimane nel Tempio) procura uno spavento a Maria e a Giuseppe, proprio per ricordare loro che Lui non è di loro proprietà. Maria e Giuseppe, tutti dediti al Figlio si stavano dimenticando che "dietro" Gesù c'era Dio.

Quando una persona, una cosa si frappone tra noi e Dio, fa da "anti-Dio", da "anti-Cristo".

Durante la vita troviamo tante persone che si frappongono tra noi e Gesù..., magari anche persone religiose..., magari gli stessi Vescovi... o lo stesso Pontefice: cose che nella Chiesa sono veramente avvenute: molto consapevoli della loro "dignità", della loro responsabilità hanno fatto convergere l'attenzione su se stessi, dimenticandosi completamente di Gesù Cristo; la gente vedeva loro, ascoltava loro e sempre loro... e non vedeva Gesù. Loro fungevano da "anti-Cristo" (anti = prima: l'anticamera sta prima della camera).

L'anticristo" non è solo quel "tale" che dovrà venire prima della fine del mondo per distruggere....: molte volte noi stessi siamo degli "anti-Cristo" perché ci mettiamo tra la persone e Dio impedendo agli altri di vedere Dio per mostrare solo e unicamente noi stessi. Questo è peccato!

Per essere liberi bisogna sottrarsi al dominio delle cose e a quello della gente, in maniera da poter vedere Dio. Bisogna che noi non si sia inciampo o diaframma tra le persone e Dio.

Peggio ancora quando da inciampo o diaframma sono le "cose". Bisogna far attenzione a non essere troppo attaccati alle cose. E' a questo punto che insorge la mortificazione.

Mortificazione significa non far diventare una "cosa" padrona di noi stessi.

Quante volte la televisione diventa padrona del nostro tempo! Quante volte il frigorifero "pieno" diventa padrone delle nostre ansie! Quante volte il guardaroba pieno di vestiti diventa padrone dei nostri pensieri e desideri. Non siamo liberi!

Il Signore dice: "Chi ha in sè il peccato è schiavo del peccato, quindi non è più libero".

Il Signore ci dice questo non perché è geloso ma perché desidera che si sia liberi. Liberi non solo dal peccato, liberi non solo dalle cose, liberi non solo dalle persone, ma... liberi addirittura da Lui: dobbiamo arrivare a vederLo non come un Padre paternalista che ci obbliga alle cose, ma come una Persona che ci insegna la strada giusta.

Dobbiamo arrivare ad essere coscienti, consapevoli, del bene e del male; dobbiamo arrivare ad essere autonomi, legge a noi stessi. Dobbiamo arrivare ad essere in piedi davanti a Dio come fratelli liberi. Questa deve essere la posizione della nostra preghiera: in piedi davanti al Signore come persone libere, proprio perché arrivati ad essere liberi.

La Quaresima ci aiuti in questo cammino in maniera che il Signore possa essere orgoglioso di ciascuno di noi e possa dire: "Questo è veramente un figlio, questo è veramente un fratello libero davanti a Me".

Visitate il sito www.liturgiagiovane.it ed il relativo blog, sul quale è possibile aggiungere i vostri commenti, osservazioni, suggerimenti, proposte.

 

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