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TESTO Davide e Golia

mons. Antonio Riboldi

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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/02/1998)

Vangelo: Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Ogni volta che Sua Santità Giovanni Paolo II affronta un viaggio apostolico - e lo fa perché è suo compito e dovere 'confermare nella fede' tutti i cristiani ovunque questi si trovino, è una missione assegnataGli da Cristo - suscita curiosità e stupore. Da lui ci si attende sempre quella "novità evangelica" destinata a creare 'uomini e donne nuove', come lo esige la stessa dignità di ciascuno di noi e la vocazione a essere degni figli di Dio.

Sa molto bene la lotta gigantesca che ha davanti a Sé. Se prima il gran male che minava l'umanità era il materialismo ateo, che aveva disegnato un "vangelo di felicità" sulla terra senza Dio, ora si oppone il velenoso 'vangelo' di un mondo fatto su misura dell'egoismo nel piacere, in una libertà che il più delle volte è egoismo e trasgressione.

Sono il 'Golia' biblico che alto nella sua statura e forte delle sue armi sfida non solo il bene dell'uomo ma Dio stesso. E il Papa è 'Davide' nella fortezza della sua fede.

Cuba rappresentava nella geografia dell'universo, un piccolo mondo condannato a vivere isolato dal resto del mondo, con un regime che si presentava come una vera e propria religione che mortifica però la vera grandezza dell'uomo. E l'uomo non può mai essere oggetto di alcun regime o ideologia, ma ha il diritto di conoscere e vivere i grandi orizzonti che Dio stesso gli ha donato creandolo a 'sua immagine e somiglianza'.

E' da sempre che Giovanni Paolo II vuole ardentemente raggiungere tutti i punti della terra e quindi tutti gli uomini per fare conoscere loro il Vangelo di Dio, la dignità e vocazione alla gioia del Regno, nella libertà vera, nella verità, nella giustizia e nella solidarietà.

Era logico che il mondo attendesse con ansia come sarebbe finita quella che impropriamente chiamava 'la sfida del secolo'. E tutti abbiamo assistito al fiume di parole e commenti che hanno incorniciato la visita del S. Padre a Cuba. "Sarebbe stato capace il Papa di affrontare 'la realtà castrista cubana'? Sarebbe stata la gente disposta al cambiamento?"

Lo 'scontro' è avvenuto sotto gli occhi del mondo. Potremmo dire Davide e Golia si sono affrontati in campo aperto con la lealtà della verità, con la nudità della carità, con il coraggio del bene.

Davanti a tutti c'era la sorte di un popolo che ha il diritto, come tanti altri popoli, di vivere la sua storia 'sulla misura di Dio'.

Cogliamo alcune delle parole forti pronunciate dal S. Padre: "La via per sconfiggere questi mali non è altro che Gesù Cristo, la sua dottrina, il suo esempio di amore totale che ci salva. Nessuna ideologia può sostituire la sua infinita sapienza ed il suo potere. Per questo è necessario recuperare i valori religiosi nell'ambito familiare e sociale promuovendo la pratica delle virtù che caratterizzano le origini della Nazione Cubana, nel processo di edificazione del suo futuro con tutti e per il bene di tutti".

Commuoveva il profondo rispetto verso le autorità locali, a cominciare dal Presidente Castro, mentre 'il Davide di Dio' parlava con le parole del Signore, che avevano il potere di fare cadere i troppi steccati ideologici nei quali era stato chiuso l'infinito cielo cui sono chiamati gli uomini.

Sembra quasi impossibile che possano avvenire questi 'miracoli della Pentecoste dello Spirito' oggi, quando il mondo si affanna a proclamare che "Dio è morto" e ne è nato un altro "il Dio senza eternità e senza respiro del mondo". Eppure la Pentecoste è avvenuta, stupendo anche i più scettici e dando così un forte richiamo al 'ritorno alle nostre vere origini di gloriosi figli di Dio'.

E' bello che avvenga tutto questo in un momento difficile per tutti in cui affannosamente si cercano 'segni di speranza', quella vera, dono dello Spirito che sa creare un futuro gioioso, come lo esperimentarono gli uomini di Cuba. Credo veramente che i miei amici di Internet, che sono sempre più numerosi, anche loro siano stati illuminati dalla gioia 'di Cuba". Ne abbiamo bisogno.

 

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