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TESTO Commento su Marco 1,40-45

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VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/02/2009)

Vangelo: Mc 1,40-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,40-45

40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

SCHEMA RIASSUNTIVO
Tema: Il peccato è la vera lebbra dell’anima

Obiettivo: Far sì che i miei parrocchiani comprendano che il peccato è la lebbra dell’anima

1. Se vuoi puoi guarirmi

a) Il lebbroso era cosciente dell'incurabilità della malattia. Aveva sentito del potere taumaturgico di Gesù. Egli era la sua unica e ultima possibilità.

b) Ma il peccato nella propria vita è allo stesso modo incurabile, se non siamo toccati dalla mano misericordiosa di Dio: Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo? (cfr. Mc).

2. Il peccato è la lebbra dell'anima

a) Il salmo parla della gioia dell'uomo al quale vengono perdonate le colpe:

I) Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato.
b) Ma ciò esige anche che l'uomo confessi il suo peccato:

I) Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore.

II) Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe».

3. Lo voglio, guarisci!

a) La risposta di Cristo non si fa aspettare: "Lo voglio, guarisci!". Questa è sempre la risposta, quando un uomo si accosta con umiltà a chiedere al Signore quel che desidera nel suo cuore.

b) La grazia e la gioia del perdono, la gioia di essere guarito sono espresse nel salmo:

I) La grazia circonda chi confida nel Signore: gioite nel Signore ed esultate, voi tutti retti di cuore.


LA BIBBIA

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, dice il Signore, ma i malati; io sono venuto a salvare i peccatori» (Mt 9,12- 13).

«Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò» (Mt 11, 28).

«Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come albero piantato lungo l'acqua [...] nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti» (Ger 17, 7-8).


LA CATECHESI E IL MAGISTERO

Nella storia dell'uomo e presente il peccato: sarebbe vano cercare di ignorarlo o di dare altri nomi a questa oscura realtà. Per tentare di comprendere che cosa sia il peccato, si deve innanzi tutto riconoscere il profondo legame dell'uomo con Dio, perché, al di fuori di questo rapporto, il male del peccato non può venire smascherato nella sua vera identità di rifiuto e di opposizione a Dio, mentre continua a gravare sulla vita dell'uomo e sulla storia (CCC, 386).


I PADRI

Cristo, inoltre, non si limita a dire: «Lo voglio: sii mondato», ma stende anche la sua mano e tocca il lebbroso (Mt 8,3). Questa circostanza merita di essere esaminata. Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, aggiunge anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se non per mostrare anche in quest'occasione che egli non è affatto soggetto alla legge, ma che e al di sopra di essa; e, infine, che non c'è niente di impuro per un uomo puro. In un'occasione simile il profeta Eliseo non volle neppure vedere Naaman e, pur sapendo che costui era scandalizzato perché egli non si accostava né lo toccava, per rispettare rigorosamente la legge rimase in casa, limitandosi a mandarlo al Giordano perché si lavasse in quelle acque (cfr. 2Re 5). Il Signore, invece, vuol mostrare che egli guarisce non da servitore, ma da padrone, e perciò tocca il lebbroso. Non è la mano infatti che diventa impura al contatto con la lebbra: al contrario, il corpo lebbroso è purificato dal tocco di quella santa mano. Cristo non è venuto solo per guarire i corpi, ma per condurre le anime alla virtù (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 25, 1 s.).

«Ma va', mostrati ai sacerdoti e presenta l'offerta che Mosè ha prescritto, affinché serva a loro di testimonianza» (Mt 8,4). Per varie ragioni lo manda dai sacerdoti. In primo luogo, per un atto di umiltà, affinché cioè il lebbroso risanato rendesse onore ai sacerdoti: era infatti prescritto dalla legge che coloro che venivano mondati dalla lebbra presentassero un'offerta ai sacerdoti. Poi perché i sacerdoti, vedendo che il lebbroso era stato mondato, potessero credere al Salvatore, oppure si rifiutassero di farlo: se avessero creduto sarebbero stati salvi; se si fossero rifiutati di farlo, la loro colpa sarebbe stata senza attenuanti. E infine perché si rendessero conto che egli non infrangeva affatto la legge, cosa di cui tanto spesso lo accusavano (San Girolamo, Comment. in Matth, 1, 8, 2-4).


PENSIERI E FRASI

Volle anche toccare, per darci un'idea della virtù che è nei sacramenti, nei quali non basta toccare, ci vogliono anche le parole, perché quando si fondono forma e materia, allora nasce il sacramento (Tommaso d'Aquino, In Matth. Ev, 8, 1).


ANEDDOTI

Quando Gandhi andò per la prima volta a Natal (Africa del Sud), entrò a mangiare in un ristorante di seconda categoria. Pagò il conto e disse al cameriere:
- "Grazie per il suo cortese servizio".

- "Signore, — rispose il cameriere — non lo dimenticherò mai. In venticinque anni di servizio, non avevo mai ricevuto una parola di ringraziamento. (Dobbiamo ringraziare Dio per i doni che riceviamo da lui).

Padre Phingham S.J., fece visita ad un convento ad Agram, dove molti anni prima aveva predicato un corso di esercizi spirituali. Una monaca chiese di parlare con lui, e gli disse:

- Reverendo, sono venuta a dirle ancora grazie per i suoi esercizi e in modo particolare per alcune parole, che da allora sono continuamente nei miei pensieri e sulle mie labbra: "Sì, Salvatore, perché così ti do un motivo di gioia". Quanto le sono grata! Le sue parole mi impressionarono profondamente e ancora oggi non hanno perso la loro forza; ho avuto molte sofferenze, ma ogni volta che dico: "Sì, Salvatore, perché così ti do un motivo di gioia", "Voglio far questo e soffrire con piacere", allora ne resto sempre incoraggiata e consolata.

 

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